SO GIA’ DU ORE CHE STAMO A SVENTOLA’… LAZIO, GRANDE LAZIO, NON CI FA ASPETTA’! (ALDO DONATI).
di Aldo Ercoli
Che durante la verde adolescenza sia stato un tifoso della Sampdoria, come ricorda il mio allora amico Sandro Paccapelo, è vero.
Ero innamorato di quei colori variopinti, unici di quella maglie che fasciavano il busto dei calciatori.
Credo che forse sia stato l’unico romano sampdoriano di una squadra genovese più impegnata a non retrocedere in B piuttosto che a stazionare in mezzo alla classifica. Ricordo, una domenica allo stadio Flaminio, quando il centravanti “doriano”,
Ghedin, fu brutalmente atterrato in area di rigore. <Arbitro rigore!> gridai alzandomi di scatto dalla curva. Si levò alle mie spalle una marea minacciosa di tifosi laziali che mi suggerì di rimettermi seduto.
A 20 anni divenni uno di loro. Adoravo il mare, mi piaceva la Regione in cui ero nato e vissuto. Fu così che quattro anni dopo esultai e piansi di gioia quando la Lazio, la squadra guidata da Maestrelli, quella trascinato dalla furia “bisontina” di Giorgio Chinaglia con accanto l’agile, svolazzante, piccolo Garlaschelli vinse nel 1974, il suo primo scudetto.
Ricordo poi la precoce scomparsa di Maestrelli e il dramma di Re cecconi in un tragico scherzo in gioielleria. Divenni amico a Roma di Nanni, conobbi poi a Ladispoli Facco, il terzino.
La Lazio così come il Cagliari di “Giggiriva” e il Verona di Bagnoli, era allora una squadra povera ma non di valori. Un’eccezione che confermava la regola delle formazioni sempre vincenti, più ricche e famose. Come dimenticare l’eleganza e la maestria con cui il “libero”, si chiamava così, Pino Wilson orchestrava una solida difesa davanti al funambolico portiere Felice Pulici?
Dopo arrivò il secondo scudetto nel “fatal” 2000 di Erikson. Lo festeggiai nel Club Lazio di Via Siracusa del duo Fiorillo-Sulas. Ero sul palco accanto ad Aldo Donati a contare la sua canzone ma anche “Vola un’aquila sul cielo…vola e non sarai mai sola”. Oggi nelle stagione del coronavirus un nuovo miracolo calcistico mi porta ancora a sognare il primato. Eravamo lì, a due passi dalla Juve, quando solo il morbo ha fermato tutto. Un Presidente concreto e testardo anche un po’ tirchio (Lotirchio) aveva avuta il merito di scegliersi l’albanese Tare, un ex calciatore che sapeva comprare il meglio a poco prezzo. E poi un po’ di fortuna non guasta. Il presuntuoso allenatore argentino Bielsa disse di no, non sarebbe venuto ad allenare una squadra di “morti di fame”, di basso livello. Fu così che “Inzaghino” meno noto del fratello Pippo, fu immediatamente dirottato dalla Salernitana a guidare la sua Lazio, già trainer vincente dei giovani della Primavera. Si giocherà? Lotito vuole ripartire, vede la squadra umile e coesa.
<Er virus se sta a stancà> così ha sollecitato i colleghi Presidenti. <Mò sei diventato pure virologo!> gli ha risposto ironico lo juventino Agnelli, preoccupato del mancato ritorno del suo centroavanti argentino. Certo lo scudetto sarebbe bello dopo 20 anni. Ma se anche finisse così…così in alto, come un’aquila nel cielo non mi lamenterei.