Entrata in vigore la legge che aumenta nell’aria pubblica la densità di potenza del wireless.
di Maurizio Martucci
Abbiamo oltrepassato il punto di non ritorno: il 30 aprile è entrata in vigore la legge nazionale che, per la prima volta nella storia d’Italia, aumenta nell’aria pubblica la densità di potenza del wireless, cioè dell’irraggiamento di agenti possibili cancerogeni nel potenziamento delle temute radiofrequenze onde non ionizzanti. Previsti pure picchi al rialzo pari a 100 volte più di oggi.
Il tutto non certo per favorire la tecnologia (che poi, detto tra noi, è una transumanistatecnogabbia), ma la lobby del 5G che risparmia 4 miliardi di euro, una valanga di soldi da scontare in sanità pubblica sulla pelle degli italiani grazie all’imbarazzante servilismo dal Governo Meloni e del ministro ultra-atlantista Adolfo Urso, l’artefice dell’intera manovra.
Come il gatto e la volpe, Meloni-Urso si sono resi disponibili a tutto pur di assecondare le richieste delle multinazionali straniere che, per la stessa manovra, non erano riusciti a concluderla coi precedenti esecutivi (Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi), facendolo invece adesso. Da martedì 30 Aprile 2024 l’elettrosmog aumenta perché il duo Meloni-Urso ha preso in giro tutto e tutti: perculata la Legge Quadro, scimmiottata l’opposizione dei sindaci e della regioni, la contrarietà dei cittadini e degli ammalati che soffrono già gli attuali limiti molto inferiori rispetto a quelli adesso legalizzati, presa in giro pura la classe medica e la scienza (senza ‘H‘ finale!) protagonista di appelli alla prevenzione del danno, richiamato inutilmente il buon senso nella minimizzazione del rischio. Un buco nell’acqua. Tutto inutile perché ci hanno presi in giro. Riuscendo persino, cose da pazzi, nell’impresa di prendere in giro loro stessi. Ecco come e perché.
HANNO PRESO IN GIRO LA LEGGE
La Legge Quadro del 2001, la n° 36 che disciplina l’iter parlamentare ed extraparlamentare da adottare nel caso di modifica dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico, indica in un tavolo tecnico e in un tavolo amministrativo di confronto del Governo i passaggi nevralgici della manovra: si tratta della Conferenza Unificata (Stato-Regioni-Comuni-Comunità montane) e della convocazione del Comitato Interministeriale per la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico (CIPRIE) a cui per legge spetta l’onere di intervenire in tema di modifica dei parametri limite ammessi. E’, in pratica, l’ente deputato ad indicare la misura (esempio 3 V/m, 6 V/m, 15 V/m, 30 V/m o 61 V/m).
Ebbene, nei 120 giorni previsti dalla Legge Quadro in cui si sarebbero dovuto assumere questi pareri, il duo Meloni-Urso è riuscito a non convocare (e quindi a non ascoltare) sia i territori, cioè regioni, comuni e comunità montane sia tecnici sotto vigilanza del Ministero dell’Ambiente. E che sarebbero finiti nel prendere in giro la legge, cioè che non li avrebbero affatto sentiti i territori e il CIPRIE, lo avevano già apertamente dichiarato in un passaggio chiave inserito nell’ultima norma, al comma 2 dell’art. 10 della legge 214 del 30/12/23, quella che dal 30 Aprile 2024 aumenta l’elettrosmog, dove infatti si legge “in assenza di specifiche previsioni regolamentari di adeguamento“: già sapevano di voler procedere in assenza della Conferenza Unificata e del CIPRIE, un confronto evidentemente temuto dall’esecutivo se si pensa che magari qualcuno esterno al duo Meloni-Urso avrebbe potuto indicare valori molto al di sotto della media nelle 24 ore dei 15 V/m, anche confermando i più prudenziali 6 V/m.
HANNO PRESO IN GIRO COMUNI E REGIONI
Vanificati tutti gli atti istituzionali sinora approvati dagli enti locali. Alcuni esempi. A nulla è servita la delibera del consiglio regionale della Regione Emilia-Romagna che aveva impegnato la Giunta “a sollecitare il Governo in tutte le sedi istituzionali opportune e nella conferenza Stato Regioni a mantenere i valori di attenzione per i campi elettromagnetici a radiofrequenza attualmente in vigore, ovvero 6 V/m” ed anche “a chiedere che la modalità di misurazione di tale valore, che attualmente avviene come media su 24 ore, torni ad essere svolta come media nei 6 minuti nelle ore di maggiore traffico telefonico.”
