Castello di Santa Severa  a rischio privatizzazione

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castello di santa severa

Un ristorante al posto della bottega di ceramica, diventerà una struttura ricettiva d’élite?  La politica si mobilita. 

Dietro il mancato rinnovo della convenzione tra la Regione e Lazio Crea si ipotizza la possibilità di una privatizzazione per l’utilizzo del Castello a fini diversi da quelli archeologici-culturali.
La mancata proroga dei contratti d’affitto scaduti degli artigiani, che dovranno lasciare a breve le loro botteghe, supporta l’ipotesi nefasta insieme al fatto che per la prima volta in 25 anni la Regione non ha finanziato il polo museale comunale che ha sede proprio all’interno del Castello. La Regione ha intimato lo sfratto entro il 31 gennaio 2024 alle attività presenti. 

La politica si mobilita: la consigliera Regionale del Polo Progressista, Alessandra Zeppieri in visita al Castello con Rossana Valentini, coordinatrice di Circolo Sinistra Italiana Litorale Nord “Mahsa Amini, ha già depositato una prima interrogazione. “Noi saremo al fianco della cittadinanza e degli amministratori e amministratrici locali affinché si ponga fine a questa speculazione, affinché un bene storico inestimabile e di aggregazione resti tale per l’intero territorio” la nota del Circolo. Pieno appoggio da parte della consigliera regionale del Pd Lazio, Michela Califano: “Faremo tutto ciò che è in nostro potere per evitare che venga demolito uno straordinario modello culturale come quello del Castello di Santa Severa in nome di chissà quali interessi”. E il Primo Cittadino non resta in silenzio e si dichiara pronto alla mobilitazione per salvaguardare il castello. “È vero, che potrebbe essere in atto un tentativo di privatizzazione del Castello di Santa Severa. Bisogna richiamare la Regione Lazio, che è proprietaria del bene monumentale e la giunta del presidente Francesco Rocca, alle sue precise responsabilità” afferma, ricordando che il comune è proprietario all’interno del maniero di ben tre musei. “Da quanto trapelato, inoltre saranno aumentati gli spazi utilizzati come camere per l’ostello e sempre come si vocifera, ormai da mesi, un nuovo ristorante sarà allestito esattamente dove oggi si trova una bottega di ceramica in una struttura dove sarebbero già presenti i locali da adibire a cucina […] È indubbio però – conclude Tidei – che stiamo assistendo ad un fenomeno molto preoccupante”.