CERVETERI, COMMERCIANTI IN CRISI

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L’OPPOSIZIONE PROVA A CHIEDERE AIUTI PER LA CATEGORIA. IL SINDACO INVOCA FONDI EUROPEI.

«Così non si può andare avanti: non ci resta che chiudere». Doriana, Fiorenzo e Carla pagano per una crisi che morde e che continua a farlo velocemente costringendo alla chiusura imprenditori e artigiani. La pandemia, i rincari, le bollette. Davvero una fase storica nefasta. E così come in Italia, anche a Cerveteri le attività iniziano sul serio a chiudere le saracinesche. E i residenti e i più affezionati clienti perdono i loro punti di riferimento. Nella frazione di Cerenova dopo 22 anni la serranda è stata abbassata definitivamente nella bottega “Castello della bufala” pronto a offrire mozzarelle tipiche e formaggi. Il titolare però ha gettato la spugna. «Volevamo ringraziare tutti i clienti per l’affetto dimostrato in tutti questi 22 anni di attività – parla Fiorenzo – noi ci abbiamo messo il cuore e l’anima ma purtroppo con tutti questi aumenti non è bastato». Originario del Veneto, il signor Fiorenzo si era impiantato proprio a Cerveteri. «Ho un podere nella frazione de I Terzi – racconta – e ho 70 anni. Certo, l’età avanza però non avrei mai immaginato di prendere questa decisione adesso. Le spese sono aumentate vertiginosamente e considerando che a Cerenova si lavora specialmente nel periodo estivo, il futuro non sarebbe stato roseo. Perciò abbiamo chiuso».

A Borgo San Martino i cancelli dell’agriturismo “Antico casale” sono sbarrati da giorni. A breve rischia di chiudere un altro ristorante e una pescheria sempre a Cerveteri. Un pub si è spostato a Ladispoli tentando una sorte diversa. La classe politica ne discute in aula proponendo una mozione. «È davvero triste assistere a tutto questo, – interviene Luigino Bucchi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia – sono diverse le motivazioni tra cui non ultime quelle dell’aumento dei costi dell’energia elettrica e delle materie prime che hanno fatto traboccare il vaso di un settore, quello commerciale, già pieno di sofferenze. Parliamo comunque di consolidate realtà economiche presenti sul territorio da anni con diversi addetti occupati che, ora rimarranno a casa in cerca di nuovo lavoro».

Bucchi, con i colleghi di minoranza Salvatore Orsomando, Gianni Moscherini, Lamberto Ramazzotti e Emanuele Vecchiotti, ha lanciato una mozione finalizzata ad individuare la possibilità di ristori temporanei per le categorie andate in crisi. Proposta tra l’altro votata all’unanimità. La Giunta comunale non si tira indietro. «Proprio la scorsa settimana – spiega il sindaco, Elena Gubetti – abbiamo avuto un incontro in Regione per chiedere un intervento specifico, come la creazione di un fondo da destinare alle attività commerciali che in questo momento stanno entrando in sofferenza e che nei prossimi mesi crescerà esponenzialmente». Il primo cittadino etrusco ha anche ricordato come in questi due anni di emergenza sanitaria e di restrizioni e lockdown a causa del coronavirus, l’amministrazione si sia rimboccata le maniche andando ad intervenire là dove possibile, in relazione alle iniziative nazionali, che prevedevano, ad esempio «l’esenzione dal pagamento della Tosap e le agevolazioni per la Tarip». Ma per Gubetti è necessario anche un intervento oltre confine. «Ci vuole da parte del governo nazionale, ma anche europeo un’azione concreta come fatto per il covid, quando sono stati stanziati dei fondi per i buoni spesa. Credo che ora si dovrà agire con una sorta di “bolletta sospesa” e trovare delle risorse da mettere a disposizione di chi non riesce a pagare».

Granarone che intanto suggerisce iniziative anti-spreco in vista del prossimo Natale, magari con meno luminarie rispetto al passato. «Quest’anno il periodo natalizio – aveva detto giorni fa Giuseppe Zito, consigliere comunale del Pd – arriverà nel pieno di una crisi energetica e sociale. Molte famiglie non sanno come pagare le bollette, moltissime non avranno la possibilità di accendere i riscaldamenti. Gli enti locali dovranno capire come essere al fianco dei più bisognosi, per questo chiedo un Natale con la testa e con il cuore». Non è esente il settore agricolo. I contadini sono esausti dopo il calo di produzione, la siccità e le bollette astronomiche. «Ce l’aspettavamo – sostiene Roberto Seri, referente locale della Confederazione italiana agricoltori – però è chiaro che non con questa portata. Sono mesi difficili un po’ per tutti, senza dimenticare l’aumento delle materie prime e del costo del carburante. È diventato un costo anche riempire il serbatoio dei trattori».