“CANCRO CAUSATO DA CELLULARE” Sentenza del tribunale di Monza. Risarcito lavoratore danneggiato

0
2792

Sesto verdetto che riconosce il nesso causale tra elettrosmog e tumore maligno al cervello

Il Tribunale di Monza ha condannato l’INAIL riconoscendo ad un addetto di Linate e Malpensa la malattia professionale con inabilità permanente per neurinoma del nervo acustico da irradiazioni di radiofrequenze emesse da telefoni cordless e cellulari. Oggi, il primo a darne la notizia, il giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci dal suo sito OASISANA.COM che così scrive:

“E siamo a sei, senza contare la temporanea ordinanza stop Wi-Fi della magistratura fiorentina che l’ha interdetto in una scuola elementare: tacciano per sempre i negazionisti dell’evidenza del rischio che s’ostinano a valutare l’innocuità dei soli effetti termici, mascherando una realtà da film horror sfoggiando studi di dubbia provenienza nei finanziamenti (accusati di distorsioni metodologiche), sbugiardati nella aule di tribunale”

LA VERITA’ NASCOSTA

Tenuta nascosta per una ventina di giorni senza che nessun organo d’informazione avesse trovato forza e coraggio per diffondere la notizia in piena corsa al 5G, siamo in possesso degli atti ufficiali di una clamorosa sentenza che riconosce il nesso causale elettrosmog = cancro, ancora una volta, l’ennesimo verdetto che porta a sei il conto provvisorio dei pronunciamenti anti-elettrosmog, con l’ultimo maturato in Lombardia in una condizione d’esposizione multipla e cumulativa assimilabile ad un’iperconnessione ubiquitaria come quella prospettata dal lato oscuro del 5G, che vorrebbe il 99% della popolazione italiana in un milione di connessioni simultanee per chilometro quadrato sul 98% del territorio nazionale, sommergendo tutto e tutti in un brodo elettromagnetico senza precedenti nella storia dell’umanità e senza uno straccio di studio preliminare sugli effetti per ecosistema e umanità. Ma non scherziamo, per carità!”

I FATTI

Dopo “l’oltre ogni ragionevole dubbio” della Cassazione (2012), dopo il primo grado del 2017 nei tribunali di Ivrea, Firenze, Verona e la recente condanna del TAR Lazio contro lo Stato ‘inerte’ che non informa i cittadini digitali del pericolo invisibile, con sentenza pubblicata il 13 Marzo 2019 il Tribunale di Monza ha condannato l’INAIL riconoscendo ad un addetto di Linate e Malpensa la malattia professionale con inabilità permanente (misura del 38%) per neurinoma del nervo acustico, l’ennesimo cancro al cervello (interessa l’ottavo nervo cranico) da irradiazioni di radiofrequenze emesse da telefoni cordless e cellulari (ma non solo!). Anche questa volta, la vittima è stata assistita dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Chiara Ghibaudo dallo studio legale torinese Ambrosio&Commodo con la consulenza tecnica del battagliero e indomito Prof. Angelo Gino Levis (ottuagenario ex cattedratico di mutagenesi ambientale a Padova, ex consulente del Ministero della Salute e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità)”.

 

LA SENTENZA: ELETTROSMOG CANCEROGENO

Consolidando la posizione innovativa della magistratura italiana, sempre più propensa ad affermare le dannose ripercussioni biologiche del wireless, il primo giudice del lavoro Luisa Rotolo ha accertato come Paolo A. D. S. R.  si sia ammalato per l’utilizzo ultradecennale di cellulari di servizio, dannosi campi elettromagnetici andati a sommarsi alle “frequenze emesse da numerose antenne e di dispositivi di comunicazione radio, di ripetitori per i segnali radio altimetrici, radar metereologici, antenne satellitari sempre costantemente attive (…) circondato da circa 10 telefonini cellulari GSM attivi, 5 palmari, 2 pc costantemente accesi e 2 ripetitori di segnale (DECT e GSM); che con altri colleghi aveva ripetutamente segnalato al datore di lavoro la massima esposizione a radiofrequenze a cui era esposto durante la giornata lavorativa, chiedendo che fossero effettuate delle misurazioni dei campi elettromagnetici”.

