Cristiana D’Avena, la colonna sonora della nostra infanzia

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la colonna sonora della nostra infanzia
immagine Cristina D'avena

Da mezzo secolo Cristina D’Avena rappresenta il punto di riferimento della musica per i bambini che appassiona anche gli adulti

di Paola Stefanucci

Da (quasi) mezzo secolo: per la precisione dal 1968, anno in cui partecipa, a soli tre anni, alla 10° edizione dello Zecchino d’oro e si classifica terza con la canzoncina “Il valzer del moscerino”, Cristina D’Avena rappresenta un punto di riferimento della musica italiana.

Poi transito nel Piccolo Coro dell’Antoniano e, giovanissima, la regina canora dei cartoni animati comincia la sua inarrestabile ascesa.

Alla maggiore età conquista il Disco d’oro (1982) con la “Canzone dei Puffi” – oltre 50mila di copie vendute. Il 22esimo anno lo festeggia con quello di Platino grazie all’album “Kiss me Licia”, così come il 24esimo (“Arriva Cristina, dalla fortunata serie televisiva, in onda su Italia 1, che la vede protagonista nel ruolo di se stessa) e il 25°compleanno (Cristina). Ma non è finita: Disco di Platino anche nel ’96 (Fivelandia 14).

Tanti i successi – che hanno accompagnato due generazioni- della cantante bolognese: “Occhi di gatto”, “Magica, magica Emi”, “Pollyanna”, “Dolce piccola Remi”….

L’ infinita discografia di Cristina D’Avena annovera fino ad ora: 312 pubblicazioni e 721 brani, di cui ben 386 sigle.

Non solo interprete di sigle tv, la “Fata Cri” è  attrice e conduttrice televisiva e radiofonica,  nonché autrice di fiabe.

Tuttavia lei appare “Semplicemente Cristina” in tour in tutta la Penisola.

Sabato 28 gennaio sarà a Roma, in concerto all’Atlantico Live, nel quartiere Eur, accompagnata dalla DB Days Band e il coro Voices of Heaven. Per la gioia dei “bambini di tutte le età”.

Intanto noi l’abbiamo raggiunta.

Cristina, il pubblico capitolino l’attende. Che concerto sarà?

All’insegna dell’energia e dei ricordi. E’ un concerto di sigle di cartoni pure, ovviamente con delle sonorità moderne. Sul palco saremo in 20, non siamo proprio pochi.. Il pezzo con il coro dal vivo è emozionante. E’ un concerto, secondo me, che ci porta indietro nel tempo e che ci riporta a quando eravamo bambino.

Condividere il palco con un’artista carismatica, come lei, è una sfida?

Ma, no!

Con i gruppi, prima i Gem Boy ed ora la DB days Band, è stato subito feeling?

Importante è non perdere la propria identità. E’ una fusione di anime, tutto qua.

Accade lo stesso con i compagni d’avventura di Colorado, longevo (18 edizioni) programma comico, in onda su Italia Uno?

Colorado  è  una grande famiglia, siamo tutti molto uniti per dare al pubblico un risultato gradevole. Io sono nella prima parte della puntata, quella un po’ più per la famiglia. Poi la puntata prende più una piega per adulti, io sono nella fascia dedicata alla famiglia e ne sono contenta.

Secondo lei, è facile, oggi, per un talento canoro riuscire a farsi notare?

Bisogna studiare, soprattutto se si è molto giovani. Senza perdere i sogni. Continuare a coltivare la passione, fare scuole di canto, concorsi, ma pensare anche a costruire una carriera al di fuori della musica. Aspettare il momento giusto, la stella che ti tocca. Io ho iniziato a studiare medicina mentre cantavo, poi è arrivato il successo, ma non ho mai smesso di studiare. Se fosse andata diversamente, oggi avrei fatto il medico. Io sono stata fortunata. Il pubblico mi ama. Ma non  mi sentirei di dire ad un giovane che inizia ora: fai soltanto il canto, poi se non ti va bene a 40 anni inizi a cercare una nuova strada. Non è così. Se le  capacità sono reali, il successo arriverà. Certo, ragazzi, se riuscite ad entrare ai talent show, a X Factor, Amici, The voice… tanto di cappello. Ve lo auguro. Ma poi sta  a voi continuare dopo la vetrina. Se uno pensa di continuare senza studiare, ve lo dico, non è così che arriva il successo. Ci si ferma prima.

Infine, Cristina, da grande è tornata sul palco dello Zecchino d’oro?

Sì,  ma da conduttrice.