CINGHIALI IN CITTÁ. COSA FARE?

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Fino a 10 anni fa gli incontri cittadini con quest’animale erano poco diffusi, oggi invece si verificano in un centinaio di città. Mentre L’ISPRA e l’Università La Sapienza di Roma studiano il problema, ENPA ha diffuso un vademecum di comportamento.

I dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) segnalano un raddoppio in 10 anni del numero degli esemplari di cinghiale: dai 500 mila del 2010 a 1 milione nel 2020. Fino a una decina di anni fa gli avvistamenti di questi animali avvenivano solo in 44 città di circa 15 paesi al mondo. Oggi invece sono centinaia le cittadine che soffrono di questo problema.

Popolazione di cinghiali in Italia-ISPRA

Secondo una ricerca recente, che ISPRA sta portando avanti in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, la presenza di cinghiali, più o meno regolare, è stata individuata in 90 centri urbani della Penisola. Genova, Torino, Firenze e Roma sono le più colpite dalle invasioni “fuori campo” di questi ungulati. Il fenomeno sicuramente è dovuto a un’alta prossimità con ambienti naturali, soprattutto nella capitale, che è il più grande comune agricolo d’Europa, e che quindi ha dei veri e propri corridoi naturali come il parco di Veio, quello dell’Appia Antica e la Riserva Naturale dell’Insugherata. Inoltre, i cinghiali in città trovano molto cibo fra i rifiuti e delle persone che li alimentano, anche se è espressamente vietato dalla legge. La 221/2015, infatti, prevede, per chi contravviene a questo divieto, il reato di foraggiamento, che è punito con l’arresto da 2 a 6 mesi o l’ammenda da 516 a 2.065 euro. E poi c’è da considerare che si tratta di un animale molto adattabile. Si abitua facilmente alla presenza dell’uomo, mangia tutto ciò che gli capita ed è capace anche di cambiare i propri bioritmi in base alla disponibilità di cibo.

La popolazione di cinghiali in Italia – Fonte: ISPRA

Secondo la Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC) l’abbattimento non è la soluzione migliore. Gli animalisti ricordano che gli studi più recenti sul controllo della fertilità per la fauna selvatica si sono concentrati sui vaccini immunocontraccettivi. Infatti, affermano, esiste un vaccino specifico, il GonaCon™, che è stato inventato dal Wildlife Services (WS), un programma del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Una singola dose di questo vaccino, spiegano, somministrata a un cinghiale, ha effetto per un periodo che va dai 4 ai 6 anni. Non ha effetti collaterali sull’animale a cui è iniettato e non ha nessun effetto su un eventuale predatore che mangia l’animale vaccinato. Il costo di una singola dose si aggira attorno ai 2 dollari. È già stato sperimentato in Italia, in Toscana, in un ambiente controllato. I dati dichiara LAC indicano che l’iniezione del vaccino nel 30% della popolazione di cinghiali causerebbe una riduzione del 60% della popolazione in 5 anni di tempo. Ma se quando andiamo a gettare l’immondizia ci troviamo faccia a faccia con un cinghiale come dobbiamo comportarci? In fondo si tratta sempre di un animale selvatico.

L’Ente Nazionale Protezione Animali ha messo a punto un vero e proprio vademecum con tutte le istruzioni più importanti come prestare la massima attenzione al crepuscolo, all’accumulo di sfalci che rende l’animale meno visibile, non avvicinarsi mai, anche se sembra docile, perché potrebbe spaventarsi e travolgere l’incauto che si trova di fronte e, soprattutto, durante il periodo della riproduzione, in primavera/estate, prestare la massima attenzione alle mamme che, per difendere i loro piccoli, possono diventare aggressive.

Gli amici degli Aristogatti

a cura di Barbara e Cristina Civinini

Colonia felina del castello di Santa Severa https://gliaristogatti.wordpress.com