C’erano una volta le palestre

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Caro Sport mi ritorni in mente…

Vi ricordate la palestra? Quel luogo dove si andava ad allenare il corpo, a distendere la mente accolti da un preparatore atletico che ti guidava verso il benessere. Cambiano i colori, le stagioni, anche i dati della santa curva epidemiologica ma le palestre in Italia sono state chiuse a marzo 2020 e lo sono ancora. Per una settimana i malcapitati imprenditori del fitness sono stati illusi, hanno speso denaro(che non tutti avevano) per seguire diligentemente tutto il protocollo inviato loro per aprire in sicurezza: gel disinfettanti, mascherine, pannelli di plessiglass, cartellonistica e attrezzatura in sala dimezzata per garantire il distanziamento per 7 giorni o poco più. Il tempo che le persone stordite, impigrite e spaventate prendessero coscienza che frequentare una palestra era nuovamente possibile che hanno richiuso tutto per un’impennata di contagi. Il tempo di iscriversi o rinnovare il mese e la festa è finita. Il silenzio è assordante intorno ad un settore che conta milioni di lavoratori, che fine hanno fatto dopo oltre 15 mesi di inattività?

Duecento secondi di plank al giorno: la protesta sui social per riaprire le palestre.
Allenare gli addominali per 200 secondi al giorno e condividere il video sui social network. La protesta ideata da Basic-Fit, catena di palestre che conta oltre 800 sale di allenamento nell’Ue, è sbarcata sul web per ricordare, con oltre tre minuti di plank, “i 200 giorni da quando le sale fitness sono state chiuse”. L’esercizio consiste nell’appoggiare a terra la punta dei piedi, i gomiti e gli avambracci e restare in equilibrio sfruttando i muscoli dell’addome. La multinazionale olandese si è rivolta innanzitutto agli sportivi dei suoi mercati di riferimento: Paesi Bassi (dove conta oltre 200 palestre), Francia (393 sale) e Belgio (188).

E in Italia “riaprire la mia palestra” quando sarà possibile?

La cronaca racconta che “il governo Draghi valuta il coprifuoco a mezzanotte e quando riaprire le palestre, permettere i matrimoni e il consumo al tavolo in bar e ristoranti”. Uno spiraglio, legato ai numeri che narrano un miglioramento della situazione sanitaria. Grazie alla campagna vaccinale incalzante. – riportano le testate giornalistiche nazionali – Qui è il punto controverso, il meccanismo che rende precario il futuro del settore: l’apertura è legata al numero dei contagi che da oltre un anno oscilla senza logica. «Anziché esserci una progettualità a livello nazionale: aprire e basta, aprire in modo contingentato come per le altre attività e trovare un equilibrio nell’attuale vita dall’emergenza perpetua. Si frequenta la scuola, la posta, si parte e si torna, si lavora, si fa l’amore ma non si sale sul Tapis roulant!» si sfoga un istruttore di fitness. Anni di sacrifici per aprire un centro, per creare e mantenere un rapporto di fiducia con i frequentatori della palestra. «Un mondo in continua evoluzione dove stare al passo con la concorrenza è un lavoro nel lavoro».

Lo sconforto dopo lo stop del Paese, la rabbia per essere il fanalino di coda. Una rabbia che ritorna prepotente in questi giorni in attesa di sapere quale delle due correnti, “la rigorista o la aperturista” prevarrà al tavolo del Consiglio dei Ministri e quali indicazioni arriveranno dai consiglieri scientifici.