EUROPA, GOVERNO E TELCO COMPATTAMENTE UNITI CONTRO SCIENZIATI, SINDACI E CITTADINI CHE OSANO METTERE IN DISCUSSIONE IL WIRELESS DI QUINTA GENERAZIONE.
di Maurizio Martucci
Ricorsi al TAR per risarcimento danni, un Sindaco che non si difende in tribunale e subisce un’inesorabile condanna vissuta come un precedente. E poi gogna mediatica, migliaia di euro richiesti ad un semplice cittadino per una richiesta di accesso agli atti pubblici. “Non toccate, pericolo di morte”. Gli avvisi spesso sui cartelli a ridosso dei cavi dell’alta tensione e sulle linee ferroviarie, si prestano per rappresentare la crociata 2.0 ingaggiata contro chiunque osi mettere in discussione la presunta non nocività (scientificamente non provata) del 5G. Andando contro Sindaci, medici e scienziati. Ma persino contro chi, come è capitato ad un cittadino di Milano, si permette di chiedere lumi sulla nuova infrastruttura tecnologica, recapitato un preventivo di 2.500 euro per sole spese di cancelleria da accesso agli atti. Il tutto per scoraggiare chiunque abbia voglia di indagare, investigare, capire e s’oppone. Il tutto per contrastare chiunque intenda far prevalete diritti sanciti dalla Costituzione, cioè la prima delle leggi d’Italia. Perché secondo i poteri forti, quelli che pensano di monitorare virus e popolazione con l’Internet delle cose vincolando come in Cina le vite delle persone ad un’App e al riconoscimento facciale, il 5G s’ha da fare. Punto e basta. Solo nell’ultimo semestre, s’è infatti aperta una feroce campagna negazionista e d’intimidazione legalizzata, rivolta contro chiunque osi sfidare i programmi delle Telco, i piani transumanisti e d’elettrificazione dell’aria pubblica ingaggiati da Unione Europea e Governo (sino)italiano. Hanno cominciato con l’indicibile gogna mediatica montata dall’orwelliano Ministero della Verità, promosso con la scusa dell’emergenza Covid 19. S’è poi finiti con le richieste di risarcimento danni girate ai Sindaci mobilitati per la difesa della salute pubblica. Persino contro critici ed oppositori del wireless di quinta generazione, cioè contro quanti sfidano in punta di diritto i poteri forti, rivendicando libertà e Costituzione, sovranità digitale e principio di precauzione.
Europa. Da Bruxelles, il progetto “Dare forma al futuro digitale d’Europa” approvato con procedura scritta dalla Segreteria Generale del Consiglio dell’Unione Europea, afferma che “nell’ambito della diffusione di nuove tecnologie come 5G/6G, è importante preservare la capacità delle forze dell’ordine, dei servizi di sicurezza e della magistratura per esercitare efficacemente le loro legittime funzioni (…) rilevando che è importante combattere la diffusione di disinformazione sulle reti 5G, in particolare per quanto riguarda le affermazioni secondo le quali questa rete costituirebbe una minaccia per la salute”. No solo, perché oltre ad inneggiare all’uso delle forze di polizia e alla galera anche per scienziati e medici critici sul 5G, la Commissione Europea – preposta per sostenere e attuare le politiche dell’Unione Europea – s’è spinta più in là: ha infatti “adottato il regolamento di esecuzione sui punti di accesso wireless per piccole aree, o piccole antenne, cruciali per l’implementazione tempestiva di reti 5G. (…) lo scopo di aiutare a semplificare e accelerare le installazioni di rete 5G, che dovrebbero essere agevolate attraverso un regime di dispensa esente da autorizzazioni“. In pratica, almeno per le micro-celle 5G, a nulla varrebbe un’allocazione pianificata con criterio secondo Regolamento Comunale e Piano per le Antenne, visto che l’irradiazione di radiofrequenze onde non ionizzanti millimetriche è stata pensata ogni poche decine di metri, su tutti i lampioni della luce, sui semafori, sui cartelloni pubblicitari, sui balconi, nei tombini sotto ai marciapiedi e in ogni altro luogo possibile e idoneo a supportarle.
