CARMINE FARACO: INTERVISTA DI FABIO PICCHIONI

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carmine Faraco

CARMINE FARACO AL MANHATTAN CAFÈ DI LADISPOLI

Carmine FaracoAi microfoni di Fabio Picchioni il cabarettista Carmine Faraco si racconta: da Zelig, Colorado e Made in Sud fino a “Figlio di un Rock”, il suo esordio come scrittore.

Hai lavorato con i migliori artisti del cinema italiano, da Troisi ad Alberto Sordi, a quale pellicola sei più affezionato?
Il Tassinaro, con il grande Sordi. Il mio terzo film. Mi chiamò Paola Scola, all’epoca assistente di Sordi e all’appuntamento mi sono presentato con mia madre, provavo soggezione! Alberto Sordi era una persona eccezionale, i Grandi sono così.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando ripensi a lui?
Durante le riprese de “Il Tassinaro”, in una scena del film Alberto mi doveva dare una chiave inglese in testa, forte tanto da stordirmi. La chiave era di gomma ma lui mi prese con la nocchia della mano, mi feci male. Mi ha assistito personalmente, scusandosi dell’accaduto. Un bel momento con lui che porto nel cuore.

Parliamo di un altro grande artista: Massimo Troisi. Insieme a Merola e Pino Daniele sono il cuore di Napoli. Cosa rappresenta per te?
Se Massimo Troisi fosse stato un chitarrista sarebbe stato un JimiHendrix. Lo ricordo e stimo inoltre per il suo impegno nella squadra di calcio artisti, da lui costituita. Al San Paolo fecero una partita negli anni 90/91, quando il Napoli vinse la Coppa Uefa, e venne Maradona a tirare il calcio di inizio. In quella partita ho giocato come terzino sinistro, che ricordi!

Carmine FaracoHai avuto l’onore di conoscere Maradona?
Si, conservo una foto: io, Massimo e Maradona.

Ti manca Napoli?
Sono 40 anni oramai che vivo altrove, è sempre un’emozione tornarci.

Quando hai iniziato la carriera da cabarettista?
Amavo il modo di Troisi di far ridere, mi sono avvicinato al suo mondo. Mi sono iscritto alla scuola di recitazione, presentarmi a vari provini. In quel periodo mi presero per il film “Ricomincio da tre” di Troisi. Sono passato quindi al teatro brillante sperimentando piccoli monologhi. Far ridere è la cosa più difficile, e la gente rideva ascoltandomi. Successivamente ho lavorato 4 anni al Puff, storico locale di Lando Fiorini in Trastevere. Una grande palestra.

Hai partecipato al Seven Show, un programma televisivo italiano d’intrattenimento andato in onda sul circuito nazionale italiano Italia 7 dal 1996 al 1999.
L’anno in cui ho preso parte, il Seven Show era presentato da Alessandro Greco, eravamo al teatro Bracco a via Fiorentini, è stata un’esperienza piacevole e formativa. La seconda edizione con Teo Mammuccari.

Progetti futuri?
Ho scritto una fiction, stile Happy Days ma all’italiana. Ti ricordi “Fonzie”? A breve ci sarà la puntata zero.

Nel presente c’è il libro “Figlio di un Rock”, possiamo definirlo il viaggio della tua vita?
Si. “Figlio di un Rock”, l’ho scritto l’anno passato ripensando alla mia vita, alle serate trascorse a lavorare, a mio figlio. In particolare un episodio accaduto nel 2012 che riguarda il mio rapporto con lui. Una lettura divertente in uscita il prossimo 14 maggio, chi desidera leggerlo subito, sulla pagina Facebook è disponibile!