In un articolo precedente ho parlato dell’autoinganno e in un altro del vampirismo psicologico; il concetto di dissonanza cognitiva è legato a questi fenomeni. La dissonanza cognitiva, si ha quando in una persona, durante un’esperienza di vita qualsiasi, emergono delle valutazioni personali in netto contrasto tra di loro. Un classico esempio è la favola “La volpe e l’uva” dove la volpe dice che l’uva è acerba; la verità è che la volpe non riesce a prendere l’uva ed essendone consapevole, “si mente” che l’oggetto del desiderio (l’uva) è difettato. Quando questo “movimento cognitivo” è ripetuto il risultato più evidente è l’autoinganno. Ciò porta confusione perché la persona che si autoinganna ha difficoltà a distinguere ciò che pensa veramente da ciò che si racconta. Questo meccanismo si evidenzia soprattutto nelle relazioni tossiche (con un narcisista patologico, con vampiro psicologico o con la dipendenza affettiva). Facciamo un esempio: “A” e “B” hanno una relazione; “A” è consapevole che la relazione le fa male (è tossica) e che dovrebbe interromperla al più presto. Anche tutte le sue più care amicizie le danno questo consiglio. Cosa succede in “A”? 1) “A” inizia a giustificare i comportamenti di “B” come il risultato del suo vissuto doloroso o come risposte alle sue (di “A”) mancanze; 2) “A” evidenzia i momenti in cui con “B” succedono delle cose meravigliose (sesso eccellente, momenti di grande fusione, momenti in cui “B” è dolce ed affettuoso, ecc.); 3- “A” inizia ad ipotizzare spiegazioni o motivazioni che non hanno mai un riscontro effettivo con “B” (“magari è andato male qualcosa al lavoro/avrà litigato con i suoi famigliari”, ecc).; 4- “A” inizia a modellarsi sulle richieste e sui comportamenti di “B” mettendosi da parte. Nel frattempo la relazione continua e si sviluppa. Cosa succede, intanto, con “B”? 1)“B” sminuisce, svaluta “A”; 2- “B” incolpa sempre “A” dei propri comportamenti e delle proprie reazioni oppure fa la vittima; 3- (contemporaneamente ma in pochissimi momenti) “B” fa sentire “A” al top, amato e desiderato. Nella relazione tossica vige anche un altro elemento: la “comunicazione ambigua”, una comunicazione che sconferma e conferma contemporaneamente. “A”, quindi, va in continua confusione perché passa “dalle stelle alle stalle” e nelle stalle ci sta parecchio tempo. “A” sa che questa relazione la sta distruggendo ma, contemporaneamente, trova delle motivazioni o delle giustificazioni che la rendono più accettabile (sa la racconta). In più, “A” crede di non riuscire a sostenere il dolore della separazione che considera più forte e meno sopportabile del dolore che prova ora. Quando “A” è al limite, inizia un percorso di psicoterapia; alla domanda “cosa consiglierebbe ad una sua amica che sta vivendo una relazione tipo quella che mi sta descrivendo?”, “A” risponde “consiglierei di lasciare perdere subito”. Attraverso la dissonanza cognitiva “A” adatta il rapporto alle sue aspettative pur sapendo che questo rapporto non avrà sviluppi costruttivi (cerca di far quadrare il cerchio, ma si può???). Un altro momento in cui emerge la dissonanza cognitiva è quando “A” non riesce a darsi pace per essere stata/o lasciata/o da “B”: continua a fare un racconto di una relazione perfetta, gratificante e costruttiva e di essere stata/o colta di sorpresa alla notizia dell’interruzione. Qui emerge la “negazione”, un meccanismo di difesa attraverso cui “A” minimizza, nasconde ed omette una realtà che le dà sofferenza.
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
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Cell. 338/344040505