E A CAMPO DI MARE CONTINUANO A GALLEGGIARE CHIAZZE MALEODORANTI.
“C’è chi dice no…” direbbe Vasco Rossi. Sì, perché quello dei divieti e della comunicazione sulla balneabilità del nostro mare è davvero un gran bel casino. Tanto che residenti e turisti faticano a districarsi. Si fa fatica a districarsi tra le note stampa dagli organi ufficiali, le bandiere rosse imposte, le macchie galleggianti in acqua (ultimamente avvistate a Campo di Mare) e le rassicurazioni istituzionali.
Partiamo dall’ultima rilevazione, quella dell’associazione Goletta Verde che boccia praticamente il fiume Vaccina di Ladispoli definendolo «fortemente inquinato». Una doccia fredda in piena stagione per un torrente che perde punti, sempre secondo Goletta, in riferimento agli ultimi due anni in cui era stato classificato «entro i limiti» nei vari campionamenti, e ora declassato dopo l’ultimo monitoraggio effettuato nelle acque laziali. «Troppe criticità lungo la costa del Lazio continuano ad essere confermate – commenta ufficialmente Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio -, con le nostre analisi non vogliamo sostituirci alle autorità competenti, tanto meno giudicare complessivamente la qualità di intere porzioni del litorale, ma porre l’attenzione su problemi evidenti che ne mettono a rischio la salute». Poi l’invito alle istituzioni. «Un’attenzione – prosegue Scacchi – che chiediamo con forza anche agli amministratori, i gestori del servizio idrico, i consorzi di bonifica e gli operatori del mare. Scarsa o mancata depurazione e abusivismo fognario sono le cause delle problematiche che emergono, peraltro sempre negli stessi posti».
Il giallo. Eppure verrebbe da dire: «Tuffi vietati nell’acqua eccellente». Un dilemma che in realtà si ripropone per l’ennesima estate su litorale romano. Colpa di un’ordinanza statale che impone di non farsi il bagno in prossimità dei fiumi, nonostante l’Arpa Lazio, agenzia di protezione ambientale regionale, qualifichi l’acqua come «eccellente» su interi tratti delle località costiere bocciate da una sorta “maglia nera” e indicate dalla stessa Regione come «non balneabili».
Il contrario di quello che comunque sostiene Goletta Verde. E così chi si ritrova dei fossi che attraversano il centro, come Ladispoli ad esempio che ne ha due, non ha chance di risalita in classifica. Quello del giudizio sulla qualità delle acque è un rebus che mette in crisi tutti. I turisti che non ci capiscono nulla, i balneari che devono far fronte alle lamentele dei clienti che spendono fior di quattrini per un abbonamento stagionale e i sindaci, furiosi, e pronti ad adire alle vie legali. Come a Santa Marinella ha promesso Pietro Tidei. Si sfoga Ladispoli.
«La Regione applica male un divieto preventivo – si accoda Pierpaolo Perretta, delegato al Demanio marittimo – estendendolo, in danno di Ladispoli, ad aree non inquinate e sulle quali non esegue analisi. Bisogna dimostrarne la fondatezza giuridica e darne conto al destinatario».
Ancora polemiche. «Prendiamo atto del lavoro svolto da Goletta verde per la quale si nutre il massimo rispetto – controbatte Perretta – ma le uniche analisi con validità giuridica sono quelle effettuate dagli enti preposti della Regione Lazio che da anni attestano che le acque di Ladispoli risultano eccellenti. Il divieto di balneazione, che ricomprende le foci fluviali, è un divieto preventivo per cause diverse dall’inquinamento». Per Goletta Verde si trova invece «entro i limiti» la foce del fosso Zambra di Cerveteri ma da giorni i residenti continuano a segnalare la presenza di macchie e pezzi marroni galleggianti, come nel giorno di venerdì 12 luglio, immagini pubblicate sui social e che inevitabilmente hanno fatto il giro del web.
Il sindaco Elena Gubetti ha voluto rassicurare sostenendo che in base ai controlli della Capitaneria e ai rilievi degli organi competenti si è trattato di un fenomeno naturale. I cittadini hanno risposto: «ma i politici farebbero il bagno in mezzo a queste cose che galleggiano?».