SUPERAPP IO WALLET, UN GREEN PASS ALL’ENNESIMA POTENZA PER REPLICARE IL SISTEMA DI CREDITO SOCIALE CINESE.
(di Marizio Martucci)
Dopo 17 mesi di rodaggio nel Governo Draghi, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la
transizione digitale Vittorio Colao ha calato la maschera, forte degli oltre 40 miliardi di euro (11 già allocati in un anno) attesi per lui da Bruxelles col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la gestione post-Covid19.
E la maschera, Colao l’ha calata la scorsa settimana dal tavolo della sala dell’associazione Stampa Estera, puntando all’eco mediatico internazionale (“una visione dell’Italia più semplice della quale siete abituati“, tradito dal lessico, ha detto ostentando il distacco dal Paese reale che evidentemente non sente suo) per ufficializzare l’ingegnerizzazione della società da qui e per i prossimi 4-5 anni: cinesizzare l’Italia è possibile solo grazie al digitale, digitalizzando nei servizi la vita di ogni cittadino, trasformando in digitale la relazione con lo Stato e la cosa pubblica, sempre più liquida e controllore generale con strumenti da capitalismo della sorveglianza. Identità digitale per tutti con conversione della patente e carta d’identità in QR Code elettronico.
SuperApp Io Wallet come potenziamento del Green Pass e replica nostrana del Sistema di credito sociale cinese. 5G dallo spazio. Fibra ottica per coprire il 99% del territorio nazionale. Fascicolo sanitario digitale per la telemedicina, il teleconsulto e le televisite. Pubblica amministrazione digitale e Comuni mandati su cloud come apripista per le smart cities in Big Data. “Per un’Italia migliore, attenta e competitiva“, ha sostenuto l’ex
McKinsey, ex Vodafone, ex Verizon, mostrando in una manciata di slides i passaggi salienti per la trasformazione radicale della nazione, pensata come capofila per un’idealizzata Schengen digitale, cioé il SuperPanopticon europeo del controllo sociale.
Perché l’Europa senza frontiere sarà solo per gli iperconnessi. “Il percorso delle riforme è tracciato e nessun futuro governo potrà smontarlo,” la certezza dell’ex top manager che ambisce persino ad innalzare di 110 volte i limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico finendo dai 6 nei 61 V/m. Insomma, un monologo di aspirazioni tecnocratiche e ambizioni da Quarta Rivoluzione Industriale, quello di Vittorio Colao, in linea con l’Agenda 2030 e quel grande reset dove nulla sarà più come prima tanto caro ai transumanisti che, attraverso l’Internet delle cose, puntano all’evoluzione darwiniana in Cyborg nell’avvento dell‘Internet dei corpi.
Questo oggi ha illustrato il ministro di Draghi, consapevole che – alla fine – l’assenza di un contraddittorio nelle domande alla camomilla dei presenti gli avrebbe fatto passare liscia (come poi è stato) anche la conferenza in sala stampa estera. Nessuno gli ha chiesto nulla sugli effetti sanitari, ambientali dell’elettrosmog. Nessuno gli ha chiesto cosa ne sarà dei nativi digitali e degli esclusi. Se tutte le restrizioni costituzionali già subite nell’ultimo biennio non troveranno nel Wallet una consacrazione permanente. Niente, tutto è stato silenziato, come i dubbi su una telemedicina sbandierata ai quattro venti come la scoperta del millennio senza alcun riscontro reale sul campo (tipico di chi – come i guru della Silicon Valley – è solito mettere avanti il carro senza i buoi).
Ma se, passo dopo passo, la Repubblica digitale comunque è innegabile che stia avanzando, prima che sia troppo tardi è però bene che la politica dal basso (quella dall’alto è ormai conflitta all’interno), quella in autoconvocazione spontanea nelle piazze dissenti, cominci a comprendere come gli ultimi margini e spazi di indipendenza, diritti costituzionali e libertà si potranno rivendicare solo ed esclusivamente attraverso la formulazione di due nuovi diritti: il diritto alla disconnessione ed all’autodeterminazione digitale. O ci salviamo noi, o non ci salva nessuno. Tutto il resto è Orwell, anzi… Colao (poi non ditemi che non vi avevo avvisati e che non ve l’avevo detto).