UNA COMPAGNIA AEREA CESSA L’ATTIVITÀ: A UN PILOTA COSA RESTA DI FARE? LAVORATORI SENZA FUTURO.
A 74 anni dal primo volo, era il 5 maggio 1947, Alitalia ha chiuso ufficialmente i battenti il 14 ottobre 2021 con un volo Cagliari-Roma lasciando il posto all’azienda ITA, che parte con un nome simile e dalla flotta alleggerita. Compreso il personale sia in volo che a terra, impegnato nei giorni precedenti all’addio in mobilitazioni sindacali.
Giorni intensi anche per il personale che ha scelto la nuova compagnia aerea, alle prese con la formazione professionale presso la nuova azienda ma non solo. Alitalia ha previsto per loro una penale per mancato preavviso. Nulla di insolito in termini contrattuali: “se un dipendente decide di rassegnare le dimissioni senza concedere all’azienda il periodo di preavviso stabilito dal contratto collettivo, il datore di lavoro è legittimato a trattenergli dalla busta paga un importo pari alla retribuzione che gli sarebbe spettata se il suddetto periodo fosse stato regolarmente lavorato”.
Ma nel caso Alitalia la prassi sorprende e non poco. Procedura legittima ma ritenuta poco opportuna date le circostanze: in poco tempo i dipendenti dovevano accettare o meno l’offerta ricevuta da ITA e presentare le dimissioni ad un’azienda di fatto chiusa, ma esistente giuridicamente. Oppure rimanere dipendenti Alitalia in cassa integrazione e muoversi per vie legali. Chi ha colto l’opportunità lavorativa vuoi per leggerezza, troppa fiducia o perché poco assistito, ha ricevuto una penalità. “Non si ferma la follia che da troppo tempo investe i dipendenti ex Alitalia – ha dichiarato il 21 ottobre il deputato di Fratelli d’Italia Marco Silvestroni – “Oggi, infatti, emerge un’altra beffa per i 420 piloti e 775 assistenti di volo costretti a transitare in ITA per poter lavorare […]. “Il ministro dell’Economia che detiene il 100% di ITA prenda in mano la situazione e intervenga subito a tutela dei lavoratori e di migliaia di famiglie che, oltre al danno dei nuovi contratti al ribasso, rischiano anche la beffa”.
“L’azienda ha semplicemente applicato il contratto, i dipendenti coinvolti, si sarebbero dovuti informarsi prima di firmare” è il commento intransigente di chi non ha intrapreso la stessa via. Sui social il dibattito è acceso. “Non si può pensare di passare da un’azienda ad un’altra, senza pensare di non ricevere il conto” – commenta un lavoratore. “Dovrei dare il preavviso per una posizione lavorativa per la quale è stata chiesta la cassa integrazione? ” domanda stupito un altro. “Ma le trattenute per mancato preavviso sono legittime quanto prevedibili – interviene un terzo – per il quale sarebbe stato un comportamento saggio rifiutare l’offerta di ITA, come lui stesso ha fatto. “Se nessuno avesse accettato – conclude – forse ITA non partiva, non con le pessime condizioni proposte”. Non sono pochi i lavoratori ad aver rifiutato l’offerta, neanche coloro che rimproverano all’azienda la poca galanteria dimostrata nel non aver ricordato, in un momento così concitato, la procedura corretta. “Hanno messo i lavoratori con le spalle al muro, uno scandalo. Ma la procedura è corretta – conclude deluso un pilota – “Hanno praticamente ricattato i dipendenti dimissionari, costretti a rinunciare ad ogni possibile azione di rivalsa” è l’amara conclusione di lavoratori senza un futuro.
Le hostess invece mercoledì scorso a Roma si sono spogliate degli abiti di lavoro e sono rimaste in sottoveste in una protesta dolorosa come il fallimento della società. “La solidarietà – hanno spiegato in Tv – va a tutti i nostri colleghi che hanno chiamato in ITA e che sono stati costretti a firmare un contratto aziendale umiliante e mortificante”.
La compagnia di bandiera è oramai storia ma tanti ancora i nodi da sciogliere, dal buco nero dei conti lasciati da Alitalia (11 miliardi in 20 anni) al destino dei lavoratori dell’ex compagnia, fino al nodo rimborsi dei possessori di voucher e biglietti Alitalia per date successive al 15 ottobre. Per loro è previsto un fondo da 100 milioni di euro istituito dal Governo, che però “rischia di risultare insufficiente”, lamenta Assoutenti, associazione dei consumatori specializzata nel settore dei trasporti. Mentre il Codacons ricorda: “Alitalia in 47 anni è costata circa 500 euro a famiglia, in media 216 euro a cittadino, neonati compresi”.