DALLA REGIONE TOSCANA PARTE LO STUDIO SULL’ELETTROSMOG, MA C’È POCO DA ESULTARE

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blitz estivo elettrosmog

LA RICERCA SI FOCALIZZERÀ SOPRATTUTTO SU TUMORI INFANTILI, LEUCEMIE, LINFOMI NON-HODGKIN, ABORTI SPONTANEI, MA IL RISCHIO FREGATURA È DIETRO L’ANGOLO: È COME CHIEDERE ALL’OSTE SE IL VINO È BUONO.

di Maurizio Martucci

Non si verificava dai tempi di Radio Vaticana, era la fine degli anni ’90 del secolo scorso quando con lo studio Marconi commissionato dalla Regione Lazio, nell’area a nord di Roma vennero certificate oltre 200 vittime (per lo più bambini) causate dell’elettrosmog.

Adesso tocca alla Regione Toscana e anche stavolta focus privilegiato sui minori, le fasce più deboli e più esposte ai campi elettromagnetici artificiali. Stanziati 222.720 euro con una delibera di giunta a firma degli assessori Monia Monni (ambiente) e Simone Bezzini (sanità): dotatati di nuovi strumenti, l’Argenzia Regionale per la Protezione Ambientale Toscana (ARPAT) si occuperà del rilevamento e della misurazione delle radiofrequenze, mentre l’Agenzia Regionale di Sanitaria (ARS) dell’indagine epidemiologica sulla salute dei cittadini irraggiati da 5G e non solo. Previsti risultati finali entro il 2026.

L’obiettivo, si legge nella delibera ripresa in esclusiva dal quotidiano Il Tirreno, è disporre anche di analisi di controllo e «focalizzerà sui casi di tumori infantili, tra cui le leucemie, i tumori del sistema nervoso centrale, i linfomi non-Hodgkin, casi di aborto spontaneo ed altri esiti sanitari che emergeranno da una valutazione più accurata della letteratura disponibile».

L’ARS lavorerà “sulla base della scarsa letteratura scientifica disponibile si prevede di focalizzare l’attenzione sulla popolazione infantile, in quanto più suscettibile agli effetti dell’inquinamento da campi elettromagnetici», l’auspicio è che quindi la Toscana possa realmente avvalorare una ricerca seria e non conflitta da interessi con la lobby delle telecomunicazioni, poggiandosi su tutta la letteratura biomedica disponibile, quindi anche quella che evidenzia i gravi pericoli da elettrosmog, e non solo su quella negazionista del danno come purtroppo dall’OMS in giù – passando per Europa e la controversa sigla INCIRP – fanno un po’ tutti, sminuendo così i pericoli. Governo compreso.

Come scrive Il Tirreno, diverso ma complementare invece il compito affidato all’ARPAT: “ha cinque obiettivi:

1) analizzare limiti e scenari di sviluppo della rete 5G in Toscana;

2) elaborare un modello matematico che consenta la previsione su scala urbana dei livelli di esposizione presenti nei sei capoluoghi selezionati a partire da impianti già autorizzati;

3) misurare le esposizioni con le tre centraline già in dotazione e acquistarne altre per coprire tutte le aree urbane oggetto di studio;

4) svolgere controlli sugli impianti 5G esistenti, «possibilmente di gestori diversi», e su quelli in costruzione, cinque dei quali peraltro verranno realizzati nelle città prescelte proprio durante il progetto;

5) applicare agli impianti dei «dosimetri» specifici per la banda larga per misurare le esposizioni e validare il modello matematico;

6) valutare i livelli di esposizione dove questa è più alta e dove la densità della popolazione è maggiore.“

La questione qui però diventa pretestuosa e un ragionamento obiettivo va per forza fatto: com’è possibile che dopo decenni di richieste e istanze prodotte dai cittadini per avere misurazioni, monitoraggi e campagne di rilevamento dell’elettrosmog, solo adesso che i limiti soglia sono stati notevolmente aumentati (e pure di tanto), solo adesso si sia deciso di misurarli con una campagna ad hoc?

Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Il problema è però che si rischia una legittimazione implicita: rilevando oggi 40 V/m legalizzati nella spalmatura delle 24 sui 15 V/m legiferati dal Parlamento su richiesta dell’industria con l’avallo del Governo Meloni, significa prendere per i fondelli i cittadini che fino a soli pochi mesi fa erano investiti da una norma trentennale adottata sui 6 V/m, sapendo bene che gli effetti biologici delle radiofrequenze onde non ionizzanti si possono registrare già nell’arco dei 6 minuti con valori di densità di potenza anche 0,6 V/m. Si tratta quindi di limiti assolutamente inadeguati a proteggere la salute dei cittadini.

E se ci verranno a dire che è tutto regolare e tutto nella norma, sarà stato (per l’ennesima volta) solo tempo perso!