“Cinema e televisione mancano di coraggio”

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Sebastiano Somma, intervenuto alla “Gara del Cuore” a Ladispoli, ci racconta i lati chiaroscuri del mondo dello spettacolodi Fabio Picchioni

E’ stato l’idolo delle donne negli anni ottanta nei fotoromanzi. Poi ha incantato il pubblico televisivo in fiction di successo come “Sospetti” e “Un caso di coscienza”. Ma non ha mai abbandonato il suo primo amore artistico, il teatro ed in particolare la filodrammatica Napoletana in cui si cimentava ad inizio carriere recitando nelle più famose commedie di Scarpetta e Eduardo, accanto ad attori del calibro di Aldo Giuffré e Rosalia Maggio. Un attore poliedrico è particolare, Sebastiano Somma ha iniziato a calcare il palcoscenico dall’età di 15, fino all’arrivo nella capitale dopo aver lasciato la sua  Castellammare di Stabia, appena ventiduenne. Cinema, serie televisive, teatro, perfino inviato nella trasmissione di Raiuno, “Carramba che sorpresa” accanto alla mitica Raffaella Carrà.

Sebastiano Somma intervistato da Fabio Picchioni

Ma Sebastiano Somma non si tira indietro nemmeno quando c’è da scendere in campo per la beneficienza, di recente è venuto a giocare a Ladispoli la “Gara del Cuore”, evento destinato alla raccolta fondi per le persone in difficoltà e per sostenere quelle realtà che svolgono un compito sociale di primaria importanza. Proprio allo stadio di Ladispoli l’attore campano ci ha rilasciato questa intervista.

Peraltro Sebastiano Somma non è la prima volta che risponde alle nostre domande, cinque anni fa fu intervistato dal nostro vice direttore Felicia Caggianelli (nella foto) in occasione della rappresentazione al teatro Parioli di Roma dello spettacolo “A ciascuno il suo”, tratto dall’opera di Leonardo Sciascia.

Il nostro vice direttore Felicia Caggianelli con Sebastiano Somma intervistato alcuni anni or sono

Ancora una volta partecipa ad un evento benefico, quanto è importante che personaggi famosi ricordino a tutti l’importanza della solidarietà?

“La Gara del Cuore è stato un bell’evento, molto particolare, abbiamo giocato per aiutare tutti coloro che si prodigano per il prossimo. Del resto, la Squadra Italiana Attori è sempre lieta di essere utile in queste situazioni. Vengo sempre volentieri a Ladispoli, è una gran bella città che ha conservato quello spirito di tanto tempo fa.

Conosce la nostra zona sia per motivi di lavoro o di villeggiatura?

“Assolutamente sì. Adoro il vostro litorale, in estate spesso andato in vacanza a Marina di San Nicola, un posto meraviglioso per rilassarsi a contatto col mare e la spiaggia. Amo passeggiare in bicicletta, costeggiando il bosco di Palo Laziale andavo fino a Ladispoli, una città che mi colpisce molto per questa sua genuina anima popolare e popolosa. Il contrasto tra Marina di San Nicola e Ladispoli mi affascina, così come il mare in inverno, quando posso vengo dalle vostre parti, ricordo anche tante belle estati trascorse a Fregene e Santa Marinella”.

E’ stato molto tempo in tour con “Uno sguardo dal ponte”, trasposizione teatrale del film del 1962 diretto da Sidney Lumet, basato sull’omonimo dramma del 1955 di Arthur Miller. Che esperienza è stata?

“Sono stati tre anni bellissimi ed intensi. Ho lavorato con attori straordinari, portando in scena un testo che racconta l’attualità del dramma dell’immigrazione ricordando le vicende di tanti italiani che in un lontano passato sbarcavano in America in cerca di fortuna, trovando spesso una pessima accoglienza.  Abbiamo portato a teatro un passato che ci appartiene e che non dovremmo mai dimenticare”.

A proposito di teatro. Lei ha debuttato a soli sedici anni con la commedia Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta. Era l’attore la professione che voleva fare da bambino o sognava altri lavori?

“Da bambini si hanno mille idee. Si vogliono fare tanti lavori. Confesso che da piccolo non avevo velleità artistiche, la propria strada si scopre giorno dopo giorno, la mia passione per la recitazione è andata di pari passo con il mio istinto di voler comunicare emozioni e sensazioni. Alla fine sono felice di aver intrapreso questa professione”.

Sebastiano Somma ha lavorato moltissimo sia al cinema che in televisione. Come è cambiato questo mondo?

“Le differenze rispetto al passato si vedono chiaramente.  Se il mondo del cinema avesse più  coraggio e fosse meno ostaggio della distribuzione dei film, forse la situazione sarebbe migliore. Purtroppo si continua ad imporre il mercato delle pellicole, si occupano le sale con film che raccontano le solite storie, gli esercenti cinematografici sono costretti ad accettare per forza. Inoltre non c’è il coraggio di investire su attori nuovi ed emergenti. Personalmente sto partecipando a film che sono opere prime per aiutare le nuove leve a mettersi in luce, ribadisco che il cinema deve puntare sui giovani. Riguardo alla televisione i problemi sono simili, si trasmettono i soliti format fino all’esaurimento dell’interesse del pubblico. Non tira una bell’aria. Chissà, forse erano meglio i fotoromanzi di una volta che raccontavano un mondo che purtroppo non esiste più. Si leggeva in modo leggero per sognare, si vivevano storie d’amore di sentimenti belli e genuini, era lo specchio dell’epoca. Peraltro i fotoromanzi aiutarono molte persone a conoscere meglio la lingua italiana”.

Progetti futuri?

“E’ stato nelle sale cinematografiche il film Mare di grano di Fabrizio Guarducci dove ho lavorato tra gli altri con Ornella Muti e Paolo Hendel. Una storia bellissima di un bambino di otto anni che si muove tra le colline e le valli della campagna toscana fino a quando un giorno appare misteriosamente in una piccola città vicino a Siena. Qui incontra Arianna e Martino, due giovani compagni di avventura che viaggeranno con lui fino al mare, il luogo in cui Adam spera di trovare i genitori. Una storia molto bella che spero presto sia trasmessa anche in televisione. E’ un’opera per grandi e bambini, io ho interpretato la parte di un personaggio molto guascone, mi sono divertito”.

Sebastiano Somma ha alle spalle tantissima tv di successo, buoni film al cinema ed interpretazioni teatrali impegnate. Dovendo scegliere quale è il suo vero amore artistico?

“Questa è l’eterna, giusta, domanda che un attore si sente rivolgere dalla stampa. Sinceramente penso che la vera casa di un attore sia il teatro sul cui palcoscenico c’è la verità assoluta. E l’attore non ha diritto di rettifica perché è a stretto contatto col pubblico. Ovviamente devo molto alla televisione di cui sono innamorato sotto il profilo tecnico perché si ottiene un risultato completo grazie alla tecnologia che si sposa con l’impegno degli artisti davanti alla telecamera. Se dovessi scegliere opterei per il teatro. Perché il teatro è una scelta precisa del pubblico, mentre spesso in tv si guarda quello che offre il panorama”.