Bracciano – Arsenico nell’acqua: Codacons perde il ricorso

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Concentrazioni a norma ma serve maggiore trasparenza su analisi

A come Arsenico. Terre vulcaniche come quelle del lago di Bracciano ne sono ricche. Un elemento naturale che, per accumulo, può risultare cancerogeno. Anni fa, a seguito dell’introduzione di minimi più stringenti da parte dell’Unione Europea, dopo vari rinvii, il limite è stato fissato in 10 microgrammi al litro. I tanti Comuni del territorio tra i quali Bracciano si trovarono d’un tratto fuorilegge. Furono i tempi delle assemblee e delle autobotti sulle strade e di interventi mirati atti ad abbassare le concentrazioni di arsenico nell’acqua facendoli rientrare nei limiti di legge. Passata l’emergenza è calata l’attenzione dei cittadini specie ora che il servizio idrico di Bracciano è passato ad Acea Ato 2 e non c’è più un sindaco da additare. Quali sono ad oggi le concentrazioni di arsenico a Bracciano? Dal sito del Comune in modo non agevole si arriva alla pagina Acea con le analisi. Gli ultimi dati indicano concentrazioni di microgrammi litro di 6,7 per la zona Cisterna, di 8,6 per via dei Pasqualetti, di 8,4 per la zona 1 Fiora e di 4 per la zona Lega. L’acqua servita dall’acquedotto Lega per lo più nella frazione di Vigna di Valle ha sempre presentato valori minori di arsenico. La battaglia per l’acqua a norma ha coinvolto anche il Codacons che ha messo in atto un’azione collettiva presentando un ricorso al Tar del Lazio. Ma l’associazione dei consumatori ha perso. Il ricorso è stato respinto. la mega-azione collettiva proposta nel 2013 dal Codacons insieme con migliaia di cittadini residenti in 128 comuni italiani e all’Associazione Utenti dei Servizi Pubblici, chiedeva una condanna al risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale – rispettivamente di 400 euro e 1500 euro pro capite – causato dalla ritenuta – a loro avviso – colpevole inerzia dimostrata per circa 10 anni dai Ministeri, dalle Regioni e dalle Province autonome convenute nel giudizio amministrativo. Sollecitavano inoltre l’annullamento di tutti gli atti relativi alla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, nella parte in cui non era stato previsto, per i periodi dal 2004-2012, il suo adeguamento alla qualità dell’acqua. Non si è trattato del primo ricorso proposto sulla questione. Il Tar, respingendo

il ricorso, ha ritenuto che “non risultano circostanze che facciano ritenere inerti le amministrazioni o comunque colposamente inadempienti”. Messa in evidenza inoltre dai giudici amministrativi la carenza di prova. “Anche nell’odierno giudizio vanno esclusi – si legge nella sentenza pubblicata il 27 dicembre 2021 – profili di responsabilità per danno alla salute o per bassi livelli di qualità dell’erogazione del servizio ed anche in ordine alla modulazione delle tariffe del servizio idrico”. La partita che ha visto contrapposti cittadini ed amministratori anche a Bracciano appare conclusa anche se uno degli elementi sui quali si è dibattuto a lungo nel periodo clou della battaglia dell’acqua è stata quella della trasparenza dei dati. Le analisi mensili che il gestore del servizio idrico a Bracciano, ovvero Acea Ato 2, ha l’obbligo di realizzare, a norma di legge, andrebbero portati all’attenzione della cittadinanza con maggiore solerzia ed attenzione. Andrebbero inoltre effettuati incontri sul tema della qualità dell’acqua che coinvolgano anche le scolaresche. In aree vulcaniche, del resto, tra i pericoli per la salute non c’è solo l’arsenico ma un nemico subdolo è anche il radon, il gas che si accumula nelle case salendo dai terreni con maggiori concentrazioni in quelle che sono costruiti, secondo l’uso locale, con i blocchetti di tufo. Nessuno poi pensa più alla fibra killer che colpisce i polmoni come l’amianto. In giro ce n’è ancora molto. Non c’è solo covid.

Graziarosa Villani