Il ministro della Giustizia aveva proposto la scorsa settimana contro il magistrato Alessandra D’Amore un provvedimento disciplinare. Ieri mattina il pm sentita dal procuratore generale. Tanti dubbi sulle indagini.
Nessun commento sull’interrogatorio. Nessuna risposta alle domande dei cronisti della stampa e della tv. Il pm del caso Vannini, Alessandra D’Amore, ieri è stata sentita dal procuratore generale della Cassazione, Giovanni Silvi, dopo l’azione disciplinare avanzata contro di lei dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, poiché ha ritenuto, il Guardasigilli, che le indagini sull’omicidio del povero Marco siano state condotte in modo “superficiali”. Bonafede lo scorso anno aveva persino mandato i suoi ispettori ministeriali nella procura di Civitavecchia. Alessandra D’Amore è assistita dal suo difensore e procuratore aggiunto di Roma, Stefano Pesci. Non è chiaro se verranno ascoltate anche altre persone informate. Il Consiglio superiore della magistratura dovrà infine decidere se archiviare il caso, oppure se dare seguito all’azione disciplinare chiesta dal ministro del Movimento Cinquestelle. Il procuratore capo di Civitavecchia, Andrea Vardaro, nei giorni scorsi è intervenuto pubblicamente per difendere l’operato di Alessandra D’Amore riguardo all’uccisione di Marco Vannini. Tanti, troppi dubbi erano emersi su questa vicenda: la casa dei Ciontoli non sequestrata, il luminol non adoperato sulla scena del crimine e i vicini di casa non sentiti dai carabinieri.