Continua la strage dei pini e dei cipressi della Necropoli. L’incuria sta condannando alla desertificazione uno dei luoghi più suggestivi del nostro paesaggio.
Di nuovo l’ennesimo pino, della splendida via che porta alla Banditaccia, a terra, sdraiato sopra le tombe degli avi, segato.
Un centenario ridotto a legna per pochi camini e stufe classiche tornate tanto di moda.
Si dirà:era malato! Vero ,ma perché non curarlo?
Si dirà: “era pericoloso! Forse, ma perché non renderlo inoffensivo?”
Si dirà:era malato! Vero ,ma perché non curarlo?
Si dirà: “era pericoloso! Forse, ma perché non renderlo inoffensivo?”
Si dirà: la causa è stato il vento! Può’ essere, ma in un secolo di giornate ventose ce ne saranno pure state eppure erano rimasti tutti in piedi!
Non è che la malattia che nessuno cura li ha resi più soggetti e deboli agli effetti atmosferici?!
Si dirà: “ce ne so’ tanti, uno in meno che vuoi che sia!”.
Si dirà: “ce ne so’ tanti, uno in meno che vuoi che sia!”.
Lo si è detto degli ebrei, degli zingari, degli italiani che esalavano l’ultimo respiro con accanto il canarino nelle miniere del Belgio, degli anziani nelle RSA odierne.
Affrettatevi a farci una passeggiata, affrettatevi a protestare contro gli inerti della Soprintendenza, gli incapaci al Granarone, prima che sia troppo tardi.
Imponete loro che i pini, vero patrimonio cervetrano, non le solite pompose ed inefficaci chiacchierate sul quanto siamo belli e quanto siamo bravi, possano essere tenuti in vita per far felici e rincuorare dalle innumerevoli tristezze terrene, i nostri figli ed i nostri nipoti, così come è stato nella notte lontana per i nostri nonni.
Costringiamo le Autorità (sic) a ripiantare pini e cipressi, che non si debba pro vergogna di fronte ai visitatori, sempre meno da anni, ma che comunque, nonostante tutto, continueranno a farci visita.
Possibile che si debba rimpiangere il regime fascista che nella sua disgraziatissima e per molti dolorosa epopea, seppe quantomeno mettere in piedi questo splendore di viale novanta anni fa?
Come si dice a Cerveteri: non aspettiamo che dei pini e dei cipressi della Necropoli, “nun ce resti manco la puzza”
Affrettatevi a farci una passeggiata, affrettatevi a protestare contro gli inerti della Soprintendenza, gli incapaci al Granarone, prima che sia troppo tardi.
Imponete loro che i pini, vero patrimonio cervetrano, non le solite pompose ed inefficaci chiacchierate sul quanto siamo belli e quanto siamo bravi, possano essere tenuti in vita per far felici e rincuorare dalle innumerevoli tristezze terrene, i nostri figli ed i nostri nipoti, così come è stato nella notte lontana per i nostri nonni.
Costringiamo le Autorità (sic) a ripiantare pini e cipressi, che non si debba pro vergogna di fronte ai visitatori, sempre meno da anni, ma che comunque, nonostante tutto, continueranno a farci visita.
Possibile che si debba rimpiangere il regime fascista che nella sua disgraziatissima e per molti dolorosa epopea, seppe quantomeno mettere in piedi questo splendore di viale novanta anni fa?
Come si dice a Cerveteri: non aspettiamo che dei pini e dei cipressi della Necropoli, “nun ce resti manco la puzza”
Angelo Alfani