Ma a cosa è servito votare NO? E Matteo se la ride…

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Saremmo curiosi ora di vedere le facce dei milioni di italiani che una settimana fa hanno votato NO al referendum costituzionale.

Chi pensava infatti di dare una spallato al governo è rimasto col cerino in mano. Caduto un governo, ne è stato costituito un altro praticamente uguale. Qualche valzer di assessori, ma 12 su 18 sono stati confermati nei rispettivi dicasteri. Gli altri hanno avuto in qualche caso anche la promozione ad incarichi altrettanto prestigiosi. E’ cambiato il Presidente del consiglio, è vero, ma il premier Gentiloni è la diretta successione di Matteo Renzi.

Dunque a cosa è servito votare NO?

 

In attesa di risposte che non arriveranno mai, la notizia è che cinque giorni dopo le dimissioni di Matteo Renzi, nasce il governo Gentiloni.

Il nuovo presidente del Consiglio ha sciolto la riserva in un colloquio di un’ora con il capo dello Stato Sergio Mattarella e ha presentato la lista dei ministri. Sono 18, di cui 5 senza portafoglio. Maria Elena Boschi sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il giuramento nel Salone delle feste del Quirinale.

Dodici le conferme rispetto al governo Renzi. La principale novità è il passaggio di Angelino Alfano dal Viminale alla Farnesina, mentre il nuovo ministro dell’Interno è Marco Minniti. Solo tre i volti del tutto nuovi rispetto alla compagine di Renzi. Oltre a Minniti, diventa ministro Anna Finocchiaro, già presidente dei senatori del Pd, ai Rapporti con il Parlamento, per seguire il confronto difficile sulla riforma elettorale; mentre a Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato del Pd, va la responsabilità dell’Istruzione al posto di Stefania Giannini che lascia il governo. Con quello di Alfano dall’Interno agli Esteri, sono poi tre i cambi di casella all’interno dell’esecutivo: a Claudio de Vincenti, finora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, va il nuovo ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno; Luca Lotti passa da sottosegretario alla presidenza con delega all’Editoria a ministro dello Sport. Sono 12 su 18 i ministri confermati nello stesso incarico: Padoan all’Economia, Orlando alla Giustizia, Pinotti alla Difesa, Calenda allo Sviluppo Economico, Delrio alle Infrastrutture, Poletti al Lavoro, Lorenzin alla Salute, Franceschini ai Beni culturali, Martina alle Politiche Agricole, Galletti all’Ambiente, Madia alla Pa, Costa alle Regioni.