“Bisogna lavorare ed osare se si vuole vivere veramente”

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primo maggio

Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, attesa ogni anno per festeggiare con la famiglia e gli amici una giornata di svago, allegria e relax. Complice il sole, pic-nic e gite al mare lo scenario consueto. Il Primo Maggio in molti Paesi, non solo il nostro, è la giornata dedicata al ricordo delle lotte per i diritti dei lavoratori. trasformata in una giornata di gioia, la dolce pausa che spezza la fatica del lavoro.

La festa del primo maggio divenne ufficiale in Europa a partire dal 1889, quando venne ratificata a Parigi dalla Seconda Internazionale, organizzazione internazionale fondata dai partiti socialisti europei. In Italia la festa del primo maggio fu introdotta nel 1891.

Quest’anno si ricordano i suicidi, i Lavoratori senza lavoro, disperati e soli. Si festeggiano le promesse non mantenute di un Governo che l’unica cosa che non è riuscito a fare è rassicurare i cittadini con l’accredito sul conto corrente di uno stipendio mancato. Pochi, maledetti e subito. Un gesto che poteva trasformare una reclusione in una vacanza. Perché per molti lo sarebbe potuta essere, per tutti quelli che fanno turni di lavoro massacranti, che lasciano il tempo per poco altro. Per chi vive la famiglia raramente sarebbe stata la pausa giusta, l’occasione per godere degli affetti. Invece no, insieme alla paura per l’invisibile nemico, la paura del domani, che per chi era già precario si è trasformata, in fretta, in paura della sera, senza nulla da portare in tavola.

Buon Primo Maggio a chi non vive di fatica quotidiana, chi dorme tranquillo e tranquillamente dalla finestra spia, commenta e giudica il prossimo in strada. Buona festa a chi grida ‘irresponsabile’ a chi si ribella o si sfoga mediante un post.

La musica non si ferma e accorcia le distanze, dicono. Al tempo dell’amore virtuale un bel concerto sullo schermo riempirà la giornata.

Un popolo di poeti, di artisti e di eroi, di santi,
                 di pensatori e scienziati, di navigatori e di trasmigratori”

recita l’epigrafe sui quattro lati del Palazzo della Civiltà Italiana. Eppure di sogni agli italiani ne restano ben pochi.