Non solo, perché l’addetto negli scali aeroportuali milanesi passava poi “sotto gli archetti metaldetector circa 10 volte a turno e utilizzava un walkie-talkie, una ricetrasmittente Motorola e che dal 1998 veniva dotato anche di un telefono cordless e dal 2001 al 2008 anche di un telefono cellulare GSM Nokia e fino al 2009 un ulteriore telefono cellulare GSM Samsung e che era esposto per oltre 4 ore al giorno alle relative radiofrequenze, con sessioni telefoniche anche di 45 minuti consecutivi, che l’istante impugnava le apparecchiature citate con la mano sinistra, in quanto utilizzava la destra per prendere appunti o compiere operazioni, con conseguente esposizione del lato sinistro del capo alle radioemissioni”.

STOP 5G: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

Da Monza esce quindi la riconferma del monito: il pericolo cancerogeno da elettrosmog è serio e largamente supportato dai fatti oltre che dall’evidenza medico-scientifica (e dai verdetti delle toghe). Più che mistificare l’inconfutabilità del rischio cancerogeno, con lo spauracchio del 5G alle porte continuare a negarlo significa assumersi ogni responsabilità verso quanti, ignari oggi del pericolo, potrebbero domani pagarne il conto sulla propria pelle. Se proprio nella Smart City Milano nel fine settimana s’è tenuto il convegno nazionale dell’Associazione Italiana Elettrosensibili (“siamo un milione e mezzo di malati”, hanno ripetuto i danneggiati a vario titolo da elettrosmog davanti al noto neuroscienziato svedese Olle Johansson), in Belgio il ministro regionale all’ambiente di Bruxelles ha fermato il 5G. Nella sede del Parlamento europeo, per far girare l’Internet delle cose la lobby del mobile avrebbe voluto i limiti soglia d’elettrosmog schizzare dai cautelativi 6 V/m attuali a ben 14,5 V/m, senza per giunta fornire alcuno studio preliminare sul rischio sanitario per la popolazione irradiata permanentemente h24. “C’è l’impossibilità di valutare le emissioni delle antenne utilizzate dagli operatori per mancanza di informazioni tecniche disponibili sul comportamento”, ha detto la ministra Céline Fremault. Mentre in Italia, sempre pel 5G, si vorrebbero spostare i limiti dai prudenziali 6 V/m fino a 61 V/m (cioè + 110 volte!), piazzando più d’un milione di nuove antenne ovunque, fregandosene degli aggiornamenti scientifici e dell’evidenza cancerogena, fregandosene della conta dei malati, della richiesta di moratoria avanzata dall’alleanza italiana Stop 5G, della petizione sottoscritta da oltre 11.000 cittadini e già consegnata a parlamentari e Governo, di 7 interrogazioni tra Camera e Senato e di una quindicina di mozioni Stop 5G presentate (da diversi schieramenti) in più consigli di Regione, Provincia e Comune (e nel Municipio Roma XII è già passata). Facciamo presto, prima che sia troppo tardi, stop al 5G per non rischiare di finire tutti con un tumore al cervello. Come sentenziato a Monza, ma prima pure a Verona, Ivrea, Firenze, Brescia, Roma anche da TAR e Corte Suprema di Cassazione.

 

FONTE:  https://oasisana.com/2019/04/03/tribunale-di-monza-sentenza-telefoninocancro-risarcito-il-lavoratore-danneggiato-in-un-ambiente-da-5g-esclusiva-assoluta-oasi-sana/?fbclid=IwAR1g0dl6HrEbcQzUSUsX4Sv4t75A9HgUZgucTKhpjkkZFfWQA9J5wRK5DPw