CRISI ENERGETICA, IL PROFESSOR UGO BARDI: “SI RISCHIA UNA CATASTROFE COSMICA”. E SUL PASS…

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CRISI ENERGETICA, IL PROF. UGO BARDI: “SI RISCHIA LA CATASTROFE COSMICA”

di Francesco Servadio

No, non andrà tutto bene. La pandemia sembra volgere al termine, ma i problemi degli Italiani sono appena cominciati. Tra carovita, inflazione, crisi energetica e le conseguenze di un Pass introdotto per frenare i consumi (sì, proprio così), prima che la “bolla” scoppi, si preannunciano tempi difficili per la maggior parte della popolazione. E, mentre qualcuno si ostina a dipingere l’Italia per il Paese che non è (“la locomotiva dell’UE”, in riferimento alla presunta crescita del PIL), gli esperti intellettualmente onesti fanno i conti con i dati e con la situazione pre/post Covid, rivelando scenari economici di estrema gravità, se non addirittura apocalittici. Ne abbiamo parlato con il chimico e accademico Ugo Bardi. Professore associato alla facoltà di Scienze dell’Università degli Studi di Firenze, divulgatore scientifico, autore e blogger di successo, è uno dei massimi esperti di modelli matematici di esaurimento delle risorse energetiche fossili, di cambiamento climatico e di energie rinnovabili. “La gente pensa che il Covid rappresenti il problema principale, ignorando invece il fine ultimo del Pass”, dichiara il docente.

Professore, cosa sta accadendo tra Ucraina e Russia e quali saranno le ripercussioni della crisi per il resto d’Europa? “

Domanda impegnativa. L’Ucraina soffre di problemi strategici e di risorse. Il mix è esplosivo e non ci è dato conoscere le reali intenzioni di Putin. Sappiamo invece che la Russia ha un problema strategico: non vuole missili al confine e sta utilizzando una condotta aggressiva con la consapevolezza di avere il fucile dalla parte del grilletto. L’Europa dipende dalla Russia sul gas che, si sa, non è infinito. Il fatto è che ai Russi interessa venderlo alla Cina, mentre noi ci troviamo nei guai: con i prezzi attuali del gas l’industria italiana non sopravviverà. Le aziende energivore chiuderanno”.

Il prezzo della materia prima è schizzato alle stelle e le fornaci dei vetrai di Murano, ad esempio, sono state spente. Il destino delle piccole aziende artigianali è segnato?
“Rispetto agli altri Paesi europei, in Italia il gas costa troppo e il Governo non sta facendo nulla per aiutare le aziende: rischiamo una catastrofe cosmica. Se la situazione rimarrà invariata, con il suo comportamento il Governo farà fuori la piccola industria italiana. Sinceramente non ne conosco il motivo, ma sta accadendo qualcosa di orrendo. Inoltre sarebbe auspicabile un clima internazionale più disteso: se dovesse scoppiare una guerra contro la Russia, per noi sarà davvero finita”.

Transizione ecologica. Le fonti green non bastano e a Berlino è già avvenuto un blackout energetico programmato. Succederà anche in Italia?
“I blackout si possono programmare, per l’appunto. Può succedere che, in futuro, ci saranno interruzioni programmate dell’elettricità, come è già avvenuto in Libano, per ridurre i consumi. Non credo, invece, che si rischino blackout improvvisi”.

Secondo i dati Istat l’inflazione è salita al 4,8% annuo, un livello che non si vedeva dal 1996 e i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 3,8%: la tenuta del settore agricolo e alimentare è a rischio?
“Direi fortemente a rischio. Ci troviamo in una condizione di estremo pericolo, in quanto l’agricoltura necessita di combustibili, di fertilizzanti e i prezzi si ripercuotono sull’industria agroalimentare. Corriamo il rischio di una riduzione della produzione agricola, dei beni essenziali e dei mangimi per gli animali: se ciò avverrà andremo incontro a problemi molto seri. Ci si preoccupa solo del Covid, quando in realtà in questo momento il problema principale è quello delle risorse. Tutte le azioni intraprese finora per contrastare il Covid sono finalizzate anche a contenere il problema delle risorse. Di per sé si tratta di decisioni che avrebbero una loro logica, tuttavia c’è stata una visione sbagliata delle priorità. Ciò che adesso bisogna evitare ad ogni costo è la guerra alla Russia”.

Qualcuno auspica il ritorno del nucleare, in Italia. Ritiene sia una soluzione valida, ma soprattutto ecologica e sicura?
“Primo problema: per costruire una centrale nucleare occorrono almeno dieci anni. Secondo: chi ci darà l’uranio, tra dieci anni? Non sarebbe una soluzione particolarmente insicura, ma aggraverebbe ulteriormente il problema. Innanzitutto perché i tempi di realizzazione di una centrale non sono brevi e poi perché resta da capire se avremo le risorse. Peggio di così…”.

Ormai è stata dichiarata guerra ai motori termici e le auto elettriche sono sempre più sofisticate: fino a che punto sarà sostenibile questo business?
“Ritengo sia abbastanza sostenibile, a condizione però che la mobilità elettrica offra veicoli più leggeri e più lenti, al fine di ridurre i costi. Le auto elettriche sono più efficienti di quelle termiche”.

E l’idrogeno?
“Non serve a nulla, è costoso e inefficiente. L’idrogeno è funzionale solo a ritardare la transizione verso sistemi più efficienti”.

Pandemia: le misure draconiane adottate dall’Italia hanno affossato la ripresa e non hanno fermato il virus. E poi c’è il Green Pass, che di “verde” ha veramente poco…
“Il Pass non ha nulla di “verde” e non è una misura sanitaria. Diciamo che è stato concepito tanti anni fa da una gestione dell’economia di stampo sovietico, che non si basava sull’economia monetaria. Con il Pass non sei più libero di comprare ciò che desideri, perché è lo Stato che controlla la produzione e stabilisce che cosa il cittadino possa acquistare. Si tratta di uno strumento creato in previsione di un regime economico sovietico, che regola la distribuzione delle merci sulla base della loro disponibilità e non sulle decisioni delle singole persone. Finora, se avevi i soldi potevi comprare tutto ciò che volevi. Con il Pass non sarà più così: di sanitario non ha proprio nulla”.
Articolo pubblicato per gentile concessione di Buongiorno Südtirol