BOLLINO DI BENESSERE ANIMALE O GREENWASHING?

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Il ministero delle Politiche Agricole e quello della Salute, in collaborazione con Accredia, studiano un bollino per la certificazione volontaria della carne, ma per le associazioni animaliste e ambientaliste ci sono ancora molti nodi da sciogliere.

di Barbara Civinini

In epoca di pandemia i consumatori chiedono più qualità e salubrità per gli alimenti e si aspettano di trovarle certificate in etichetta. Anche per questo il ministero delle Politiche Agricole e quello della Salute con Accredia, l’Ente Unico di Accreditamento designato dal Governo italiano (Reg.CEE 765/2008), stanno studiano da tempo un sistema di certificazione con bollino di garanzia della carne in vendita. Potrebbe essere l’occasione per cambiare il sistema di produzione del cibo che secondo la comunità scientifica è necessario per proteggere la salute delle persone e del pianeta.

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No animal left behind – Fonte: Eurogroup for animals Italia

L’obiettivo è varare un sistema di certificazione volontario del “benessere animale” basato sul metodo europeo di classificazione “ClassyFarm” e dovrebbe portare all’istituzione di un logo di certificazione del “benessere animale”, da apporre ai prodotti di origine animale che rispondano ai requisiti richiesti. Tuttavia, non mancano le polemiche. Secondo Greenpeace i criteri scelti sono assolutamente insufficienti a garantire un reale miglioramento del benessere animale e quindi le nuove etichette rischiano di essere fuorvianti a scapito degli allevamenti realmente più virtuosi, già impegnati nel segno di quella transizione giusta lanciata da Ursula von der Leyen. Proprio per questo Greenpeace chiede di adottare criteri più ambiziosi, che portino a una certificazione con diversi livelli progressivi di benessere animale, al chiuso e all’aperto, per incoraggiare gli allevatori a migliorare gradualmente i metodi di allevamento che portino al superamento di quello intensivo. Anche Eurogroup for Animals, con i suoi 70 membri in 26 Stati membri dell’UE, Svizzera, Serbia, Norvegia, Australia e Stati Uniti ha lanciato una campagna per fare luce sui fallimenti dell’attuale legislazione sul benessere degli animali e chiedere all’Unione un impegno più ambizioso.

Il ministero delle Politiche Agricole e quello della Salute studiano la certificazione volontaria della carne – Fonte: Accredia

I membri italiani, Animal Equality, CIWF, Essere Animali, e LAV, hanno sottolineato che le nostre leggi non riescono a proteggere gli animali, che per questo soffrono ogni giorno. È giunto il momento per la Commissione Europea di agire e impegnarsi in un’ambiziosa revisione della sua legislazione sul benessere degli animali ha commentato Reineke Hameleers, CEO di Eurogroup for Animals assicurandosi che nessun animale sia lasciato indietro in questo processo nel processo. Per le associazioni in sostanza si tratta di un problema di trasparenza nel processo di scrittura degli standard. Insomma, la certificazione nazionale volontaria per il benessere animale non si dovrà tradurre in una semplice operazione di maquillage di allevamenti intensivi, ma con i soldi derivati dalla Politica Agricola Comune e dal Next Generation EU, dovrà favorire le scelte consapevoli dei consumatori e degli allevatori che intendono impegnarsi veramente nel cambiamento.

Gli amici degli Aristogatti

a cura di Barbara e Cristina Civinini