LUGLIO È GIALLO. IN LIBRERIA
“DELITTI SOMMERSI” DI DANIELA ALIBRANDI.
C’è un killer da fermare e una squadra sulle sue tracce. Il commissario Rosco è l’obiettivo e con lui, l’agente Loverso che a suo tempo avevano assicurato alla giustizia il maniaco Mani Fredde. Ma nulla è scontato come potrebbe sembrare, l’autrice è maestra nel tessere trame fitte e controverse come la mente disturbata del protagonista del lago sotterraneo di Roma, per molti ancora sconosciuto.
Attraverso la meticolosa ricostruzione della Alibrandi il lettore scopre un altro volto di Roma: eterna, unica, sorprendente, la Capitale senza veli nell’ultimo romanzo noir della scrittrice che, pagina dopo pagina accelera il battito e inghiotte. Un vortice che termina con l’epilogo che ovviamente, non ti aspetti.
Mente diabolica, penna fine e profonda conoscenza dell’animo umano decretano il successo di Daniela Alibrandi che rende tutti i personaggi protagonisti. Compreso chi legge che si ritrova catapultato nel mistero in una Roma senza tempo. Non a caso, il primo incontro di presentazione del killer dei laghi sotterranei romani, è avvenuto mercoledì 5 luglio a piazza San Clemente, proprio dove la trama scorre.
IL CONSIGLIO DELLA SETTIMANA di Roberto Frazzetta
Erri De Luca: le regole dello Shangai
Erri De Luca è un sommo scrittore, nel mio personale pantheon di libri importanti, Tu, mio rimane in vetta. Molti altri suoi scritti mi hanno rapito, commosso e indignato e questa sua nuova opera promette di scuotere il lettore con una trama dal ritmo sotteso e in una sequenza di colpi di scena che non ha nulla da invidiare a una storia di spie.
Erri ci fa viaggiare in una geografia mista che va dai boschi slavi, tocca la Svizzera e arriva a Napoli «A Napoli c’era, chissà se si dice ancora, il consiglio di vivere nascosti perfino al Padreterno. Campare annascuso di Dio» – la stagione della Guerra fredda, fatta di complotti e intrighi, l’epoca dell’ambigua doppiezza politica tra russi e americani. Ma proprio seguendo le gesta del protagonista si comprende come tutto ciò definisca un espediente retorico perché «la vita delle spie deve suscitare quella forma di credito concesso dal lettore di un libro». Lei è una giovane gitana in fuga dalla famiglia per sottrarsi al matrimonio combinato con un uomo anziano, lui è un orologiaio che sta campeggiando sul confine e la accoglie nella propria tenda. L’incontro inaugura un’intesa fatta di dialoghi notturni sugli uomini e sulla vita, uno scambio di saperi e di visioni – lei che crede nel destino, nei segni, nel dio delle cose, lei che addestrava un orso e lo amava come il migliore degli amici; lui che si sente un ingranaggio dentro la macchina del mondo e che quel mondo interpreta secondo le regole dello Shangai, come se giocare fosse un modo per mettere ordine nel caos.