Ci aspetta un futuro di eterni vaccinati, molto più spesso che con l’influenza stagionale?
No, non stiamo messi beni. Imperversano le varianti, ora quella Delta (ex indiana) è arrivata al 95% anche da noi, un domani chissà. Credo che imperversi soprattutto nei non vaccinati ma sia anche capace di “bucare” anche i più “fragili” pur immunizzati con una o due dosi. Ci aspetta un futuro di eterni vaccinati, molto più spesso che con l’influenza stagionale?
Una terza, quarta, quinta … dose con un vaccino che si modifica secondo le varianti? Se sarà cosi, “stiamo freschi” come si suol dire. Schiavi di vaccini, tamponi e di inprobabili virologhi ci indebiteremo sempre più per sopravvivere.
Aumenteranno le differenze sociali, si amplierà sempre più la forbice tra nuovi o vecchi pochi ricchi e la massa ridotta alla fame. Dire, sostenere, il vaccino e basta è stato, ed è tuttora, un imperativo non esatto. L’immunità di gregge non si raggiunge mai contro un virus pandemico a RNA stabile, stanziale, e mutante di continuo. E’ solo un efficace tampone non la cura che porta alla guarigione . Non è vero che anche da vaccinati si può infettare e venire contagiati? Che cosa avremmo dovuto fare allora, quali altri mezzi avrebbero potuto affiancare la vaccinazione?
William Robert Dennison lo aveva detto dall’inizio della pandemia.
La cura si doveva basare su tre pilastri fondamentali: 1) Vaccinazione di massa per gli over 30 anni. 2) Profilassi terapeutica con rimedi naturali per potenziare il sistema immunitario. 3) Cure domiciliari precoci con un protocollo farmacologico redatto dai più esperti medici di base in collaborazione con gli enti ospedalieri universitari. Ciò non è avvenuto.
Andavano poi incrementati i reparti di terapia intensiva con presidi territoriali ove praticare la “terapia del sangue” tramite trasfusione ematica di pazienti guariti. I monoclonali, alla Trump, molto costosi, solo per i casi più gravi. Il suicidio del prof. Di Donno resta una delle pagine più brutte della nostra storia della medicina. A mio avviso, oltre al distanziamento (che non può durare in eterno), al lavaggio igienico delle mani, e al vaccino accorreva ben altro. Non è stato fatto per colpa degli “scienziati” del CTS? Degli “esperti” dell’AIFA?
Ecco che ci troveremo con un numero sempre più alto di contagiati e di possibili malati. Nel nostro litorale Ladispoli sta battendo clamorosamente la più grande Civitavecchia. C’è poco da stare allegri. Siamo sicuri che il “green pass”, la carta virale, il passaporto sia sufficiente? Permettetemi di dubitare. Ci “riconsoliano con l’aglietto” come si dice a Roma. Lo “stallone draghiano” italico ci ha regalato la vittoria dei campionati europei di calcio e due medaglie d’oro nei cento metri piani e nel salto in alto. Per riprenderci veramente occorre mettere in pratica quei tre caposaldi sopracitati. Avremmo risparmiato molto. Purtroppo nei contagi che aumentano siamo ancora rimasti alla “tachipirina e vigile attesa”. Occorre cambiare marcia.
Aldo Ercoli