di Gianni Palmieri
Il bagno di folla di Matteo Salvini a Ladispoli offre lo spunto per alcune considerazioni.Ma non ci vogliamo soffermare ancora sull’enfasi delle centinaia di persone che hanno acclamato il leader della Lega venuto a celebrare la vittoria del sindaco Grando alle elezioni comunali. Il tema è stato sviscerato ampiamente sul nostro sito, le scene di gioia e di partecipazione che si sono avute in via Ancona, piazza Rossellini e viale Italia hanno parlato molto più chiaramente di mille parole. Noi preferiamo partire da lontano, esattamente da 24 anni fa, quando la Lega Nord fece il suo esordio elettorale a Ladispoli. Erano altri tempi, doveva ancora nascere il Centro destra unito, il Carroccio adoperava termini e concetti molto forti per accattivarsi l’elettorato del settentrione. Eppure, grazie al coraggio del candidato sindaco dell’autunno 1993, Raffaele Cavaliere attuale consigliere comunale di maggioranza, la Lega a Ladispoli fece boom. Raggiunse il 2,8% dei consensi, ottenne quasi 300 preferenze, un record assoluto per l’epoca visto che da Firenze in giù il partito di Bossi non andava mai oltre lo 0,5% di voti. E non è tutto, perché Ladispoli fu un pionieristico laboratorio politico del Centro destra, al ballottaggio infatti la Lega Nord sostenne senza apparentamento Maurizio Perilli, candidato del Movimento sociale italiano, che divenne sindaco proprio per 300 voti di vantaggio su Paliotta dei Democratici di sinistra. Ancora non esisteva Forza Italia di Berlusconi, possiamo scrivere senza ombra di smentita che da Ladispoli partirono i primi segnali di quell’alleanza che pochi mesi dopo fece nascere il Polo delle libertà. Con Lega e Msi alleati insieme a Forza Italia per vincere le elezioni politiche del marzo 1994. E’ nella storia stessa di Ladispoli diventare un laboratorio politico, nel 1985 nacque una delle primissime Giunte comunali del cosiddetto compromesso storico tra Democrazia cristiana e Partito comunista. E la storia ha i suoi corsi e ricorsi che ci portano ai tempi nostri, alla vittoria di Alessandro Grando, alla nascita di un nuovo Centro destra capace di convincere gli elettori come accadde un quarto di secolo fa. Agli osservatori più attenti non è sfuggito il fatto che la lista Noi con Salvini sia stata il volano dell’affermazione nelle urne contro il Centro sinistra. Un fatto che non è sfuggito nemmeno allo stesso Matteo Salvini che, dagli autorevoli microfoni di Porta a porta, ha citato proprio Ladispoli come laboratorio politico dove si è applicata una formula vincente. Gli eventi non accadono mai per caso, se Salvini ha scelto Ladispoli per celebrare una delle tante vittorie ottenute dal Centro destra lo scorso giugno c’è un motivo ben preciso. E si è compreso dalla reazione dei cittadini quando il leader della Lega ha improvvisato un comizio al mercato di via Ancona dall’interno di un banco del pesce. Un po’ come accadeva negli anni sessanta e settanta quando non c’erano molti mass media, non esistevano i social ed il contatto tra politico e popolo era diretto. Ladispoli è la fotografia nitida del processo di integrazione che ha superato il limite del buon senso, nonostante la buona volontà dei cittadini nell’accogliere gli immigrati da tutto il mondo. A Ladispoli convivono pacificamente una sessantina di etnie da tanti anni, le scuole sono un esempio di scambio culturale, molte attività commerciali sono gestite da cittadini stranieri. Il problema non nasce nei rapporti interpersonali, bensì dalla carenza di strutture e risorse economiche. Se lo Stato continua ad inviare migranti e profughi nelle realtà locali ed allo stesso tempo taglia i fondi ai comuni, è ovvio che il bicchiere sia destinato a tracimare. Ed a Ladispoli siamo ad un passo dal collasso. Le casse del comune sono vuote mentre tantissime persone, in prevalenza stranieri, bussano alla porta dei servizi sociali per chiedere aiuto e sostegno. I soldi non si moltiplicano, se arriva una mamma straniera con cinque figli e senza lavoro è ovvio che abbia la precedenza nel ricevere aiuto. Solo che a lungo andare questo ha causato malumore tra la gente, ovviamente non solo di Ladispoli. Bravo e scaltro è stato il Centro destra ad intercettare questo malumore, la vittoria in tutta Italia alle elezioni amministrative di giugno è stata la conferma del vento nuovo che soffia lungo la penisola. Un vento che a Ladispoli diventa tempesta quando ci si accorge che la città scoppia di traffico e cemento, che a forza di costruire case qualcuno non si è accorto che l’isola felice sta diventando invivibile. Che se da un lato è giusto accogliere chi scappa dalla guerra e dalla morte, dall’altro non si possono sempre penalizzare gli italiani. E quando Salvini ha detto che le poche risorse che hanno gli enti locali debbono essere usate innanzitutto per gli italiani, è ovvio che sia scattato l’applauso plebiscitario dei presenti. Si possono fornire tante spiegazioni alla sconfitta del Centro sinistra di Ladispoli, forse tutte valide. Ma nessuno può negare che la politica del mattone e dell’ammassare gente adottata negli ultimi dieci anni, trascinando la città nel collasso, sia stata tra le ragioni principali per cui la gente ha bocciato il Centro sinistra. La gente vuole risposte, vuole impegni precisi, vuole sentirsi sicura a casa sua. Vuole, anzi giustamente pretende, che dietro l’alibi della doverosa accoglienza dei più disperati, non si celino interessi occulti, fiumi di denaro, pretesti per costruire in una città che non ha bisogno di mattoni ma di opportunità. Bravi Salvini e Grando ad intercettare questo malumore a tutti i livelli, Ladispoli potrebbe essere la prima pietra di un Centro destra che vuole vincere le elezioni regionali e politiche in programma la prossima primavera. Nella speranza che i prossimi cinque anni siano forieri di rinascita e sviluppo per una Ladispoli che attende risposte, che ha mandato in pensione la classe politica del vedremo, faremo, parliamone. Le basi per costruire qualcosa di positivo per la collettività ci sono tutte, spetta ora all’amministrazione comunale soddisfare questa grande aspettativa che il bagno di folla per Salvini ha evidenziato. Perché è palese che la gente stesse applaudendo Salvini, ma di fondo stava celebrando quella che auspica possa essere una netta inversione di tendenza a Ladispoli. E non politica, che a livello locale conta poco. Bensì di buon senso. Quello che per dieci anni è mancato a qualcuno che aveva perso il senso della realtà. E preferiva dire che erano cattivi i giornali ed i giornalisti…