DANTE SECONDO AVATI

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Dante

Arriva in sala il film del cineasta bolognese “Dante”, che racconta l’umanità e il dolore del padre della lingua italiana insieme al genio della sua opera, rivisitando la prima biografia scritta da Boccaccio trent’anni dopo la sua morte.

di Barbara Civinini

Dante

L’appassionato regista bolognese, con il suo film “Dante”, di cui firma anche la sceneggiatura, racconta il vate attraverso la prima biografia, scritta postuma da Giovanni Boccaccio, il “Trattatello in Laude di Dante”.

 

Così come Virgilio nella sua Commedia divina presentava il poeta alle porte del Purgatorio come colui che “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”, Avati lo propone agli spettatori come un uomo piegato dal dolore per la perdita del suo grande amore, Beatrice (Carlotta Gamba), e per il lungo esilio da Firenze, che per i suoi trascorsi politici lo aveva allontanato per sempre.

Carlotta Gamba nei panni di Beatrice Portinari, in primo piano – 01 Distribution

Il viaggio nel tempo comincia a ritroso, dalla sua morte, avvenuta da esule mentre era ospite di Guido Novello da Polenta, podestà della città di Ravenna, dove riposa ancora oggi. Gli ultimi venti anni del poeta furono terribili e nel 1350 Boccaccio – interpretato da uno straordinario Sergio Castellitto – fu incaricato di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico a Suor Beatrice, figlia di Alighieri, monaca a Ravenna nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi. I dieci fiorini sarebbero stati il risarcimento simbolico per la confisca dei beni e per la condanna a essere arso vivo e decapitato decretata ormai quasi mezzo secolo prima dal comune fiorentino.

Una scena del film – 01 Distribution

Contro quella parte del mondo ecclesiale che considera la Commedia opera diabolica, l’autore del “Decameron” accetta il mandato nella convinzione di poter svolgere un’indagine che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le ingiustizie patite. E’stata proprio questa missione, appresa per caso, ad accendere nel regista la voglia di ricostruire la storia dell’uomo, da cui ha tratto anche un romanzo “L’alta fantasia”, edito da Solferino.

Dante
Alessandro Sperduti interpreta il poeta da giovane – 01 Distribution

Ma l’interesse per il padre della nostra lingua era nato ancora prima, afferma Avati, dalla lettura di cronisti del suo tempo e di tanti saggi e biografie accademiche e non. Furono quelle letture a convincermi di come fosse lasciata sul fondo, sfocatissima, la sua umanità, dice. E poi “La Vita Nova”, scritta dopo la morte del suo grande amore, Beatrice Portinari, gli ha svelato tutta l’intensità della sua poesia e delle sue emozioni.

Carlotta Gamba interpreta Beatrice – 01 Distribution

Una poesia, dice il regista, che affonda le sue radici nella sublimazione del dolore: la perdita della madre nella sua infanzia, la morte di Beatrice nella sua giovinezza, la condanna all’esilio del migliore dei suoi amici, nell’età adulta, l’ingiusta dannazione, estesa ai suoi figli, nella maturità. Insomma una parabola, secondo il cineasta bolognese, che conferma quanto il dolore promuova l’essere umano a una più alta conoscenza.

Sergio Castellitto con il regista Pupi Avati durante le riprese – 01 Distribution

Secondo l’accademico Giulio Ferroni il film è un’eccezionale esperienza visiva, sentimentale e intellettuale. Il poeta da giovane è interpretato da Alessandro Sperduti, mentre il ruolo da anziano è affidato a Giulio Pizzinari. La pellicola è prodotta da DueA Film e MG Production insieme a Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura.