“Cupinoro è ancora pericolosa per il territorio”

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Elena Carone Fabiani, leader del movimento che vuole la messa in sicurezza della discarica di via Settevene Palo, spiega come la situazione sia ancora ad alto rischio

di Giovanni Zucconi

Dopo la chiusura di Cupinoro, pensavamo che il discorso relativo allo smaltimento dei rifiuti nel nostro territorio fosse destinato a scenari più tranquilli, e caratterizzati soprattutto dalla gestione di una raccolta differenziata, nei nostri Comuni, sempre più efficiente.

Ma non è stato così. Come un fiume di lava che scorreva sotto la superficie, il problema delle discariche è esploso di nuovo dopo i progetti del Comune di Roma di cercare, nel nostro territorio, nuove aree dove riversare i rifiuti dei Romani. Progetti che hanno fatto rialzare la guardia, che non era stata mai veramente abbassata, a tutte le associazioni che avevano contrastato, con tutti i mezzi a loro disposizione, la discarica di Cupinoro. Se a questo aggiungiamo che le procedure di “post mortem” per Cupinoro non sono mai realmente iniziate, abbiamo un’idea dell’allarme che è squillato, a tutto volume, tra gli Amministratori, i cittadini e le associazioni del nostro territorio. Per approfondire meglio la questione, abbiamo intervistato Elena Carone Fabiani, rappresentante del movimento “Fermiamo Cupinoro” di Bracciano, che da 25 anni segue con passione e impegno questi temi. E’ un intervista abbastanza lunga, che potrete leggere nella versione completa sul nostro sito online.

Signora Carone, parliamo dell’allarme che ha lanciato alla fine del mese scorso attraverso il suo Movimento “Fermiamo Cupinoro”. Che cosa l’ha spinta ad organizzare un’assemblea aperta a tutta i cittadini? Che cosa la preoccupa?

“L’ultima assemblea cittadina che il movimento aveva convocato, si era svolta una settimana prima delle elezioni amministrative a Bracciano, nel Giugno 2016. In quell’occasione invitammo tutti i candidati alla carica di Sindaco ad esporre il loro progetto su Cupinoro. Successivamente abbiamo incontrato più volte tutti i nuovi amministratori che avevano dichiarato la loro ferma convinzione di chiudere definitivamente la vicenda Cupinoro, e che si erano opposti al progetto di realizzazione di un eco-distretto per i 121 Comuni della città metropolitana. In questi incontri abbiamo avanzato le nostre richieste e le nostre proposte, ma a tutt’oggi non ci sembra che si sia fatto nulla in quella direzione. Con l’assemblea pubblica del 27 maggio scorso abbiamo voluto colmare un vuoto di informazioni nei confronti della nostra comunità. Il nostro obiettivo era quello di informare correttamente la popolazione, e di condividere il nostro percorso legale.”

Ma perché tanto impegno e preoccupazione da parte vostra? Cupinoro è ormai chiuso da tempo.

“Molti pensano che la discarica non sia più un problema perché non riceve più i rifiuti. In realtà ora occorrerebbe fare una seria ed approfondita indagine ambientale e, successivamente, la bonifica e la messa in sicurezza. Le ricordo che Cupinoro ha ricevuto rifiuti per più di 25 anni, e che gli stessi rifiuti continueranno per molti anni a produrre pericoloso percolato e biogas.”

Ma non è stato avviato a Cupinoro il cosiddetto “post mortem”, per limitare e abbattere queste pericolose conseguenze?

“Il “post mortem” di una discarica dura 30 anni, nei quali si si devono svolgere delle precise attività al fine di scongiurare i possibili disastri ambientali. Purtroppo questo non sta accadendo a Cupinoro: gli interventi che si sono fatti, sono sempre stati eseguiti in emergenza. Ma soprattutto non si capisce dove reperire i cospicui fondi necessari per il “post mortem”.”

Cosa temete realmente?

“Non ci piace e ci spaventa che sia ancora valida “l’Autorizzazione Integrata Ambientale”, promossa dalla precedente Amministrazione Sala, che prevede costruzione di nuovi impianti. Non si capisce perché, visto che l’intenzione dei nuovi amministratori è invece quella di chiudere la discarica. La Regione Lazio ha nominato anche una commissaria, ma nulla sembra muoversi. Forse stiamo aspettando qualche imprenditore che abbia voglia di investire negli impianti con il ricatto economico della messa in sicurezza? Vedremo. Non ci fidiamo, e la parola d’ordine è: occhi aperti.”

Ci spieghi, con parole semplici, che cosa rischiano le popolazioni dei Comuni del nostro comprensorio.

“Apprezzo il fatto che lei parli di territorio. E’ chiaro, soprattutto dopo le ultime esternazioni sulla nuova emergenza programmata di Roma, che è tutto il nostro territorio ad essere in pericolo. E’ purtroppo rispuntato il progetto della discarica a Pizzo del Prete. Ed è apparsa una cartina geografica in cui è evidenziata un’immensa zona bianca che, secondo le istituzioni, e priva di vincoli, e che è stata indicata come idonea per la soluzione del problema rifiuti a Roma. Peccato che proprio quei territori sono alta vocazione agricola e turistica, dove sono presenti molte aziende agricole biologiche e allevamenti biologici. Questo progetto rappresenterebbe indubbiamente un grave pericolo per la sana economia di quelle terre, per la salute dei cittadini e per l’ambiente.”

Il problema dello smaltimento dei rifiuti sembra non poter avere una soluzione definitiva nel nostro territorio. Quali sono gli ostacoli principali che secondo lei impediscono che questo accada?

“La questione rifiuti, purtroppo, sembra non vedere una soluzione in tutta la nostra Regione.  Abbiamo ancora un “Piano Regionale Rifiuti” targato Polverini, e paghiamo le conseguenze di una politica che si occupa dei rifiuti sempre e soltanto in prossimità delle scadenze elettorali. Una politica che ha delegato la gestione dei rifiuti ai vari affaristi di turno, che hanno sfruttato e devastato interi territori. E’ evidente che si creano le emergenze in maniera estremamente scientifica, e che si danno soluzioni approssimative e senza un minimo di programmazione.”

Cosa intende per programmazione?

“Ho sempre pensato ai rifiuti come uno dei costi più alti che ci presenta la società del benessere. In realtà quello del sacchetto da conferire è l’ultimo anello di una catena che dovrebbe iniziare, a mio parere, nel renderci tutti consapevoli delle scelte che facciamo. In ogni atto della nostra vita quotidiana, anche nella semplice spesa che facciamo ogni giorno, scegliamo inevitabilmente il sistema che vogliamo. Bisogna mettersi in testa che il miglior rifiuto è sempre quello che non viene prodotto. Invece tutto ciò che si produce deve essere necessariamente recuperato e recuperabile. Vuol dire, ad esempio, ridurre gli imballaggi e renderli riciclabili. Con la frazione organica, attraverso il compostaggio aerobico, si può produrre del compost di qualità, ottimo fertilizzante. Ma tutto ciò prevede che alla base ci sia un’ottima raccolta differenziata spinta.”

Se lei avesse pieni poteri, quale sarebbe la sua ricetta per chiudere definitivamente la questione?

“L’unica ricetta possibile è avere, a livello nazionale, una visione chiara e consapevole dell’impatto che il nostro modello di sviluppo, basato su produzione e consumo sfrenato, ha sulla nostra salute e sul nostro ambiente. Non si può pensare di immaginare di basare la crescita di un paese sul consumo, e poi non porsi il problema dei rifiuti. Così come non si possono scaricare tali responsabilità sulle comunità che non possono e non devono più tollerare decisioni calate dall’alto. Decisioni che stabiliscono il posizionamento di impianti, più o meno inquinanti, su territori che spesso sono tutelati e protetti da vincoli che impedirebbero la loro realizzazione. Per questo è fondamentale che i cittadini siano parte integrante dei processi di elaborazione delle politiche sulla gestione del ciclo dei rifiuti.   La nostra proposta è sempre stata chiara e inequivocabile: la politica delle 4 R. Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero.

 

——————————————-Fine versione solo carta ——————————————–

 

Lei non crede che ci siano stati dei gravi errori, da parte dei vari comitati o soggetti politici che nel tempo si sono occupati del problema dello smaltimento dei rifiuti nel nostro territorio, e in particolare di Cupinoro? Le faccio un esempio per spiegarmi meglio. Io non credo che sia normale che in un’assemblea pubblica, relativa al nostro territorio, si presentino a parlare ben 11 associazioni, ognuna con le proprie specificità. Ho avuto più l’impressione di una passerella di personalità, di incerta rappresentatività, che di un incontro con persone che vogliono risolvere un problema. E’ chiaramente solo un esempio, ma ne potrei portare diversi.

“La questione che lei mi ha rappresentato può assumere due significati. Il primo è che ci sono molte realtà che si occupano di difesa del territorio, e potrebbe essere un fattore positivo. Il secondo, di più basso profilo, è la strumentalizzazione del problema con lo scopo di raggiungere altri obiettivi. Io penso che siano importanti i momenti di confronto e di socializzazione dei problemi, poi però il lavoro costante sui territori deve essere quotidiano. Per quanto ci riguarda, sulla questione Cupinoro, il nostro impegno ha compiuto 25 anni.”

Diversi di quei rappresentati li ho ritrovati canditati nelle recenti elezioni amministrative

“Appunto, era ciò di cui parlavo prima: la seconda ipotesi. I rifiuti sono sempre un’ottima carta da giocare nei programmi elettorali. A volte sono addirittura determinanti. Se manteniamo viva la nostra memoria storica, possiamo assistere anche a strane metamorfosi. Politici che per anni hanno fatto carte false per promuovere impiantistiche di tutti i tipi, che all’improvviso si scoprono ambientalisti e accaniti difensori dei territori. E’ il solito teatrino della “politica”. La coerenza è purtroppo cosa di altri mondi.”

I Politici che vi hanno appoggiato, si sono rivelati sempre degli alleati affidabili nelle vostre battaglie, o più spesso si sono rivelati solo degli opportunisti?

“Come dicevo prima, i programmi elettorali spesso e volentieri sembrano dei libri dei sogni. Ciò che conta è il loro rispetto, e la visione che gli amministratori hanno del futuro dei territori e del bene comune che va anteposto a qualsivoglia logica economica. Molti, una volta eletti, dimenticano tutto ciò.”

Lei probabilmente non lo saprà, ma per quell’assemblea che ho citato prima, nel mio resoconto su L’Ortica, la portai come esempio, affermando che per me l’assemblea si sarebbe potuta chiudere benissimo dopo il suo intervento. Era il gennaio del 2014. Nel frattempo lei ha continuato la sua battaglia? Con quali risultati?

“La nostra battaglia non si è mai fermata. Insieme ai nostri legali dell’Associazione Raggio Verde e ad altre Associazioni, continuiamo produrre ricorsi e ad impugnare atti. Nonostante le rassicurazioni dei nostri amministratori non vediamo accadere nulla che vada nella direzione della chiusura della discarica, della sua bonifica e della sua messa in sicurezza.”

Come vede il futuro del nostro territorio sul fronte dello smaltimento dei rifiuti? E’ ottimista o pessimista?

“Rispetto alla difesa del territorio credo che saremo ancora molto impegnati. Sono molte le vertenze aperte.  Per quanto concerne il ciclo dei rifiuti la strada maestra la conosciamo. Basterebbe che ci fosse la volontà politica di seguirla.”