A nulla è servita l’istanza del Comune di Moneglia (Genova) girata all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) chiedendo di intervenire nella Conferenza Unificata, come a nulla sono servite le delibere di consiglio comunale approvate nei Comuni della provincia autonoma di Bolzano* oppure del Comune di Campodipietra (Campobasso): tutti hanno espresso “la propria decisa opposizione a qualsivoglia aumento dei limiti dei campi elettromagnetici ad oggi vigenti (pari ai 6 V/m), evidenziando che nessuna ragione – tecnica, tecnologica, economica o anche solo di semplice allineamento a dei valori limite superiori già vigenti in altri paesi UE – può giustificare un rischio di salute per la popolazione, nonché, e più in generale, per l’intera biodiversità (intesa come flora e fauna) dell’ecosistema.”
Resta valida e ferma invece la posizione del Comune di Lavagna (Genova): il Sindaco ha emanato una ordinanza contingibile e urgente che vieta sul suo territorio l’aumento d’elettrosmog sostenendo che “nessuna ragione tecnica, tecnologica o economica potrà giustificare un aumento di tale limite con rischio alla salute per la popolazione“. Nel 2020, Governo Conte I, i sindaci vennero imbavagliati del cd. Decreto Semplificazioni: oltre 600 Comuni d’Italia (compresi città capoluogo come Udine, Vicenza, Grosseto, Messina, Siracusa) avevano adottato moratorie territoriali per fermare il 5G oppure approvato delibere, mozioni, ordini del giorno per la precauzione dal wireless di quinta generazione. Oggi come ieri, anche quella volta tutto vanificato. Ed era roba da 5 milioni di persone rappresentate dai municipi dissidenti, quasi il 10% del totale dei Comuni.
HANNO PRESO IN GIRO I CITTADINI
A nulla sono servite le petizioni, le manifestazioni, come le azioni extragiudiziarie per combattere lo tsunami 5G. Niente da fare per le 65.0000 firme dei cittadini girate al Ministero della Salute, a nulla è servito anche il convegno internazionale “per la moratoria 5G” promosso alla Camera dei deputati come vano è stato anche il tentativo di far riconoscere nei livelli essenziali di assistenza l’elettrosensibilità, la malattia dell’Era elettromagnetica che adesso metterà in serio pericolo la vita di chi ne soffre. Inutili pure lo sciopero della fame, il presidio all’Istituto Superiore di Sanità e sotto la sede centrale della Rai, per far esplodere mediaticamente il problema invece censurato.
HANNO PRESO IN GIRO LA SCIENZA
Non sono serviti a niente nemmeno gli appelli suffragati da prove prodotte dalla comunità medico-scientifica internazionale (indipendente, quindi scienziati e ricercatori sganciati dalla lobby e senza conflitti di interessi con l’industria) che a Giorgia Meloni avevano indirizzato un documento, scrivendo “stiamo già pagando i costi sociali e sanitari dell’aver immesso nell’ambiente livelli di radiazioni artificiali da radiofrequenza che non sono del tutto compatibili con la vita. Un aumento ulteriore dell’esposizione della popolazione a radiofrequenza non è eticamente accettabile e neppure economicamente sostenibile“. Niente da fare anche per le posizioni nette e di contrarietà assunte dai medici di ISDE Italia e dalla rete di IppocrateOrg. Pure loro presi in giro!
HANNO PRESO IN GIRO PURE LORO STESSI
Il culmine della presa in giro è poi stata vederli capaci di prendersi per i fondelli persino loro stessi. Cose da pazzi. Nella maggioranza parlamentare di destra-centro che ha approvato la legge più elettrosmog promulgata in Gazzetta Ufficiale a ridosso di Capodanno, figurano infatti pure i voti favorevoli espressi dai parlamentari Andrea de Bertoldi e Domenica Spinelli: entrambi di Fratelli d’Italia, il primo è un deputato e nella scorsa legislatura lo ricordiamo tra i senatori più accesi e convinti per la moratoria nazionale sui pericoli sanitari del 5G; la seconda è invece una senatrice ma fino ad alcuni anni fa era il Sindaco di Coriano (Rimini) a capo della rete dei Sindaci Stop5G. Al peggio non c’è mai fine, “Uno, nessuno e centomila“, romanzava giustamente Luigi Pirandello tessendo la trama della clamorosa crisi identitaria dell’individuo.
Messi in fila indiana tutti i tasselli della clamorosa presa in giro all’italiana, capito come dietro le quinte, cioè nella trattativa Stato-Telco ci sia stato un grosso business con imbarazzanti scambi di favore tra Adolfo Urso e Salvo Pogliese (il senatore che ha innescato la manovra) cos’altro ci saremmo dovuti aspettare da questo Governo? Ne abbiamo viste di ogni colore, ma non è finita. Prepariamoci al peggio, lo tsunami 5G sta per arrivare.
* Brennero, Bronzolo, Brunico, Caldaro, Cortina, Dobbiaco, Glorenza, Lasa, Montagna, Naturno, Nova Ponente, Ora, Ortisei, Passiria, Predoi, San Lorenzo di Sebato, Sarentino, Silandro, Sluderno, Stelvio, Terento, Termeno, Tubre, Venosta, Vipiteno