Dalle locuste ai suv in terra cervetrana

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© Fruttarolo porta a porta

di Angelo Alfani

Nel libro “Origine e propagazione delle locuste e loro estirpazione dato alla stampa nel 1816, l’autore il Cav. Luigi Doria, membro di alcune società agronomiche d’oltremonti, e delle più illustri d’Italia, annovera le terre cervetrane come soggette alle invasioni dei malefici insetti che, a partire dal 1807, infestarono la campagna romana.

Scrive il Doria: Decorreva già il sesto lustro dal doloroso tempo della ultima occupazione delle locuste, allorché, al nascere dell’anno1807, in piccole parti delle campagne di Marino apparvero alcune locuste, che, fattesi adulte, si dilatarono. Ma pel straordinario errore degli affittuari delle Tenute, non fu curata la perniciosa loro primaria esistenza”.

Nel successivo anno 1808, con la rapidità con cui il fuoco corre pe’ li campi mezzo abbandonati, quelle, moltiplicatesi, occuparono tutti i territori a sud e a nord del grande Fiume, non lasciando esente niun luogo. Ben ventidue Comuni risultarono infettati.

Oltre alla mancanza di memoria degli uomini, tra le cause principali di così rapida propagazione, Luigi Doria individua l’annientamento di ogni specie di gallinacei e soprattutto la totale mattanza delle allodole, insaziabili divoratrice delle uova di ogni tipo di insetto.

Nell’elenco delle denunzie delle infezioni dei terreni, pervenuto all’Ufficio della Commissione costituita per raccogliere dati e dare indicazioni per la estirpazione delle cavallette, sono ascritte: Campo di mare, Monteroni, Procojo, Valle Luterana, Castel Giuliano, Monte Tosto, Quarto di Casale nuovo (Pallavicini), quarto di mezzo (Rospigliosi), quarto di Monte Abbatone e Banditaccia.

La Commissione predispose tutta una serie di iniziative per debellare il flagello: dall’utilizzo del fuoco a quello delle tende che, comunque, non avevano niuna capacità risolutiva a fronte della possibilità di spostarsi delle cavallette in volo e della loro strabiliante quantità di uova che lasciavano sui campi testé conquistati.

Ancora più rudimentale fu l’utilizzare uomini e donne che battevano con frasche le immense distese per scacciare gli insetti e farli precipitare in fosse larghe e profonde.

Vennero perfino prese in affitto grandi mandrie degli Animali Neri dalla vicina Bracciano, inviate alla pastura nelle Tenute cervetrane.

Come estrema ratio, con Decreto del 14 Settembre 1811, venne stabilito che chiunque avrà raccolto negli appezzamenti lavorati le ovaja delle locuste, o i cosiddetti gusci, potrà recarsi nelle ricevitorie predisposte per conseguire il premio di scudi cinquanta per cadauno rubbio di detta raccolta, sgombro però di terra,o di altra materia, o particelle estranee”.

Come Ricevitore delle Tenute di Cerveteri venne scelto il Sig. Vincenzo Calzaroni, mercante di campagna ed affittuario di molte tenute di don Francesco Ruspoli.

Per giornate lunghe una quaresima si videro decine di famiglie, con prole al seguito, attraversare gli interminabili campi riempiendo canestri di uova.

Un lavoro socialmente utile a fronte di un sussidio per sopravvivere.

Con l’avvento della Riforma agraria, gli stessi campi vedevano contadini chini sulle vanghe, aiutati da rari trattori. Per le strade bianche e le carrareccie, faticosamente si spingevano biciclette e lambrette, e furgoncini facevano il porta a porta, nelle case ancora fresche di calce, di frutta, varecchina, saponette e scope di saggina.

Da circa quattro lustri le medesime terre sono attraversate da suv, le colline scucuzzate da ville con aquilotti in gesso, e manca poco che migliaia di automobili scalderanno asfalto per raggiungere Centri commerciali da cui gli umani usciranno puliti come n’osso de brugnola, e carri funebri costringeranno a passo de lumaca ed a toccarsi le parti basse.