BALENE A RISCHIO NEL MEDITERRANEO

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Appello di IFAW E OceanCare su collisioni tra navi e grandi balene. L’unica soluzione è obbligare le imbarcazioni a rallentare. Le due organizzazioni no profit invitano Francia, Italia, Monaco e Spagna a presentare una proposta in questo senso all’IMO, l’organismo internazionale responsabile della navigazione.

Per le balenottere e i capodogli nel Mediterraneo nord occidentale le collisioni con le navi, note come “ship strikes”, sono la principale causa di morte. A differenza di altre aree, in cui ci sono corridoi di navigazione per evitare gli habitat dei cetacei, in questa zona non ci sono spazi protetti. Per eludere gli urti letali rimane quindi solo una scelta: il rallentamento obbligatorio della velocità di crociera delle imbarcazioni.

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Ridurre la velocità per evitare le collisioni – OceanCare e IFAW

Questa è l’indicazione data da OceanCare, organizzazione internazionale per la protezione dell’ambiente marino, e dall’International Fund for Animal Welfare (IFAW), che fra l’altro invitano i governi di Francia, Italia, Monaco e Spagna a presentare all’organismo internazionale responsabile della navigazione, l’International Maritime Organization (IMO), una proposta in questo senso, ma a carattere obbligatorio, perché le misure volontarie là dove sono state adottate non hanno funzionato.

Le acque da Genova a Valencia, compreso il Santuario delle balene Pelagos, i pendii e i canyon, la piattaforma del Golfo del Leone definita come Area Importante per i Mammiferi Marini (IMMA) dai ricercatori e il corridoio di migrazione delle balene tra la terraferma spagnola e le Isole Baleari, dichiarato Area Marina Protetta, rappresentano un habitat critico per le balenottere e i capodogli. Questi cetacei, infatti, sono stati classificati a rischio dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), e la popolazione di balenottere è stata recentemente valutata solo in circa 1800 adulti, la metà rispetto alle stime fatte dai ricercatori fino a venti anni fa.

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Un cetaceo vittima di collisione – OceanCare e IFAW

Le due organizzazioni no profit temono che l’enorme quantità di movimenti di navi, 220.000 l’anno e le velocità di crociera comprese tra i 14 e i 20 nodi per le navi mercantili o addirittura fino a 35 nodi per quelle ad alta velocità, possano portare, in questa zona del Mediterraneo, alla loro totale scomparsa. Dunque, OceanCare e IFAW esortano i governi di Francia, Italia, Monaco e Spagna a presentare all’organismo internazionale responsabile della navigazione, una proposta per ridurre in modo obbligatorio la velocità delle navi. Questi paesi, fra l’altro, hanno già elaborato una proposta da presentare all’IMO, entro la fine di giugno, per dichiarare la regione Area Marina Particolarmente Sensibile (PSSA). La proposta dovrebbe essere discussa in occasione della riunione del Comitato per la protezione dell’ambiente marino (MEPC) a dicembre.

Logo OceanCare

Calcolando una riduzione generale del 10% della velocità delle navi in tutto il mondo affermano le due organizzazioni no profit si potrebbe ottenere una riduzione del 50% del rischio di collisione. Le ricerche dimostrano anche che rallentare la velocità di circa 10 nodi può ridurre significativamente i rischi di collisione mortale. Inoltre, proseguono, la riduzione della velocità farebbe risparmiare carburante all’industria navale e ridurrebbe altri inquinanti, come la CO2 e il rumore subacqueo, con conseguenti benefici multi-ambientali.

Rubrica a cura di Barbara e Cristina Civinini

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