C’ERA UNA VOLTA UN PEZZO DI LEGNO

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Arriva sul grande schermo il “Pinocchio” di Garrone. Una grande favola da artigiano con tutti i personaggi di Collodi.  Secondo Benigni, che interpreta Geppetto, è un regalo per gli italiani, grandi e piccini.

di Barbara Civinini

I sogni dell’infanzia non si dimenticano mai, ti rimangono dentro per tutta la vita. Ed è proprio quello che è successo al regista Matteo Garrone con Pinocchio, la sua storia preferita da quando aveva solo sei anni: era difficile resistere alla tentazione, ha detto. Proprio per questo ha deciso di portare sul grande schermo il capolavoro di Collodi. Così, dopo il pluripremiato Dogman, è tornato sulla strada del mondo magico de Lo cunto de li cunti e per farlo, come ha dichiarato, è partito dalle origini, da quelle pagine pubblicate a puntate sul supplemento del quotidiano Il Fanfulla, prima di diventare un libro (1883) – dove il protagonista per intercessione dei piccoli lettori non muore più – e dalle prime illustrazioni di Mazzanti.

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Le bugie fanno crescere il naso – Fonte: 01 Distribution

Ho cercato di fare un’opera popolare – spiega Garrone – che potesse arrivare a tutti come fa il capolavoro da cui è tratto”. Così, sotto le feste di Natale, arrivata sul grande schermo in 700 mila copie la storia di un vecchio pezzo di legno. La trama la conosciamo un po’ tutti, ma questa volta ha un fascino particolare, dal gusto medievale, anche se gli ingredienti sono sempre gli stessi: la fame dell’Italia contadina che fu e le disavventure di un burattino senza fili intagliato da mastro Geppetto – interpretato da un Benigni sapientemente invecchiato e ammansito dalla povertà – circondato da una popolazione stracciona, brutta e cattiva, che prima cede alle tentazioni e poi scopre la redenzione salvando l’anziano padre ingoiato da un grosso mostro marino.

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I personaggi di Collodi ci sono tutti da Lucignolo, all’immancabile coppia del gatto (Papaleo) e la volpe (Ceccherini) a mangiafuoco, interpretato da un generoso Gigi Proietti, alla fata turchina.Pinocchio  è molto più che una fiaba, insegna che bisogna stare attenti a chi ti promette la felicità e che i miracoli bisogna coglierli subito sennò non tornano più” – commenta l’attore. Nel cuore dei telespettatori ci sono sempre le belle immagini dello sceneggiato firmato da Comencini, andato in onda nel 1972, con un indimenticabile Manfredi, ma in questa pellicola c’è qualche cosa di più. C’è la favola del buon artigiano che diventa artista lasciando gli effetti speciali, affidandosi al trucco sapiente del premio Oscar Mark Coulier, agli effetti visivi Rachael Penfold e ai vecchi trucchi del mestiere.

Il giovane protagonista Federico Ielapi si è dovuto sottoporre a oltre 3 ore di trucco al giorno per vestire i panni della marionetta. Nella fotografia ritroviamo persino i Macchiaioli toscani, cui il regista dice di essersi ispirato per tratteggiare il suo paesaggio. Ma la vera chiave di lettura, come in tutte le favole che si rispettino, è l’amore: quello tra un padre a un figlio. Insomma una storia, come ha detto Benigni, che è un regalo per gli italiani e che Benedetto Croce annoverava fra le grandi opere della letteratura italiana. Il film è prodotto da Archimede insieme a Rai Cinema e Le Pacte, con il contributo del Mibact, della Regione Toscana e dello stesso regista.