Intervista al poliedrico attore che porta al Castello di Santa Severa le migliori note della musica italiana.
Di Barbara Pignataro
Gli incontri sono il sale della vita per Sebastiano Somma, una carriera lunga 40 anni per l’attore campano che vanta collaborazioni importanti nel panorama cinematografico e teatrale, regista dalla spiccata sensibilità, attivo nel sociale.
Un duo inaspettato, Dalla e Battisti sul palco insieme, come nasce l’idea?
Grazie ad un incontro tra me e l’autore, Liberato Santarpino, incontrato per caso a Castellamare di Stabia, mia città natale, dal quale nasce l’idea di un dialogo immaginario: io grande fan di Dalla che insieme a Battisti sono stati la colonna sonora di molti momenti storici della mia vita. Un concerto teatralizzato di cui ho curato la regia dove musica, aneddoti e racconti sulla vita degli artisti, si fondono con gli anni della nostra gioventù. In scena da otto anni, un’idea vincente.
Musiche straordinarie, brani rimasti nell’anima di molti, proposti ed interpretati da un’orchestra di tutto rispetto con lei sul palco quale direttore di una serata magica sotto le stelle. Un’opportunità da non perdere.
Un dialogo immaginario tra due personalità molto lontane per stile e background che si fondono armoniosamente per uno spettacolo unico nel suo genere. Grazie alla volontà di ATCL – Associazione teatrale fra i comuni del Lazio che hanno voluto offrire ai visitatori – l’ingresso al castello di Santa Severa è gratuito – uno spettacolo in un luogo tra i più suggestivi, dove dopo 25 anni sono lieto di tornare.
Cosa accomuna i due artisti?
Chi vedrà lo spettacolo si renderà conto che, oltre alla grande passione per la musica, avevano altro in comune. Non a caso, sono nati a 12 ore di distanza l’uno dall’altro: il 4 e il 5 marzo del ’43. Due mondi diversi ma…
E a proposito di mondi differenti, lei spazi dal teatro alla tv, al cinema con una sensibilità tale da esaltare ogni personaggio: dal comico al drammatico, al genere thriller, non trascurando il sociale. Come la sua ultima fatica cinematografica, Lupo Bianco, di cosa parla il film?
Prodotto da CinemaSet per la regia di Gangitano, racconta la storia di Carlo Olmo. Un filantropo vercellese che durante il periodo del covid grazie ai suoi rapporti con la Cina e la sua sensibilità dettata dalle esperienze drammatiche vissute, decide di restituire ciò che la vita gli ha prima tolto e poi dato con un papà adottivo che si è preso cura di lui: importa dispositivi di sicurezza per metterli a disposizione della popolazione in un periodo in cui non si poteva andare in giro senza rischiare la vita.
il film è visibile su Prime video, emotivamente che esperienza è stata per lei?
Eravamo nel pieno dell’emergenza, al vissuto di Olmi si mescolavano le vicende personali, ho perso mia mamma a causa del covid. Un periodo buio che ci auguriamo non torni più. Emozioni analoghe ne Una sconosciuta, film di Guarducci dove una donna arriva in questo borgo addormentato a causa del periodo oscuro, (anche se non citato) e riporta la gente in piazza. Altro tema delicato.
Il prossimo appuntamento?
Sicuramente in teatro, con “Vi presento Matilde Neruda” mia la regia, scritto da Santarpino, continuo a girare l’Italia con Hemingway sempre in autunno un film, opera prima per la regia di Emiliano Locatelli con il grande Enzo Salvi.
Sul palco con Sebastiano Somma, Marco De Gennaro, pianoforte, Gianmarco Santarpino, sax, Aldo Vigorito, contrabbasso, Giuseppe La Pusata, batteria, Lorenzo Guastaferro, vibrafono e con le voci di Alfina Sforza, Elsa Baldini, Paola Forleo, Francesco Curcio.