Sensazioni, emozioni e tanta vicinanza ai genitori Marina e Valerio con la manifestazione per chiedere verità e giustizia per Marco Vanninidi Gianni Palmieri
Ci sono serate nelle quali non devi farti molte domande. Devi solo uscire di casa ed andare a manifestare il tuo dissenso, mostrando vicinanza a chi sta soffrendo in modo atroce, vittima prima della follia umana e poi di sentenze incomprensibili. Un pensiero che migliaia di persone hanno condiviso lo scorso 17 maggio, invadendo il centro storico di Cerveteri per partecipare alla fiaccolata in memoria di Marco Vannini. Famiglie, anziani, bambini, sportivi, perfino esponenti del mondo dello spettacolo, politici, sindaci, tutti animati dalla voglia di ribadire che la gente non accetta un verdetto illogico per la morte di un ragazzo di venti anni. Ucciso con un colpo di pistola senza che nessuno abbia ancora spiegato ai genitori cosa sia realmente accaduto in quella maledetta serata a Ladispoli. Aldilà dei numeri, c’è chi ha calcolato che al corteo abbiano partecipato almeno diecimila persone provenienti da tutto il comprensorio, dalla notte di Cerveteri emerge un messaggio forte e chiaro che si spera possa arrivare nelle giuste sedi per essere recepito. E’ un messaggio che non riguarda soltanto l’evento tragico del povero Marco Vannini, bensì fotografa in modo nitido un sentimento che attraversa tutta la penisola. Gli italiani, ovvero la gente comune, non sono più disposti ad accettare in modo rassegnato le strampalate decisioni che arrivano dall’alto. Che possono essere leggi ridicole, decreti grotteschi e, come nel caso di Cerveteri, sentenze che sprigionano la sgradevole sensazione che lo Stato non tuteli i cittadini, favorendo chi commette reati con pene inadeguate rispetto alla colpa commessa. Sarebbe sufficiente, tanto per rendere l’idea di come vadano alcune situazioni processuali in Italia, leggere i miti verdetti di colpevolezza per i delinquenti che si mettono al volante ubriachi o drogati, uccidendo innocenti persone, per comprendere come dalle aule di tribunale spesso arrivino sentenze risibili. Ebbene, la gente scesa in piazza a Cerveteri, ed in altre nove città della penisola, ha confermato che il vento sta cambiando, che nelle stanze dei bottoni nessuno può più illudersi di calpestare i diritti della popolazione non applicando la legge. “Non molleremo mai” è lo slogan cantato a squarciagola dalle migliaia di persone che gremivano piazza Aldo Moro, segno evidente che la battaglia processuale è lungi dall’essere conclusa, esistono altri due gradi di giudizio per ottenere completa giustizia Dalla piazza è partito un sostegno totale alla famiglia Vannini, le istituzioni con tanto di fascia tricolore, si sono schierate al fianco dei genitori di Marco, la copertura mediatica alla fiaccolata è stata totale, tutti fatti concreti che non potranno non pesare nei prossimi mesi. Ma, per evitare strumentalizzazioni di parte, un dato deve essere chiaro. Nessuna richiesta di vendetta si è alzata dalla piazza di Cerveteri. In modo sin troppo elegante, da tre anni la famiglia Vannini ha mantenuto un profilo basso ed educato, evitando di incendiare gli animi con conseguenze imprevedibili. La gente, quella che la liberato nel cielo migliaia di palloncini al termine della manifestazione, chiede soltanto giustizia. Pretende di sapere l’esatta dinamica dei fatti, capire perché si arriva a sparare contro un ragazzo di venti anni, conoscere le esatte responsabilità di coloro che erano presenti all’omicidio. Tutti aspetti che, sinceramente, il processo di primo grado non ha adeguatamente messo in luce, lasciando l’amaro in bocca a tutti coloro che credono nella giustizia. Sarebbero molti i fatti e le sensazioni da raccontare sulla toccante serata di Cerveteri, abbiamo scelto di condividere le parole dei sindaci Alessio Pascucci ed Alessandro Grando che ci hanno messo la faccia, hanno parlato come uomini delle istituzioni, confermando che due intere comunità vogliono chiarezza. Fino in fondo. E lo hanno detto dalla scalinata nel cuore di Cerveteri, davanti ad una vera e propria marea umana che pacificamente ha manifestato tutta la propria vicinanza e solidarietà nei confronti della famiglia di Marco con slogan, canti, fiaccole, palloncini e striscioni.
“Per la nostra comunità e per papà Valerio e mamma Marina – ha detto Pascucci – è stato importante vedere e sentire una piazza così gremita. In questi lunghi tre anni abbiamo spesso ripetuto queste due parole, giustizia e verità. Parole su cui è difficile pronunciarsi. Ciò che una comunità può fare è far sentire Marina e Valerio meno soli. Non credo che esista nessuna iniziativa, nessuna fiaccolata, delle tante abbiamo organizzato, che possano ridurre anche solo per un istante il dolore di una ferita così profonda. Una ferita acuitasi ulteriormente dalle circostanze in cui si sono svolti i fatti. Marco era in un posto in cui avrebbe dovuto sentirsi al sicuro, tra persone che lo avrebbero dovuto proteggere. Quando mi sono insediato nel ruolo di sindaco, ho giurato fedeltà e rispetto della Costituzione, nella quale credo fermamente. Ma oggi non posso non dire che quando abbiamo letto la sentenza di primo grado di questo processo, abbiamo sentito nel nostro cuore che fosse una sentenza non legata alle parole giustizia e verità. Credo che questo Stato debba alla famiglia di Marco, ai suoi amici, a tutte queste migliaia di persone che sono venute in piazza, una giustizia vera, reale, profonda, che ci rappresenti e che non ci dia l’impressione che chi commette un omicidio rimanga impunito. Questo è il compito delle Istituzioni: tutelare le persone e proteggerle, e garantire a Marina e a Valerio la giustizia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Ladispoli.
“E’ stato giusto e doveroso – ha detto Alessandro Grando – essere presenti a Cerveteri, rappresentando con orgoglio la comunità di Ladispoli che si è stretta attorno ai genitori di Marco. Purtroppo Ladispoli resterà per sempre legata a questo evento tragico accaduto nella nostra città che ha segnato la vita di tutti noi. E quando episodi tanto agghiaccianti non si traducono nella giusta pena che la gente attende e che la legge deve garantire, è conseguente che i cittadini si allontanino dalla giustizia. A questa sentenza assurda si poteva reagire in molti modi, rischiando di passare dalla parte del torto sull’onda della emotività. Le migliaia di persone scese in piazza a Cerveteri hanno dimostrato di essere mature, la rabbia è stata espressa nella maniera migliore, con civiltà e determinazione abbiamo ribadito che non molleremo la presa fino a che non sarà stata fatta giustizia. Nel mio cuore resterà per sempre la grande manifestazione di affetto che migliaia di persone hanno riversato sui genitori di Marco Vannini”.
Che altro aggiungere? L’Ortica continuerà a seguire questa vicenda, siamo fiduciosi che qualcosa possa accadere in fase di processo di Appello, nonostante tutto continuiamo a credere in questa giustizia.