ATTRAVERSO LE DIFFICOLTÀ SI GIUNGE ALLE STELLE

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Elena Botti - psicologa e psicoterapeuta

IN TEMPI DI LOCKDOWN OCCORRE ATTIVARE IL “GENITORE PROTETTIVO” INTERIORE.

di Elena Botti

Non credo ci sia stato in passato un fenomeno talmente vasto e letale da investirci con la violenza di uno tsunami, portando via tutte le nostre certezze.
Possiamo ricordare la peste nel Medioevo, quando si credeva che il contagio avvenisse semplicemente guardandosi, o la peste bubbonica di manzoniana memoria, quando si perseguitavano gli untori, o le terribili epidemie della “spagnola”, del vaiolo all’inizio del secolo scorso, ma nulla a che vedere con le proporzioni mondiali dell’odierna contaminazione e con l’incredibile numero di decessi.

Come ci si sente a vivere quindi in un continuo stato di paura, di precarietà, di solitudine?

Mi viene in mente il poeta Ungaretti che scrive, riferendosi ai soldati al fronte, “..si sta come d’autunno sugli alberi le foglie……”, anche in noi si è insinuata la paura di “cadere” all’improvviso “dall’albero della vita”.
Per proteggerci dal contagio è necessario rispettare le regole che gli esperti ci hanno dettato, prima fra tutte rimanere in casa, condizione totalmente impensabile e lontana dallo stile di vita che conducevamo prima.
Ci sconcerta e ci smarrisce vedere le nostre città deserte, scosse continuamente dalle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia; sentire le note della musica che qualcuno suona dai tetti o vedere sventolare il tricolore dai balconi o sfilare i camion militari che trasportano bare, ci commuove profondamente e ferisce il nostro animo.
Tuttavia questo “fermarsi”, questo interrompere il ritmo frenetico della vita che era una caratteristica comune a tutti, ci induce a riflettere e a comprendere che non avevamo mai tempo per niente, pur “correndo” sempre.

Ora riusciamo a dare il giusto valore a ciò che spesso sfioravamo con uno sguardo distratto e frettoloso. Siamo chiusi in casa e forse apprezziamo i momenti di solitudine, di riflessione, godendo con animo diverso dei rapporti familiari e ci accorgiamo di saper fare cose a cui prima non avevamo mai pensato.Abbiamo trovato in noi stessi un’energia insperata, capace di darci ottimismo e voglia di sopravvivere confidando in un futuro migliore.

Posso dire che siamo diventati anche più accoglienti e generosi nei confronti degli altri?

A quanti episodi di solidarietà abbiamo avuto la fortuna di assistere?
Molti gestori di ristoranti portano cibo tutti i giorni negli ospedali, dove medici, infermieri ed altri operatori lavorano indefessamente, senza contare le ore e sopportando la fatica con la quale convivono da mesi, per salvare vite umane. Tanti volontari portano cibo e medicinali agli anziani che non possono uscire e che spesso vivono soli. Molti medici ed operatori sanitari hanno dato la vita nell’adempimento del loro lavoro.

E tutto in silenzio: “…l’amore è paziente, l’amore è benigno, l’amore non si gonfia, l’amore non si vanta……” (dall’Inno all’amore di San Paolo tratto dalla 1^ lettera ai Corinz). In questa sofferenza comune ci sentiamo tutti più vicini, più uniti, più “amici”, perché condividiamo preoccupazioni e speranze, insomma io credo “negli esseri umani, che hanno coraggio, coraggio di essere umani… e ti ricordo che non siamo soli a combattere questa realtà…” (Marco Mengoni).

Nell’attesa che si torni alla normalità, è necessario darsi delle regole che guidino la vita anche in casa.

Dobbiamo stabilire degli orari fissi per tutte le attività che abbiamo in mente di effettuare e rispettarli rigorosamente; per esempio se abbiamo deciso di leggere dalle dieci alle undici, dovremo farlo sempre in quell’ora. Mantenendo tali impegni, noi attiviamo quello che in psicologia si chiama “genitore protettivo”, che è una parte di noi che consapevolmente si prende cura del nostro stato e delle nostre necessità.

Potremmo anche utilizzare la scrittura per esprimere il nostro pensiero, scrivere ciò che proviamo, le pene, le ansie, le preoccupazioni, ma anche i progetti futuri, le intenzioni e i desideri del dopo coronavirus. Proviamo a incoraggiare anche i bambini a scrivere, a disegnare, a raccontare i propri pensieri. Inventiamo per loro favole, racconti, personaggi nuovi e attraverso metafore, aiutiamoli a capire ciò che succede, a non averne paura e a credere nel futuro.

, ma provando a risolvere i problemi che ci si presenteranno (problem solving). Per tutto il resto: ricette di cucina, esercizi ginnici, libri da leggere, musiche da ascoltare, giochi da fare (vogliamo rivalutare i giochi da tavolo?), etc grazie ai mass media siamo bene informati.
Ci auguriamo che veramente “tutto vada bene”, e che, tornando alla normalità, saremo in grado di apprezzare molto di più quello che ci è mancato.

Coraggio: “…per aspera ad astra…” (…Attraverso le difficoltà si giunge alle stelle…).