DALLO SGOMBERO DI LADISPOLI ALLE GROTTE DI MADDALENA

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Ladispoli

Ladispoli venne alla luce nel 1888, alcuni anni dopo i furtivi incontri amorosi tra Gabriele D’Annunzio e Barbara Leoni nella piccola stazione di Palo laziale.

di Aldo Ercoli

Nel 1943 c’era la guerra qui da noi. Le truppe americane stavano per sbarcare sul litorale tirrenico. Dove? I tedeschi pensarono alla zona poco a nord di Roma, in particolare Ladispoli. Agli abitanti (pescatori, agricoltori, pastori …) fu ordinato di abbandonare l’allora piccola cittadina marina. Fu cosi con ”la morte nel cuore” che lasciarono incustodite le loro povere case con la speranza un giorno di ritrovarle, di tornare. Fu il periodo più triste della giovane storia di Ladispoli, figlia di profughi del borgo di Palo, “appiccicato” all’imponente castello Odescalchi (già Orsini).

Ladispoli venne alla luce nel 1888, alcuni anni dopo i furtivi incontri amorosi tra Gabriele D’Annunzio e Barbara Leoni nella piccola stazione di Palo laziale. E’ mio, quello del 1986, il primo libro che racconta la sua storia. “Ladispoli centenaria” ora è introvabile e molto ricercato dai bibliofili. Nemmeno io ne posseggo più una copia. Lo scrissi quando ero presidente della locale Pro Loco. Bando ai ricordi. Torniamo indietro nel tempo, a quell’amaro esodo del 1943. Le case resteranno tutte vuote, fantasmi sparsi nel verde, tra gli oleandri profumati dalla salsedine marina, le tamerici “salmastre e arse” di dannunziana memoria ed i canneti lungo i fossi Sanguinara e Vaccina.
Dove si rifugiarono gli abitanti? I più fortunati furono ospitati da parenti romani. I più si dispersero, come un gregge senza pastore nella tempesta, nelle campagne di Cerveteri. Procoio di Ceri, il Casalone … tutta la zona alle spalle della statale Aurelia, dai Monteroni all’attuale Valcanneto a sud; dalla Settevene Palo che porta a Bracciano a via Doganale a nord. In via San Paolo raggiunta direttamente dal Boietto ho, sin dagli anni 90, visitato quelle che si chiamavano, per l’omonimo rustico ristorante, le “Grotte di Maddalena”. Sono sceso nelle loro viscere per ritrovare, in quelle cavernicole dimore, le loro abitudini di vita. In una delle due foto che vi mostro si vedono i resti di un artigianale forno scavato nella pietra. Vivevano e mangiavano li come ai primordi dell’antichità. Nell’altra foto, una delle tonte tombe etrusche ritornate in vita perché abitate dagli esiliati. Grandissima fu l’umanità del dottor Luigi De Michelis (il nipote porta lo stesso nome), il padre di Carlo, proprietario dell’omonima farmacia ladispolana. Con la sua bici il farmacista più famoso di sempre regalava cibo e medicine ai tanti sparsi profughi. Alle “Grotte”, al “Casalone” … ovunque lo aspettavano e lo accoglievano come il loro benefattore.