Significati e contesti d’uso nell’Europa dell’antico regime.
Nel pensiero politico i concetti di “autorità” e di “potere” ritornano spesso collegati tra loro, mentre nel discorso comune queste parole sono perlopiù usate come sinonimi. Eppure hanno significati diversi.
Il termine autorità indica il diritto di esercitato da un singolo individuo o da un’istituzione. Tale diritto si manifesta nella possibilità di assumere decisioni di interesse generale, alle quali le persone soggette devono conformarsi. L’obbedienza all’autorità è quindi vincolante e presuppone la facoltà di punire chi non obbedisce. L’autorità può essere legittimata attraverso le leggi, il voto e la volontaria subordinazione di chi è governato a chi governa. In caso contrario, ossia quando non vi sia una legittimazione, l’autorità può degenerare nell’autoritarismo.
Il termine potere è polisemico, ovvero presenta molti significati che variano a seconda dei contesti in cui si usa. Tuttavia nell’ambito in cui questo vocabolo è usato con maggior frequenza è quello politico-sociale. Nel linguaggio comune quando sentiamo parlare di potere, pensiamo immediatamente al potere politico, senza operare distinzioni. In realtà nella società sono molti i soggetti che detengono forme di potere: i partiti politici, che orientano e condizionano la vita collettiva; le imprese (potere economico); i rappresentanti dei lavoratori (potere sindacale);le comunità scientifiche (potere culturale); le chiese (potere religioso). Inoltre, un aspetto specifico delle società contemporanee consiste nella grande influenza sul pensiero, sui valori, sulle. decisioni politiche ed economiche esercitata dai mezzi di comunicazione di massa (potere mediatico).
Nell’età moderna le autorità che esercitavano il massimo potere erano la Chiesa, i sovrani, l’imperatore, i nobili e progressivamente lo Stato. Tra queste fu lo Stato ad aumentare la forza di direzione e di condizionamento della vita collettiva, ossia il suo potere. Acquisì il diritto esclusivo dell’uso della forza con il monopolio della guerra e delle funzioni di polizia nonché il controllo sulle leggi e sulla loro applicazione tramite i giudici e i tribunali. Esercitò inoltre la capacità di intervenire sull’economia, facendo valere il diritto a prelevare le tasse, a investire risorse economiche in opere di interesse generale, a legiferare nei settori della produzione e del commercio.
La progressiva concentrazione di potere nello Stato stimolò il pensiero politico moderno ad analizzare e discutere la questione dell’autorità e del potere. In sostanza gli studiosi si chiesero chi dovesse esercitare l’autorità e che cosa potesse giustificare tale diritto. Si interrogarono, inoltre, sui controlli da introdurre per impedire che l’autorità degenerasse in autoritarismo e che il potere divenisse così forte da portare alla tirannia, ossia al comando illimitato di un solo individuo.
Da L’Idea della Storia