CARO ALBERTO

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gatti

DAL LIBRO ANNA I GATTI E ALTRE STORIE… di Anna Bonetti

Tutti gli anni, il 17 febbraio, ricorre la festa del gatto. È stata fissata questa data perché il 17 febbraio in numeri romani anaagrammati, fa la parola “vissi” che per il gatto è una parola veritiera, in quanto, si sa, il gatto ha sette vite, anzi, in alcune parti del mondo si dice che ne abbia addirittura nove.
Tutti gli anni, noi amici dei gatti, simpatizzanti, gattare, ci riuniamo per festeggiare alcune volte nelle colonie feline, altre volte in palazzi nobiliari messi a disposizione delle varie principesse gattare, altre nei teatri e in altri luoghi ancora. Una volta il sindaco di Roma, allora era Francesco Rutelli, mise a disposizione la sala di Giulio Cesare, in Campidoglio. Quell’anno ci onorò della sua presenza addirittura Alberto Sordi, perché era stato nominato per un giorno Sindaco della città ad honorem. Orbene, eravamo moltissimi ad applaudire Albertone quel giorno e, dato che Francesco Rutelli si faceva attendere, egli cominciò a raccontare fatti avvenuti nella sua lunga e affascinante vita e tutti stavano ad ascoltarlo con grande entusiasmo, finché non fu stanco. Le gambe cominciavano a fargli male, a causa della sua malattia, che si aggravò nei suoi anni di vecchiaia. Siccome mi ero precipitata ad offrigli una sedia, per farlo riposare, lui mi guardò e con la sua voce inconfondibile disse: – – A bionda, anche tu sei gattara?
Io risposi: – Certo, Albé, so’ proprio gattara!
Allora mo’ te racconto.
E cominciò: “Quando ero ragazzino e abitavo a Trastevere, vedevo sempre ‘ste vecchiette che arrivavano con le borse piene de pile con la pasta per i micetti. Li chiamavano e se faceva na’ folla di gatti, gatte e cucciolotti e loro je davano tutto quello che avevano portato, svuotando le sporte, facevano qualche carezza in giro e se ne ritornaveno a casa a preparà da magnà per giorno dopo. Le vecchiette! Ahò, se sapevo che c’erano anche ste gattare, da mo’ che sarei venuto da voi!” – disse guardandomi con quell’aria ridanciana e ironica, come sapeva fare solo lui, il grande Alberto Sordi.
Caro Alberto! Quel giorno, dopo aver salutato il Sindaco e noi gattare e aver lasciato un generoso assegno, se ne andò e non lo rividi più.
Ciao Alberto, ci manchi tanto.

Anna

anna bonetti