La componente moderata del Partito democratico candida l’avvocato che si dichiara pronto a guidare il Centro sinistra alle elezioni comunali Campagna elettorale partita a Ladispoli in vista delle amministrative di primavera. E, come auspicato dalla stampa, finalmente il Centro sinistra sembra essersi svegliato dal torpore. Forse anche troppo viste le candidature a sindaco che da giorni stanno fioccando sul versante progressista. Tra queste nomination la più eclatante è quella dell’avvocato Siro Bargiacchi, sindaco di Ladispoli nel 1985 alla guida di una delle primissime amministrazioni tra Democrazia cristiana e Partito comunista. Erano altri tempi, acqua sotto i ponti di Ladispoli ne è passata molta, ora a rilanciare la candidatura di Bargiacchi è stata la componente moderata del Partito democratico che ha aperto un serio confronto con le correnti progressiste interne. Il diretto interessato ha accettato la proposta, si è messo in gioco, aprendo di fatto le danze all’interno del Pd dove sono in molti ad avere l’ambizione di guidare la coalizione di Centro sinistra alle elezioni comunali. Da leggere, soprattutto tra le righe, con molta attenzione le dichiarazioni che ci ha rilasciato Siro Bargiacchi.
Cosa la ha spinta ad accettare la candidatura a sindaco proposta da una componente del Partito democratico?
“Sono stato sindaco di questa città nel quinquennio 1985/1990 e, successivamente, ho maturato esperienza amministrativa come consigliere di minoranza con la Giunta di Perilli, e consigliere di maggioranza con la prima Giunta Ciogli, ricoprendo vari incarichi. In previsione della prossima tornata elettorale, e in un momento così difficile per il concetto di politica, che ritengo non possa essere sacrificato all’improvvisazione e all’inesperienza contrabbandate come capacità, mi è stato chiesto e ho accettato di sottopormi nuovamente alla attenzione dell’elettore, fermo restando che per il momento la mia è solo una proposta di candidatura, da sottoporre alle decisioni del Partito Democratico, erede per quanto mi riguarda del partito Popolare”.
Lei è stato sindaco nel periodo forse peggiore per Ladispoli quando intolleranza e xenofobia avevano spinto la città sull’orlo del baratro a livello nazionale. Come è cambiata Ladispoli in questi trent’anni?
“Dicevo della mia esperienza di sindaco che la sua domanda inquadra in un periodo di intolleranza e di xenofobia. E’ vero che, allora nell’anno 1988, l’improvvida iniziativa di un gruppo sedicente apartitico, che vedeva nella presenza di fuoriusciti russi la causa di tutti i mali della città, attirò l’attenzione di giornali e televisioni di tutto il mondo e, a tanta distanza di tempo, ha lasciato una persistente traccia negativa. Ma io preferisco, tra molto altro, ricordare e rivendicare l’azione amministrativa di allora, cui debbono essere attribuiti il depuratore, la rete di distribuzione del gas metano, il servizio di trasporto pubblico cittadino, il Consorzio Cerreto, l’Istituto Alberghiero, la sede comunale, il polo sanitario, e non ultimo il Gonfalone Comunale approvato dalla Consulta Araldica, è segno della aggregazione cittadina, che ha posto le basi della città moderna che, cresciuta a dismisura, richiede interventi altrettanto decisivi”.
Come pensa di poter riunire tutte le componenti del Centro sinistra in un unico programma che convinca gli elettori?
“Come sia possibile riunire tutte le componenti del Centro sinistra in un unico programma che convinca gli elettori, dipende da una parte dal programma stesso, che deve essere convincente e sopratutto fattibile, e dall’altra dalla lealtà di chi si riconosce appunto nel Centro sinistra che, da taluni segni sembra, per usare un termine di attualità, cercare una post verità snaturante, finalizzata a ribattere l’arroganza del populismo di moda”.
Si sono fatti vari nomi in questo periodo di potenziali leader della coalizione, come l’assessore Francesca Di Girolamo, l’ex sindaco Gino Ciogli, l’assessore Marco Pierini. Sinceramente, chi pensa che sia il suo avversario con cui contendersi la candidatura?
“In questo momento la domanda sulle candidature concorrenti è difficile. Sia perchè alcune candidature sono già tramontate, sia perché il prezzo da pagare per alleanze eterogenee è ancora da valutare. Nessuno ora è in grado di dire se l’ampliamento della base elettorale, forse vincente nel calcolo dei numeri, non sia poi perdente in tema di consensi”.
Se fosse eletto sindaco quali sarebbero le tre prime mosse che farebbe?
“Posso solo dire che, come ogni cittadino, vedo lo stato delle strade e mi viene da dire che è necessaria una bonifica generale, che sicuramente costa così tanto da richiedere tempo per ottenere denaro, ma vedo anche la maleducazione dei molti che continuano a seminare sacchi di spazzatura, di preferenza lungo quella che noi vecchi ladispolani ancora chiamiamo “la macchietta”, segno dell’ancor più duro lavoro necessario a trasformare ogni abitante in cittadino di una realtà che merita amore e tutela”.