UNA COSTRUZIONE RURALE DELL’AGRO ROMANO RIPORTATA IN VITA. SIN DAI PRIMI INTERVENTI, L’ABITAZIONE SI FA CALDA E ACCOGLIENTE.
Il tralcio di vite antica risorto al centro del giardino è il segno tangibile di quanto ridare vita ad un luogo, inondandolo di cure, sia una scelta vincente. Tolta la sterpaglia, i rifiuti e le ragnatele accumulate nel tempo, la terra ripaga con i suoi frutti, tra l’altro di ottima qualità, dice Elisa Maria Fiocca, che nel lontano 1998 decise di acquisire dalle Ferrovie dello Stato la ex casa cantoniera di Palo oggi inserita tra le dimore storiche del Lazio.
L’immobile è situato su una vasta area agricola al confine tra il territorio comunale di Fiumicino e quello di Ladispoli. L’accesso alla proprietà, sia pedonale che carrabile, è possibile unicamente dall’abitato di Marina di San Nicola. Un raro muro a secco, uno dei pochi sopravvissuti delimita la proprietà. Ristrutturato ma non snaturato, lo stabile ha mantenuto l’antica struttura ottocentesca, ancora apprezzabile nel piano terreno e nella scala voltata a botte che porta al piano superiore. “Abitavo a Roma, desideravo una casa nel verde quando durante un viaggio in treno sulla rivista delle ferrovie lessi di alcune case cantoniere disponibili. Questa di Palo era ridotta male ma compresi subito che ne sarebbe valsa la pena. Sono sempre più convinta dell’importante funzione sociale del luogo, della mia continua ricerca su chi lavorava e viveva in questo luogo, le colture del tempo, le attuali peculiarità del territorio“.
La vita di un casellante e della sua famiglia nel XIX secolo
La si scopre facilmente grazie agli accessori sopravvissuti: il forno e il pozzo. In questa casa vivevano due ferrovieri con le loro famiglie, “la sovrintendenza ha voluto mettere il vincolo proprio per evidenziare che nel 1800 la Ferrovia, dava ai suoi dipendenti tutto ciò che era necessario per vivere dignitosamente, una casa provvista di tutti i confort del tempo”. Un esempio la casetta-forno davanti all’uscio dove riporre la legna, tutti gli attrezzi necessari e cucinare comodamente.
Alberi da frutto, ulivi e tralci d’uva, piante aromatiche adornano il giardino arricchito dalla presenza del pozzo romano con annesse vasche per gli animali. Dal lato opposto le rotaie regalano una nota poetica all’ambiente. Non infastidisce il passaggio del treno che rompe il silenzio, si apprezza. Grazie al costante lavoro delle ferrovie Ladispoli è la cittadina di oggi, l’evoluzione dell’azienda ha cambiato volto al territorio. I profumi che si respirano unitamente alla semplicità dell’insieme rendono la dimora un luogo piacevole e distensivo. Un esempio di tradizione popolare che merita di essere conservata e tutelata.
I primi a sorprendersi sono stati i vicini di casa, non avevano idea di quanto nascondesse la vegetazione incolta: un rudere senza il tetto, scoperchiato dalla tromba d’aria del 1960, come avvenne nel 1992 alla chiesa di Palo. Motivo per il quale i due ferrovieri andarono a vivere altrove, una famiglia acquistò un appartamento a Ladispoli, dell’altra si sono perse le tracce. “Ho conosciuto la signora Stefania Cannuti – racconta Elisa – venne in visita portando le fotografie scattate in occasione della sua prima comunione qui in giardino”.
Dimore storiche: una filosofia di vita
Problemi tecnici non sono mancati: i tombini che scoppiano alla prima pioggia ed il limite posto sulla via d’accesso alla proprietà. Su via del Sole infatti è stato installato un cancello oltre il quale vi è la strada che conduce all’ex casa cantoniera. La via, che costeggia le rotaie, è stata arricchita dai residenti con piante, tavoli e barbecue quasi un’estensione dei loro giardini.
“L’autorizzazione all’accesso su via del Sole mi fu data dall’allora sindaco Paliotta, d’altronde il precedente ingresso, presumibilmente su via del Sagittario, non esiste più almeno dal ’90, anno di costruzione delle villette attuali. La corrente è arrivata nell’agosto del 2007, il consorzio ha ostacolato persino l’allaccio delle utenze“.
L’aver chiuso la strada con un cancello limita la fruizione del verde pubblico agli abitanti di San Nicola così come la conoscenza della mia dimora, che rappresenta un pezzo di storia del territorio che ho voglia invece di diffondere – confida Elisa – che crede fermamente nell’importanza di recuperare e mantenere memoria del passato.
Attraverso il cinema la città di Ladispoli ha vissuto attimi di celebrità, ma cosa è restato alla cittadinanza? “Sono gli imprenditori locali motore dello sviluppo della città. Mi sono occupata della valorizzazione dei prodotti tipici locali in altri luoghi d’Italia, intendo proseguire nel Lazio partendo dalla storia, che tutto insegna“.
Per questo motivo Elisa Maria apre le porte di casa ai cittadini per visite nella tenuta, attraverso progetti volti alla condivisione dell’aria pulita, del silenzio e dello spazio ampio, della conoscenza acquisita. Per questo chiudere la via con un cancello è considerata una scelta scorretta.
di Barbara Pignataro