Governo (sino) italiano. Un esecutivo che toglie poteri ai Sindaci per assecondare le aziende, fa l’interesse della lobby e non certo dei cittadini. Ma, in fondo, cos’altro potevamo aspettarci da una task force in smart working londinese pensata (apparentemente) per gestire l’emergenza pubblica del Covid 19, finita invece per appagare i target del business privato delle multinazionali. Il Consiglio dei Ministri nel Decreto Legge cosiddetto Semplificazioni presentato da Giuseppe Conte prevede infatti l’esclusione “della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, di incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato”. Che vuol dire? “Uno schiaffo per chi crede ancora che le scelte politiche debbano essere prese guardando all’interesse pubblico, ponendo in cima alla lista delle priorità la tutela della democrazia e della salute – afferma il medico Di Ciaula di ISDE Italia – una dimostrazione di arroganza del potere che dovrebbe suscitare indignazione nella maggior parte degli Italiani.“
Smart City e cittadini. Il caso più eclatante arriva dal Comune Milano. Un cittadino, usufruendo dei diritti sanciti dal FOIA per l’accesso agli atti pubblici, chiede all’amministrazione meneghina di avere copia degli atti amministrativi che fanno di Milano una Smart City. Il Comune però gli chiede 2.500 euro, l’ammontare necessario per uscire dall’ignoranza e sapere di quale tipo di irradiazione subire: “in base alle valutazioni recentemente espresse dai Referenti dell’Accesso agli Atti e della Trasparenza della nostra Amministrazione Comunale da noi appositamente interpellati – si legge nel documento in nostro possesso – il costo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai 2.500,00 euro (25 euro applicabili secondo il tariffario del regolamento comunale in materia di accesso, moltiplicati per le circa 100 ore di lavoro di ricerca e visura)”. Tradotto: se non hai 2.500 euro non puoi sapere. Cioè, cittadino zitto, paga salato oppure resta al posto tuo.
Telco e Comuni Stop 5G. C’è poi il fronte extragiudiziario e giudiziario. Le compagnie telefoniche stanno montando una vera e propria battaglia condotta a suon di avvocati e carte bollate contro i circa 600 Comuni d’Italia in cui sono stati ufficialmente approvati atti amministrativi Stop 5G. E principalmente si schierano contro i poco meno di 400 Sindaci che hanno emanato ordinanza urgenti e contingibili vietando l’installazione di nuove antenne. A San Giovanni Teatino, un piccolo centro in provincia di Chieti, il Sindaco Stop 5G s’è visto recapitare una diffida extragiudiziale da Vodafone Italia in cui si invita esplicitamente il primo cittadino a retrocedere dalla sua posizione precauzionale, sottolineando però “In disparte tutte le valutazioni sull’assenza dei presupposti per emettere un’ordinanza contingibile ed urgente – in quanto nel caso di specie difettano sia un pericolo effettivo e concreto sia, qualora vi dovesse essere, l’impossibilità di farvi fronte con gli strumenti ordinari forniti dal nostro ordinamento”. Tradotto: visto che al di là dello sforamento dei limiti di legge il reato ambientale e socio-sanitario d’elettrosmog non esiste, Sindaco fatti da parte se non vuoi risponderne in tribunale. “Ciò detto – continua l’istanza di Vodafone recapitata in Abruzzo e ora anche in nostro possesso – e lasciando in disparte le argomentazioni riportate a supporto dell’ordinanza, che come detto appaiono tutte recessive rispetto a quanto sopra illustrato, si evidenzia come la stessa sia palesemente illegittima perché emessa in assenza dei presupposti di legge e, comunque, senza individuare un termine coerente con la natura contingibile ed urgente dello strumento usato, in quanto per il richiamato intervento dello IARC, cui pare legata l’efficacia della sospensione, non è previsto alcun termine, rendendo la misura adottata una sorta di misura di salvaguardia impropria senza termine.” Ma la IARC ha dato priorità della riclassficazione della cancerogenesi entro il 2024.
Vicenza. Contro la scelta precauzionale de Sindaco Francesco Rucco, si sono schierate Telecom e WindTre. L’anomalia nel ricorso al TAR Veneto notificato a palazzo Trissino per chiedere l’annullamento del provvedimento, è che si parla persino di «un danno di immagine e un danno economico» subito dalle multinazionali, esattamente come avvenuto a Messina, dover il Sindaco Cateno De Luca che ha vietato di sperimentare il 5G nel capoluogo siciliano, da Wind e Vodafone s’è visto richiedere al Tar di Catania persino “il risarcimento dei danni subiti e subendi“.
Cefalù. Sempre in Sicilia ha poi fatto notizia la recente ordinanza del TAR emessa contro il Comune di Cefalù (Palermo) in favore di Fastweb per l’annullamento dell’ordinanza Stop 5G emessa dal Sindaco Rosario Lapunzina.“Condiziona in uno scenario di breve e medio periodo l’intera strategia di investimento della Fastweb”, si legge nel dispositivo anti-stop5G. Ma il fatto più clamoroso, al di là della condanna subita dal Sindaco di Cefalù, cioè il primo tra i poco meno di 400 Sindaci Stop 5G d’Italia, sta nel fatto che Lapunzina e tutta l’amministrazione di Cefalù non si siano difesi in giudizio: non si è ancora capito se per dolo o per mera negligenza, fatto sta che al TAR Sicilia Fastweb è uscita vincitrice a mani basse proprio perché il Comune non s’è costituito in giudizio. Cioè Fastweb ha avuto la meglio al TAR nell’annullamento dell’ordinanza Stop 5G, anche perché il Comune di Cefalù ha rinunciato alla difesa dinnanzi agli isolani giudici amministrativi.