CERVETERI, IL CENTRO STORICO

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Centro storico partono i lavori
Immagine centro storico

Così l’archeologa Rita Papi: “Il centro è vivo e vegeto”

«Alcuni anni or sono, ho pubblicato un libro con questo stesso titolo, che aveva come obiettivo quello di colmare una lacuna su questo luogo del quale non esisteva una guida che i turisti potessero consultare per la visita del bellissimo borgo d’impronta medievale.
Ci eravamo preoccupati di accompagnare le persone e i gruppi alle nostre necropoli etrusche ed avevamo trascurato quanto resta del nostro paese dei periodi successivi: dall’impronta romana, alla Rocca, al Castello, al piccolo gioiello del borgo. Il mio sogno era quello di vedere questo nostro patrimonio, troppo a lungo trascurato, diventare come molte altre città di origine etrusca, come Tarquinia, Orvieto, Cortona ecc., luogo di incontro, di passeggio, di conoscenza, di partecipazione. Purtroppo questo sogno sembra lontano dall’avverarsi.

Molti pensano che il centro storico di Cerveteri sia praticamente morto o morente, privo di interesse e di valorizzazione. In realtà vorrei far notare come il nostro centro storico sia vivo e vegeto, bello, interessante, vivace e soprattutto presente nel nostro cuore, specialmente quello degli abitanti, che hanno recentemente ricostituito il nuovo comitato del Rione Boccetta, che salutiamo e al quale auguriamo buon lavoro.

Il centro storico di Cerveteri possiede tesori ineguagliabili: una chiesa romanica, una Rocca e un Castello di origine medievale, con trasformazioni successive rinascimentali, seicentesche, fino ai palazzi ottocenteschi, come il Palazzo Municipale San Martino e la Fontana del Mascherone. Nella bellissima piazza Santa Maria si affacciano alcuni di questi monumenti, compreso il Museo Archeologico, racchiuso nella Rocca medievale e comprese anche le costruzioni dei Palazzi Orsini-Ruspoli, con all’interno un favoloso Hotel di Lusso.

Ma anche nel Borgo, le cui vie si diramano dalla forma ad albero medievale e sulle quali si affacciano le abitazioni, appoggiate sul ciglio delle rupi che lo circondano. Alcune di queste case sono addirittura dipinte sotto i cornicioni, con stemmi e disegni, portati alla luce dalla pioggia che ha lavato via gli intonaci sovrapposti. E c’è pure la bellissima chiesa di S. Antonio Abate, con importanti affreschi, di cui uno attribuibile a un grande esponente della pittura laziale del ‘400 Lorenzo da Viterbo. L’amore degli abitanti per questo luogo si è espresso con i fondi raccolti per il restauro della statua del santo non molti anni fa, a dimostrazione che se si vuole veramente si riesce a raggiungere ogni obiettivo importante. Ma la bellezza del Borgo è costellata anche di Botteghe artigiane, orafi, ceramisti, calzolai e creatori di pelletterie artigianali, falegnami e restauratori, specialità gastronomiche, antichi forni a legna, piccoli alberghi a conduzione familiare, locali di ristoro, bar, ristoranti ecc.ecc. in più, in fondo al Borgo restiamo incantati dal Belvedere che ci mostra dalle mura cittadine lo spettacolo grandioso del territorio, fino al mare.

Dunque che cosa manca a questo nostro centro storico per decollare? A mio avviso, innanzi tutto ci vorrebbe una maggiore attenzione al patrimonio storico: mura, abitazioni, monumenti. Uno sforzo che deve venire dallo Stato in primis, troppo spesso latitante, ma che si potrebbe spronare maggiormente, e dalle autorità municipali, specialmente per quanto riguarda l’attrazione di visitatori, rendendo noto e pubblicizzando tutto ciò. Ma anche rendendolo aperto e fruibile, non allontanando i mezzi pubblici e privati, ma attirando il passaggio e la frequentazione, con parcheggi adeguati e regole precise. Non è allontanando le persone dai luoghi limitrofi che aiutiamo la vita di un luogo così prezioso, che ha bisogno di essere notato, non nascosto. Non bastano gli eventi, pur notevoli, che vengono organizzati periodicamente, serve una programmazione che tenga conto del fatto che non vogliamo che i turisti vengano solo per le aree archeologiche etrusche, ma anche per visitare un centro storico che deve essere valorizzato, ma che non è mai stato così vivo e vitale».

Rita Papi