In tutto il quartiere, nonostante il regolare esercizio del diritto di prelazione manifestato nel lontano 2001 dagli inquilini, solo tre edifici non hanno goduto della vendita agevolata
di A.S.
Gli inquilini “le nostre tre palazzine oggi fanno gola a molti colossi, tutti grandi investitori, e l’INPS non vuole rinunciare a far cassa. Così noi quattro gatti siamo rimasti col cerino in mano a combattere contro poteri molto più forti di noi. Il risultato? Appartamenti fatiscenti venduti a prezzi anche superiori al mercato”.
É uno strano caso quello di Viale del Vignola 88, del 111 e di Via Luca Signorelli 6 : un centinaio di famiglie da vent’anni grida all’ingiustizia. Gli inquilini mostrano le raccomandate con cui nel 2001 esercitarono il diritto di prelazione all’acquisto. “Nero su bianco, con tanto di ricevuta di ritorno, accettammo di acquistare le case in cui viviamo alle cifre (in lire, N.d.R) che l’Ente ex INPDAI propose a tutti i locatari del quartiere”. Ai tempi, numerosi furono gli immobili dismessi nella zona, talvolta in palazzi prestigiosi tutti porfido e cancelli in ferro battuto, e la maggioranza riuscì ad acquistare a condizioni vantaggiose. Tanti divennero proprietari, fuorchè gli affittuari dello sfortunato triangolo di edifici del Vignola, costruiti secondo i dettami dell’edilizia popolare.
Mentre le compravendite venivano portate a compimento, a Roma una manovra fiscale appoggiata dal governo Berlusconi fece lievitare la classe di accatastamento degli edifici: quella del quartiere passò da A2 ad A1, col valore “del pregio”. A quel punto l’INPS letteralmente “cambiò idea” venendo meno al perfezionamento della dismissione, nonostante la classificazione “Tremonti ” fosse postuma al regolare esercizio della volontà di acquisto da parte degli inquilini, alcuni dei quali mostrano addirittura gli assegni di caparra restituiti al mittente.
Dopo vent’anni vissuti sospesi tra ricorsi e sentenze, un anno fa l’INPS ha rotto un lunghissimo silenzio, riproponendo in vendita gli stessi immobili del 2001 a prezzi da brivido, nonostante sempre nel 2018 i tecnici indipendenti dell’Agenzia delle Territorio abbiano certificato per primi l’evidente “stato di degrado” e le carenze degli stabili, oltre alla loro decadenza anche ai fini statici, al punto tale da far ricadere le quotazioni degli appartamenti al di sotto dei valori indicati dalla forbice OMI (Osservatorio Immobiliare Italiano).
Spanciamenti delle facciate visibili a occhio nudo dalla strada, profonde crepe sui muri interni, bagni inagibili, impianti elettrici e idrici risalenti agli anni ’30 e mai messi a norma. Le tubature della colonna centrale sono dei colabrodo che fanno acqua da tutte le parti rendendo insalubri gli ambienti domestici. Per le scale e sui pianerottoli l’intonaco annerito dagli anni cade letteralmente a pezzi. Gli immobili non sono stati neppure adeguati alla obbligatoria normativa antincendio, e di antiscivolo sulle scale neppure a parlarne.
Esplode la rabbia: “Lo scriva che vogliamo vederci chiaro. Che vogliamo le stesse condizioni che furono applicate gli altri inquilini della zona. Chiediamo ai giudici di venirci a trovare di persona nel prestigioso quartiere Flaminio: venite nelle nostre case a vedere in che condizioni viviamo! Provate a trovare anche uno solo dei criteri del pregio di cui si parla! La cosa più incredibile è che i pochi di noi che tra mille sacrifici sono riusciti a pagarsi qualche lavoro di miglioria in casa, si sono visti aumentare ulteriormente il prezzo già alle stelle perchè l’appartamento si presentava meno peggio degli altri!” . Eppure, lo scorso luglio i periti nominati dall’INPS hanno definito ancora una volta il valore degli immobili come congruo.
Il Sindacato ANIA ha accettato di scendere in campo al fianco degli inquilini di cui ritengono gravemente lesi i diritti, molti dei quali nati e invecchiati al Flaminio, ponendo in essere un’azione legale a loro tutela. Il vicesegretario nazionale dell’ANIA dichiara “in quelle case vivono, tra gli altri, numerosi ultraottantenni con patologie certificate, ironia della sorte, proprio dall’INPS. Abbiamo chiesto l’intervento delle istituzioni su questa vicenda, ivi compresa la prevista convocazione degli organi preposti al tavolo delle trattative, chiamando anche a intervenire qualche mese fa quel che allora era il Ministro delle infrastrutture Toninelli. In spregio a tale convocazione, tutti hanno continuato e continuano a tacere. Questo ci fa capire che abbiamo colpito nel segno: continueremo nella nostra azione senza farci intimidire”.