– Forza, adesso levale le mutande! – e mentre lei cercava di non divaricare le gambe io, con tutta la mia forza, tirai su la sua tunichetta e le sfilai le mutandine. Lei cominciò a piangere, i suoi occhi erano iniettati di sangue, le sue mani strette e livide erano giunte come in una preghiera. Fu lì che vidi il suo pube nudo, mentre si dimenava, aprirsi e chiudersi e infine chiuso, in una estrema difesa, dalle gambe che serrava con forza. Il bavaglio si sfilò e lei non riusciva più neanche a gridare.
– Non mi fate anche questo, vi prego! – La sua voce mi risvegliò come da una profonda ipnosi. Io la volevo, l’avevo sempre voluta, ma non così!
– Dai Francesco che aspetti! È una vita che mi rompi i coglioni con Milena, ’sta zoccola. Sbrigati spaccala e così ti levi lo sfizio! – Milena cominciò a chiamare forte Roberto e Nuccio:
– Chiama, urla, è proprio lui che mi ha dato il via libera, di te non ne vuole più sapere, te l’ha mai detto? – Milena, con la tunichetta alzata fino ai fianchi, con il pube di fuori, indifesa, sembrò aver ricevuto una coltellata e continuò solo a piangere dicendo:
– Vi prego…vi prego, – la sua voce si era affievolita e non aveva più forze. In quel momento sentii di non poter andare avanti e gridai.
– No, Nuccio, lasciamola! – ma lui, sorpreso dal mio grido urlò:
– Ma che cazzo di stronzo sei?! – Mi guardò con i suoi occhi scuri, che in quel momento erano avidi e malvagi….”
Da “Nessun segno sulla neve” (Ediizoni Universo) Premio Letterario nazionale Circe 2013