Campo di Mare, Sos ambiente: il depuratore sequestrato dalla Capitaneria

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ALTRO CHE RASSICURANTE, IL SINDACO ESTENDE L’ORDINANZA DI NON BALNEABILITÀ.

Un duro colpo per l’immagine di Campo di Mare e di Cerveteri: il depuratore di via Navigatori Etruschi è stato sequestrato dalla Capitaneria di Porto di Ladispoli. Evidentemente i sospetti di cittadini, comitati e bagnanti erano fondati visto che gli investigatori, al termine di vari sopralluoghi, avrebbero constatato delle anomalie. E così il blitz vero e proprio è scattato martedì mattina alle 10 (il giorno del consiglio comunale saltato per una crisi politica che sta portando nel baratro la città).
I militari guidati dal comandante Cristian Vitale si sono presentati ai cancelli con i tecnici di Arpa Lazio, i funzionari comunali e la ditta Massimi che cura la manutenzione della struttura. Ditta che però – è quanto emerge in queste ore – avrebbe già segnalato al comune di Cerveteri l’eccessiva presenza di fanghi delle vasche e la conseguente necessità di rimuovere tutti i residui accumulati nel corso del tempo.
La Guardia costiera, molto sensibile ai tempi ambientali e alla sicurezza dei bagnanti, ha affisso i sigilli al cancello del depuratore sotto gli occhi di centinaia tra abitanti e villeggianti increduli per quello che stava accadendo. In molti hanno subito abbandonato l’acqua e le spiagge. Gli investigatori sospettano fortemente che ci siano dei malfunzionamenti alla luce anche delle numerose segnalazioni di queste settimane sia nel mare che sullo Zambra, il fiume più vicino al depuratore.
Militari che già nel pomeriggio di martedì hanno fatto in modo che ci fossero gli autospurghi per bonificare l’area e soprattutto le vasche del depuratore finito nel mirino della Procura. L’obiettivo delle autorità marittime è quello di scongiurare possibili sversamenti di liquami e quindi salvaguardare il più possibile la sicurezza dei cittadini dal punto di vista dell’igiene e dalla salute pubblica.
La Capitaneria agli ordini di Vitale era intervenuta anche il 21 luglio alla foce dello Zambra proprio per i miasmi e le chiazze oleose presenti in quel tratto del litorale. Per questo motivo era stato allertato immediatamente il personale di Arpa Lazio per eseguire i campionamenti del fosso come fatto anche agli inizi del mese di luglio. Secondo quanto stabilito da un provvedimento regionale, la bandiera rossa è imposta proprio in prossimità dei fiumi, e quindi l’ordinanza a maggior ragione avrà validità per chi si trova a ridosso del torrente.
I comitati di zona di Cerenova e Campo di Mare, con i loro presidenti, ma anche i residenti e i turisti in villeggiatura a Cerveteri avevano invocato dei controlli che sono arrivati e che hanno evidenziato dei guasti. Ora bisognerà capire quanto tempo ci metterà l’amministrazione comunale a risanare una situazione complicata soprattutto perché in piena estate con migliaia e migliaia di vacanzieri presenti a Campo di Mare. E le rassicurazioni di inizio mese del sindaco Elena Gubetti sono state vanificate dal sequestro.
La nota del sindaco mercoledì 31 luglio. “A fini precauzionali, a tutela dei cittadini e bagnanti, ho firmato un’ordinanza contingibile e urgente per ampliare la fascia di divieto di balneazione. Ulteriori cento metri di divieto a destra e sinistra del fosso Zambra che si aggiungono ai 250 metri già esistenti. Ci tengo dunque a informare tutti i cittadini e villeggianti che il divieto di balneazione è limitato al fosso Zambra e alle aree limitrofe alla foce, così come da ordinanza, ma che non ci sono pericoli sulle nostre spiagge”.
L’ira dell’opposizione. «Il sequestro del depuratore di Campo di Mare non è altro che figlio della programmazione dell’amministrazione, che a parole si dimostrano saggi, a fatti sono  incompetenti». Sono parole piene di rabbia quelle del consigliere comunale di opposizione , Gianluca Paolacci, in merito alla notizia del sequestro dell’impianto di depurazione nel pieno della gestione estiva. «Manca una regolare programmazione, non sono riusciti a controllare il funzionamento del depuratore, il tutto a danno dei cittadini e di quelle persone, operatori turistici, che vivono di turismo. Dobbiamo capire il motivo dei sigilli, ma di certo il fatto è grave, e a subire le conseguenze sono cittadini, villeggianti e bagnanti. Pensiamo a tutte quelle famiglie che portano i figli al mare, hanno il diritto di sapere se le acque sono inquinate. Questa è un’altra mazzata di un estate brutta e indescrivibile».