Bracciano – Opera di Luis Gomez de Teran contro la normalità della guerra: rimossa

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L’artista l’ha installata dinanzi al cannone “monumento”

E’ una eredità del sindaco ufficiale dell’esercito Armando Tondinelli, quel cannone puntato verso Bracciano Nuova alla rotatoria stretta tra la caserma dei carabinieri di Bracciano e il Maurys. Nessuno si è opposto a un simile monumento. E’ sembrato un omaggio alla Scuola di Artiglieria nominata sempre in era Tondinelli cittadina onoraria di Bracciano. Ma ora che la guerra è tornata in Europa e non nel lontano Afghanistan per pseudo operazione di peace keeping il senso di quell’ordigno assume tutto un altro significato. A smuovere le coscienze dei braccianesi, sopite dalle tante mimetiche, dalle tante caserme, dalle tante esercitazioni, cerimonie, labari e gagliardetti, c’è voluto un artista di fama internazionale Luis Gomez de Teran. Venezuelano di nascita ma romano d’adozione l’artista si è indignato di tante indifferenza rispetto a quell’arma micidiale e con i suoi strumenti, l’arte appunto, ha fatto una installazione “non autorizzata” ponendo un olio e fuoco su plexiglas dinanzi al “monumento”. L’opera è stata rimossa il 15 marzo. Parole semplici e chiare le sue. Suonano come un monito per la normalità della guerra che alberga a a Bracciano che di divise vive. “Giorni fa – ha scritto l’artista sul suo profilo instagram – stavo guidando attraverso una piccola città, quando ho attraversato distrattamente una rotonda e ho visto un cannone. Un enorme cannone. Non in una base militare, era un’area pubblica e quell’enorme cannone era esposto come monumento. In bella vista. Molte macchine passavano laggiù, nessuno sembrava accorgersene. Un enorme cannone. Un monumento agli incubi delle persone meno fortunate di me…Un monumento che trasforma uno spazio pubblico in un museo del terrore. Molte macchine stavano passando, nessuno sembrava accorgersene. So che la normalizzazione della guerra inizia nelle nostre strade, nelle nostre case, nella nostra routine quotidiana, immeritatamente fortunata. Inizia con soldatini e pistole di plastica per bambini, con adulti vestiti di mimetica che giocano a Softair. Comincia con le bandiere, con le uniformi, con il patriottismo. Inizia ad accettare un cannone come monumento. È questa la normalità in cui scegliamo di vivere? Io no. Non più. Questa non è un’opera d’arte sulla guerra. È un’opera d’arte sul mio disgusto per la sua normalità. È un ricordo del suo danno, del suo dolore, della sua inutilità. Un’opera d’arte non può cambiare il corso di una guerra, non può sostenere le sue vittime o risollevarne il morale, non può spaventare i mostri. Ma all’alba, mentre un’opera d’arte era esposta, le poche auto che passavano laggiù sembravano finalmente notare quel terribile cannone, inspiegabilmente esposto come un monumento, sulla loro strada. Un’opera d’arte può cambiare la percezione dei luoghi in cui viviamo. Questo è tutto. Ed è già qualcosa”.

Graziarosa Villani