DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA E DOLORE AL PIEDE

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Quanto è importante un’accurata anamnesi seguita da un certosino esame obiettivo in un paziente che accusi dolore al piede? 

cancro
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Queste le prime domande del medico al paziente. Poi viene l’esame obiettivo per osservare la conformazione del piede, se è normale oppure se vi sono tumefazioni che lo deformano. L’esame dei vasi è corretto oppure assente? La ricerca delle pulsazioni è alla portata di ogni sanitario, cosi come la sensibilità al tatto o con un semplice spillo annesso al martelletto. Mi domando quanti utilizzano questo famoso martelletto con cui si studiano i riflessi tendinei. Perché, mi chiedo ancora, tutto ciò è divenuto pertinenza esclusiva dello specialista ortopedico?
Certo un esame radiografico del piede è indispensabile, cosi come gli esami di laboratorio routinari (almeno “in prima battuta”).
Perché non aggiungere allora anche una valutazione dei muscoli del piede e del polpaccio confrontandolo con l’arto controlaterale?
Poi, se necessario chiediamo un esame elettrofisiologico . Quello che è basilare è un orientamento diagnostico, magari solo in prima istanza, al fine di facilitare una diagnosi differenziale. Quella mano del medico sul piede ne avverte il calore. Quell’occhio clinico che mette in evidenza un eventuale stato edematoso (piede gonfio); delle discromie cutanee, il decorso anomalo dei vasi superficiali. Un edema e le discromie (pigmentazioni della pelle ) devono far pensare ad un trauma chiuso del sistema vascolare. Del resto il trauma resta l’eziologia più frequente in questa patologia.

Ritorniamo sull’ anamnestico. Domande queste che sovente ci riferisce ancor prima il paziente infortunato. Il meccanismo lesivo deve in ogni caso spiegarci come è avvenuto il trauma. La radiografia è basilare per escludere un’eventuale frattura.
E se questa è assente, se si tratta invece di una distrazione dolorosa, come comportarci?
Riposo assoluto, bendaggio, applicazioni di “pezze fredde” antinfiammatori (FANS) questa la proceduta tradizionale. Chi parla invece “due lingue” ricorre ai rimedi omeopatici che ho personalmente praticato per tanti anni. Ci potete credere oppure no, a me non interessa. Per me contano i risultati positivi, lo stato di benessere, la constatazione che il paziente torni a camminare come prima. Utilizzo l’Arnica dose unica globuli in alta diluizione (30 ch) la sera una sola volta. Poi domando se la caviglia sta meglio a riposo o dopo lieve sforzo, se migliora con il freddo o con il caldo. Nella stragrande maggioranza dei casi il paziente mi riferisce che sta meglio a riposo e con applicazioni locali fredde. Somministro allora Apis 5 ch granuli due volte al giorno (ore 7, ore 15) alternato con Bryonia (alla stessa diluizione granuli sempre due volte al giorno, ore 11, ore 19) Per altri tre giorni. Successivamente chiedo all’infortunato se sta peggio dopo il primo movimento ma poi migliora con il cammino oppure se sta subito meglio con il movimento . Nel primo caso ricorro a Rhus Toxicodendron, sempre in bassa diluizione 5 ch (3-5 granuli, due volte al giorno). Nel secondo caso ricorro a Ruta graveolens (stessa diluizione e dosaggio) perché mi facilità la funzionalità legamentosa.

Magia? Esotirsmo? La mia esperienza riguarda centinaia di casi. Ruta mi è utile non solo nelle distorsioni ma anche nelle lievi lombalgie dopo sforzi ripetuti, nelle cisti del polso, persino nei disturbi visivi conseguenti ad un uso prolungato della vista (es. computer). Rhus tox, migliora con il caldo secco, il massaggio e la frizione delle parti dolorose delle ossa. Bryonia peggiora sempre al minimo movimento, migliora con il riposo assoluto ha una lateralità destra. Sia chiaro però che “parlando due lingue” non dobbiamo dimenticarci dei fattori sistemici che riguardano il dolore al piede che provocano conseguenze più frequenti ed invalidanti. Coinvolgono i sistemi, osteo – articolari, vascolari e nervosi.

Numerose sono le cause reumatologiche (es. artrite reumatoide, gotta).. Come non pensare poi, in un dolore acuto del piede, ad un’embolia arteriosa (assenza dei polsi)? Oppure ad un vasospasmo (es. Morbo di Raynaud)? La prognosi è ben diversa. Il dolore neurogeno attorno alle dita è assai frequente e può essere causato dal neuroma di Norton. Il dolore della porzione mediale della pianta del calcagno è provocata da una neuropatia del tunnel carpale e può simulare altre patologie. Un’ultima nota merita il diabete mellito. Causa una neuropatia periferica con dolore urente, bruciante, specie quando non è sotto carico.

BIBLIOGRAFIA
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