Facciamo subito una premessa: le diete a tempo lasciano il tempo che trovano. Quello che serve è un nuovo stile alimentare e per questo ci si può rivolgere ad un professionista per evidenziare le buone e le cattive abitudini. Detto ciò è sicuramente utile evidenziare i cibi considerati “ingrassanti”.
Ingrassare significa creare accumuli di grasso. Prendere peso, però, non è solo una questione di calorie, infatti le calorie non sono tutte uguali. E va tenuto conto anche della morfologia di una persona. Comunque partiamo da due certezze: mangiare meno e meglio fa dimagrire e l’esercizio fisico è indispensabile. Secondo il prof. Berrino: “Fa ingrassare l’eccesso di proteine animali. Mangiamo circa il doppio delle proteine di cui abbiamo bisogno e mangiamo soprattutto proteine animali. Patatine fritte, carni conservate, farine raffinate, prodotti industriali ultraprocessati, bevande zuccherate, alcol, eccesso di carni rosse. Quello che aiuta a non ingrassare sono i cereali integrali, i legumi, le verdure, la frutta (senza eccedere)”. Ma soffermiamoci su alcune categorie:
Dolciumi e bibite
Nella nostra dieta, quasi inconsapevolmente, sono entrati alimenti che prima erano un’eccezione e che in compenso sono molto meno sani dei dolci della nostra tradizione culinaria preparati in casa. Inoltre è ormai appurato che l’industria abbia usato armi sleali nella comunicazione dei danni associati allo zucchero pagando laboratori di ricerca per produrre falsi studi. Le ricerche hanno dimostrato che lo zucchero è la causa principale dell’aumento di peso. Il suo consumo regolare ed eccessivo influisce negativamente sulle funzioni del fegato e stimola l’accumulo di cuscinetti adiposi nella zona addominale, su glutei e cosce. Una merendina in media contiene 9-10 g di zucchero, una lattina di coca-cola 35 g! Pari a 7 cucchiaini di zucchero! E pensare che l’OMS raccomanda di non superare i 25 g al giorno.
Le patatine fritte
Le buonissime patate fritte sono delle vere e proprie “bombe di amido” che contengono limitate quantità di sostanze nutritive. L’alto indice glicemico delle patate fritte farebbe aumentare il rischio di problemi alla salute quali obesità, diabete e malattie cardiovascolari. Le patatine in busta risultano ancora più caloriche, perché è maggiore la porzione di grassi e inferiore quella d’acqua.
Pasta, pane e pizza
I carboidrati sono un macronutriente essenziale, la storia del pane nella cultura umana lo dimostra. I carboidrati (zuccheri) possono essere semplici o complessi (l’assorbimento dei secondi è più lento), ma è indubbio che rappresentano la modalità più veloce per incamerare energia. Il problema è che oggi, oltre alle quantità, si consumano quasi esclusivamente alimenti composti da farine di grani moderni raffinati (ricche di amido, che nello stomaco si trasforma in glucosio) a discapito di quelle integrali, ricche di fibre. Invece andrebbero riscoperti i grani antichi integrali, con un basso indice glicemico e un basso valore di glutine. Evidentemente anche in questo caso tutto sta nella misura. Per quanto riguarda la pasta (una volta al giorno) il problema spesso è il condimento e non la pasta in sé.
Carni rosse, grasse e scarti di carne lavorata
Uno degli adagi che si sentono più spesso ripetere, quando si parla di perdere peso, è che è sufficiente rinunciare a pasta e pane per un po’. Alcune diete “moderne” fanno proprio questo principio. Il punto è capire quanto certi regimi dietetici siano sostenibili. Un altro elemento di cui tenere conto è che il dimagrimento a seguito della rinuncia ai carboidrati è facilmente verificabile, ma non consigliabile per il banale motivo che i carboidrati rappresentano da sempre la nostra principale fonte energetica. Una bistecca di maiale può facilmente raggiungere le 300 calorie per 100 g, ma 100 grammi per bistecca è una mera illusione. Con una di maiale (più economica rispetto al manzo) si possono facilmente raggiungere le 400 calorie. Per questo motivo nelle diete dimagranti si propone di consumare le carni bianche da pollame, meno caloriche, ma che forniscono un adeguato contenuto proteico. Ovviamente da bandire assolutamente le carni da allevamento intensivo a favore di quelle biologiche.
Carni processate (insaccati)
Le carni processate come i salumi da tempo sono entrate nel mirino dell’OMS che le ha definite cancerogene. Ma mentre questi studi vanno avanti bisogna considerare un altro aspetto: un etto di salame sfiora le 340 calorie. Le fette tendono a ingannare in quanto sono sottili ma si fa presto a consumarne abbastanza da mettere in crisi il “conto calorie”.
Come succede per altri alimenti, la lavorazione tende ad esaltare i sapori sapidi e speziati che sono un richiamo per il nostro cervello. Abusare di salumi insomma non è proprio salutare e a lungo andare, nella migliore delle ipotesi, fanno ingrassare. Se le carni rosse vanno drasticamente ridotte, le carni lavorate come würstel, hamburger, cotolette a lunga conservazione ecc vanno eliminate. A dirlo è sempre l’OMS. Infatti altro non sono che agglomerati di carne di scarto, coloranti, esaltatori di sapidità, aromi chimici ecc. Tutt’altro che dietetici.
I principi base della comunque valida dieta mediterranea sono stati soppiantati dal “Piatto del Mangiar Sano”, creato dagli esperti di nutrizione della Harvard TH Chan School of Public Health e dagli editori delle Pubblicazioni Harvard Health: una guida per creare pasti salutari e bilanciati. Questa figura va stampata e appesa sul frigorifero come promemoria giornaliero per creare pasti sani e bilanciati!