BRAIBANTI, IL DRAMMA DI ESSERE “DIVERSI”

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Gianni Amelio porta sul grande schermo il caso Braibanti con “Il signore delle formiche”. Il film, ispirato a fatti di cronaca e interpretato da Luigi Lo Cascio, è in corsa per il Leone d’Oro a Venezia.

di Barbara Civinini

Luigi Lo Cascio interpreta Aldo Braibanti, © Claudio Iannone – 01 Distribution

Ogni formica ha il suo sogno nel cassetto, proprio come quelle verdi del regista Werner Herzog. Non siamo però nel luogo sacro dove sognavano gli aborigeni australiani, ma piuttosto nell’Italia irrequieta degli anni 60 dove i sogni del poeta Aldo Braibanti – appassionato d’insetti sociali – s’infransero sul Codice Rocco.

Lo scrittore fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, per aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo (L. Maltese) venne fatto rinchiudere dalla famiglia in ospedale psichiatrico, dove fu curato con l’elettroshock. In realtà Braibanti fu usato per mettere sotto accusa i diversi. E così il bel paese ricco di eroi, di poeti e di antiche vestigia dimenticava persino gli usi e i costumi dell’antica Roma, dove la pederastia era considerata nei ceti di alto censo un fatto normale. Insomma, quando si passa alla relazione la faccenda si complica e i cosiddetti “diversi” sono messi all’angolo della “società civile” in spregio alla libertà di autodeterminazione usando il grimaldello del plagio.

l'uomo delle formiche
Elio Germano in una scena del film-01 Distribution

La storia scritta, ispirandosi alla cronaca, a sei mani con Edoardo Petti e Federico Fava, è raccontata da Gianni Amelio che firma anche la regia de “Il signore delle formiche”. Alcuni anni dopo questi fatti, il reato di plagio fu cancellato dal Codice Penale. Nel diritto antico e fino all’inizio dell’età moderna il reato di plagio riguardava l’istituto giuridico della schiavitù. Poi dalla fine del XVIII secolo, con la progressiva abolizione della schiavitù, è stato concepito come un delitto contro la libertà individuale. Nel diritto penale italiano questo reato era contemplato dall’articolo 603 e prevedeva la pena da 5 a 15 anni per chiunque sottoponesse “una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione”. Solo nel 1981 la Corte Costituzionale ne sancì l’illegittimità, soprattutto per l’impossibilità di accertare il reato con criteri logici e razionali. Probabilmente la colpa peggiore di Braibanti, ex dirigente locale dell’allora PCI – omosessualità a parte – era stata quella di esercitare la sua fascinazione nei confronti di due ragazzi, all’epoca dei fatti 19enni, avvicinandoli alle idee filosofiche ispirate al marxismo libertario di Herbert Marcuse.

Il regista Gianni Amelio durante le riprese-01 Distribution

In realtà il ragazzo ritenuto oggetto di plagio era in rotta con la famiglia, aveva fatto le sue scelte ed era andato a vivere a Roma con Braibanti. Alla realizzazione del film, prodotto da Kavac Film, IBC Movie e Tenderstories con Rai Cinema, ha contribuito anche il regista Marco Bellocchio che, all’epoca dei fatti, era stato tra i firmatari della difesa del poeta. In favore di Braibanti intervennero Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Umberto Eco, Marco Pannella, Cesare Musatti e Dacia Maraini. Il film, interpretato da un magistrale Luigi Lo Cascio, e sottolineato dalla musica impeccabile del maestro Nicola Piovani, è in corsa per il Leone d’oro a Venezia.