<<Drosera deriva etimologicamente dal greco e significa letteralmente “coperta di rugiada”>>. Rotundifolia è, invece, un nome latino che richiama la forma delle foglie.
di Aldo Ercoli
Negli acquitrini e nelle torbiere, o nelle località umide montane, si notano le minuscole drosere con le loro foglie a rosetta da cui si innalzano esili fusti fioriti. Le foglie sono ricoperte da tentacoli rossi, sensibili e sottilissimi che terminano con piccole ghiandole vegetali che secernano un succo vischioso, zuccherino, luccicante, invitante …
Il succo ha dato alla pianta il nome popolare di Ros – Solis, la “rugiada del sole”.
Ma può resistere la rugiada ai raggi solari?
E’ una trappola mortale! Gli insetti ingannati da questa visione ne restano invischiati; in seguito i minuscoli tentacoli, si chiudono sulla piccola preda cui viene sottratta l’aria e la luce: si fa notte profonda. Durante la calura estiva la pianta carnivora può catturare migliaia di insetti; questi ultimi vengono digeriti da un’ enzima simile alla pepsina del succo gastrico umano.
Si ritiene che la drosera, con il nutrimento di insetti, compensi la povertà di azoto dei terreni su cui cresce. E’ la lotta per la sopravvivenza: la selezione naturale miete vittime tra le migliaia di incauti insetti attratti dalle goccioline secrete dalla pianta. (A. Ercoli. Clinica Medica in Fitogemmoterapia e Omeopatia. Tecniche Nuove Milano 2002).
La drosera, ci offre un chiaro segnale della natura vegetale, secondo la “dottrina delle signature” elaborata dal grande Paracelso. Il dramma dell’insetto che resta imprigionato nella pianta senza aria ne luce ci deve far riflettere sulle tossi secche, abbaianti, strozzate, pertussoidi, specie dopo la mezzanotte, quando è notte buia.
La pianta intera fiorita, escluse le radici, venne utilizzata nella medicina popolare fin dal XVI secolo nelle bronchiti, nelle tossi asmatiformi, nella pertosse (J.Thallius).Tra i numerosi composti isolati dalla drosera (derivati naftochinonici, flavonoidi, enzimi proteolitici, tannini, olio essenziale ..) nessuno si è rivelato superiore alla “planta tota” nel trattamento della tosse convulsa.
Le ricerche chimiche però hanno individuato nei derivati naftochinonici i responsabili dell’azione spasmolitica sulla muscolatura liscia che rappresenta la più importante attività terapeutica della pianta. Un derivato naftochinonico contenuto nella droga studiato più di recente da Krahl ha dimostrato di possedere, come l’estratto secco di droga, una notevole azione spasmolitica a livello degli anelli tracheali, adrenosimile, confermando l’azione calmante nella tosse.
Forme farmaceutiche e posologia : a parte l’infuso e l’estratto fluido è molto più utilizzata la Drosera T.M. (Tintura madre) 20 – 30 gtt, tre volte al giorno. Tossicologia: a dosi terapeutiche il trattamento, prolungato nel tempo può provocare gastralgia. Va pertanto evitato nell’ulcera gastroduodenale cosi come le somministrazioni lontano dai pasti.
Le indicazioni terapeutiche sono la pertosse, la tosse spasmodica secca, la bronchite asmatiforme. Un’ultima nota non può non riguardare l’Omeopatia: << una tosse secca, spasmodica, con accessi cosi ravvicinati fa rendere difficoltosa la respirazione, con gastralgie riflesse (nausea e vomito); una tosse che insorge al buio, dopo mezzanotte, aggravata dal caldo è proprio il quadro della pertosse, talmente tipico che Hanheman (padre dell’Omeopatia n.d.r.) nella Materia Medica Pura raccomandava una singola dose di Drosera alla 30° potenza (30 CH, tubo dose) in quanto sufficiente a guarire completamente la pertosse epidemica>> (A. Ercoli op. cit.). In tanti anni di pratica in Medicina Naturale ho prescritto sia la T.M. fitoterapica che le dosi omeopatiche. Quest’ultime quando il paziente, restando senza fiato per la tosse spasmodica ripetuta, emetteva il classico “richiamo del gallo” della pertosse, specie dopo mezzanotte quando la tosse risvegliava il malato, specie bambini dal sonno notturno.
Dottor Professor
Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali,Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.