CINECITTA’ RITORNA PUBBLICA

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Con il Progetto “Cinecittà futura” una nuova vita per gli Studios tra cinema, Tv e videogame. Un piano d’investimenti da 37 milioni di euro. Primi ciak per la fiction tratta da Eco, “In nome della rosa”, con Everett e Turturro.  Nel 2020 omaggio a Fellini.

di Barbara Civinini

Dopo le glorie del Ventennio, la costituzione della Direzione generale della cinematografia su incarico dello stesso Duce, e la crisi con la morte di Ronconi, che aveva costituito la società nel 1935, visse un ritorno al successo negli anni 50, quando Hollywood la riscoprì. Poi arrivarono gli anni della Dolce vita e dei paparazzi in via Veneto. Alla fine degli anni 70 l’Istituto Luce è ceduto al comune di Roma e adibito a sede amministrativa. Nel 1997 Cinecittà è trasformata da ente pubblico economico in società per azioni: partecipano importanti imprenditori privati, da Diego Della Valle ad Aurelio De Laurentiis. Adesso, dopo vent’anni, Cinecittà ritorna pubblica. Si tratta di un’operazione strategica per rilanciare una delle più importanti aziende culturali italiane, ha detto il ministro Franceschini durante la presentazione del Progetto “Cinecittà Futura”. Negli ultimi 20 anni –ha proseguito– la privatizzazione non ha funzionato ecco perché grazie a una norma di legge abbiamo deciso di riacquisirla prevedendo anche il coinvolgimento della Rai. Un partner importante con cui sì può costruire un piano industriale ancora più forte. Dunque, la fabbrica del cinema italiano è tornata pubblica grazie all’acquisizione degli Studios. Un avvenimento di portata storica, prima che un evento economico. Un patrimonio spaziale, fisico, e immateriale, in un perimetro dove si riuniscono il cinema, l’audiovisivo e la memoria storica dell’Istituto Luce, con l’innovazione e la creatività degli Studios. Si tratta cioè di un vero e proprio piano industriale per gestire dell’intera filiera, che accorpa la gestione dei Teatri e dei Fondi Cinema del MiBACT, le produzioni audiovisive –dalle serie Tv al web– la promozione all’estero del cinema italiano, la conservazione dello straordinario Archivio Storico dell’Istituto Luce, la costituzione del Museo Italiano del Cinema e del Laboratorio di restauro delle pellicole. Il Piano d’investimenti ammonta a 37 milioni di euro. Già per quest’anno è previsto un ricavo di 46 milioni di euro. Tra le prime produzioni in cantiere la serie Tv, tratta da Eco, Il nome della rosa, con la regia di Battiato e la fotografia di Conroy. Nel prossimo triennio saranno costruiti due nuovi teatri di posa, sarà ricostruito il 7, gravemente danneggiato durante la seconda Guerra Mondiale, e ne sarà costituito uno 4.0 per la Motion Capture. Inoltre sono già aperte le procedure per gestire con appalto la filiera dei videogiochi. Dal 4 e il 6 maggio l’Istituto presenterà il primo festival Romevideogamelab. Naturalmente, non poteva mancare l’omaggio a Fellini, il regista che più di tutti è stato capace di evocare la nostra industria cinematografica, che sarà festeggiato,nel 2020, in occasione del centenario, con il restauro e alla ristampa, in pellicola e in formato digitale, della sua opera omnia. È già prevista la sua programmazione a Los Angeles nell’anno dell’inaugurazione del Nuovo Museo degli Oscar realizzato da Renzo Piano.