L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è molto frequente negli uomini di età superiore ai 50 anni (50-55%). Già verso i 35-40 anni inizia la formazione di microscopici noduli a livello delle ghiandole periuretrali poi segue un’iperplasia ghiandolare. Vi è, molto probabilmente, uno squilibrio tra ormoni androgeni (maschili) ed estrogeni (femminili); vi sono anche importanti evidenze di un coinvolgimento genetico nello sviluppo dell’ipertrofia prostatica benigna. Al contrario non è stato dimostrato un ruolo eziologico di altri fattori quali razza, fumo, attività sessuale.
Si possono distinguere tre fasi: quella di allarme (I fase); quella da deterioramento (II fase); quella delle complicanze (III fase).
Notevole importanza ha l’interrogatorio anamnestico.
Negli ultimi tempi è stato costretto ad alzarsi di notte per andare a urinare?
Quanto è durata la minzione?
Ha avuto difficoltà nell’iniziare la minzione?
Si è interrotta?
Ha dovuto urinare una seconda volta dopo meno due ore dalla prima?
Ha avuto la sensazione di non aver completamente svuotato la vescica dopo la fine della minzione?
Ha trovato difficile ritardare l’atto della minzione?
Ha notato una riduzione del getto urinario?
Ha dovuto sforzarsi per cominciare la minzione?
Saper interrogare il paziente è pertanto basilare, ci vuole tempo e pazienza da parte del medico.
Nella I fase (sintomatologia di allarme) vi è pallaccchiuria notturna (si urina spesso di notte interrompendo il sonno) disuria (difficoltà nella minzione), urinazione impellente, pollacchiuria non solo notturna ma anche diurna, sgocciolamento post minzionale.
Nella II fase (sintomatologia da deterioramento con residuo vescicale) vi è una sensazione di non aver completamente svuotato la vescica, pollacchiuria diurna e notturna, senso di peso ipogastrico. Un questa fase alla visualizzazione vescicale si apprezza una “vescica a colonna”, ossia da sforzo.
La III fase (complicanze) vi è un’urinazione incontrollata da incontinenza da rigurgito, calcolosi diverticolosi vescicale, sangue nell’urina (ematuria), ritenzione urinaria acuta, nefropatia ostruttiva. Dopo questa anamnesi dettagliata va eseguita una diagnosi differenziale con altre patologie del tratto genitourinario (infezioni urinarie, calcolosi renale, vescica neurogena, stenosi uretrale, adenocarcinoma prostatico oppure neoplasia della vescica). Già al terzo anno di medicina il dottor Guerrieri, medico straordinario, assistente nel reparto di Medicina Interna diretto dal prof. Di Porto dell’ospedale S.Filippo Neri, ci insegnava come eseguire l’esame obiettivo.
La palpazione dell’addome inferiore (ipogastro) non bastava affatto occorreva procedere all’esplorazione rettale. Non sarà piacevole per il paziente ma è necessaria. Del resto è piacevole l’esame proctologico, la colonscopia in sedazione , l’esame del colon con doppio contrasto? L’ecografia prostatica? L’esame digitale rettale va fatto e basta.
Se il paziente si rifiuta è un problema suo e lo si invia dall’urologo gli si prescrivono anche delle analisi specifiche (es completo delle urine con eventuale antibiogramma, esami ormonali psa tot e free …). L’esame obiettivo si basa, come dicevo, su un’esplorazione rettale per stabilire dimensioni consistenza, simmetria, dolorabilità della ghiandola, e del tono rettale. Noi possiamo palpare solo la parte posteriore della ghiandola (non i lobi interessati) e anche la presenza del solco interlobare. Solo un’ecografia prostatica ci da indicazioni complete. La flussimetria e un’ecografia sono altrettanto importanti prima dell’inizio delle terapie.
E veniamo infine a quest’ultime. Si può iniziare con rimedi fitoterapici (gli estratti di piante, tipo Serenoa repens, la palmetta della Florida, o la Sabal serrulata ) sono molto utilizzati sia in Europa (un terzo delle vendite di tutti i farmaci per l’ipertrofia prostatica benigna) che negli Usa. Più efficace sono gli alfa-adrenergici bloccanti (es. Terazosina) che competono con i recettori adrenergici postsinaptici. Negli uomini con prostata più voluminosa ( > 40 gr ) è più efficace la finasteride che inibisce la conversione di testosterone un idrotestosterone nella prostata. Sono necessari almeno sei mesi di terapia per osservare i massimi risultati.